“Non ti prendono perchè non hai il fisico!”. Da Albè allo Spezia, la rivincita di Augello
Il terzino protagonista con il suo Spezia, si racconta per gianlucadimarzio.com: “Sono un ragazzo normale. Studio, gioco a freccette e guardo Prison Break. Il sogno? Una partita in Serie A”
Segni particolari: non si sente un calciatore. “I calciatori sono altri”, parola di Tommaso Augello, rivelazione dello Spezia e dell’intera Serie B. “Sono un ragazzo normalissimo”. Cosa faceva prima della nostra chiamata? “Stavo studiando! Vorrei provare a dare almeno due esami. Me ne mancano sette per la laurea in Scienze sociali per la globalizzazione”.
Gioca alla PlayStation, guarda le Serie Tv ed ha una passione inaspettata: “Le freccette! Giocavo spessissimo con mio fratello, è una cosa che mi porto da bambino, anche qui a La Spezia ci gioco in casa”. La PlayStation? “Massimo tre, quattro partite a settimana. Una volta ho giocato con me stesso, ma ero troppo scarso. Meglio Football Manager”. Cosa mi piace fare: “Guardare le Serie Tv: Prison Break! E’ la Serie A delle Serie Tv”. Rapporto con i social: “Ho fatto Instagram un anno fa, non ho neanche 1.000 Follower”.
“I DILETTANTI UNA PALESTRA DI VITA”
Tommaso Augello era uno di quei milioni di bambini, che, quando gli veniva chiesto cosa volesse fare da grande rispondeva così: “Voglio fare il calciatore”. Non ne ero ossessionato, però volevo farcela”. Un percorso non facile per lui. Cresciuto nella scuola calcio del Cimiano, dove è venuto fuori Mattia De Sciglio, e ogni anno il Milan acquistava piccoli talenti, ma mai Tommaso: “Quando ero al Cimiano, molti miei compagni costantemente a fine anno andavano al Milan, mentre a me dicevano sempre “non ti prendono perché non hai il fisico”. Un percorso diverso dagli altri, ma di cui andarne fiero: “Io vengo dal dilettantismo, e i dilettanti insegnano tanto. La testa è la qualità più importante per giocare a calcio, anche più del talento. Quello non basta per giocare con i grandi. Il dilettantismo è stata una palestra di vita”.
Già, perché l’attuale terzino dello Spezia, all’età di 17 anni approda al Pontisola in Serie D, inizialmente per la Juniores Nazionale, poi invece: “Arrivai al Pontisola che ero un ragazzino. Ricordo che mi svegliavo alle sette del mattino, andavo a scuola, veniva a prendermi mio padre, andavo all’allenamento, dopo tornavo a casa e studiavo, se ci penso adesso mi viene da sorridere”. Una vita frenetica per chi dall’oggi al domani si è ritrovato titolare: “Cesana, mi ha lanciato a 17 anni. Ha avuto il coraggio di mettermi dentro. Ricordo che quando mi toglieva dal campo mi abbracciava fortissimo”. Poi il secondo anno la promozione sfiorata con Porrini: “Lui era uno di ‘polso’. E’ stato il primo a farmi fare il terzino, io giocavo mezz’ala solitamente, e ricordo che a fine partita mi disse: “avrei potuto farti giocare prima terzino”. L’allenatore a cui è rimasto più legato? Del Prato: “Era molto sereno e mi trasmetteva tanta tranquillità”. Del Prato che fu autore di una profezia: “Tommy tu con questa categoria non c’entri nulla, devi andare assolutamente tra i professionisti”.
“CESARE ALBE’ MI HA FATTO CAPIRE LA SEMPLICITA’ DEL CALCIO”
Professionisti che arrivano con il passaggio alla Giana Erminio, un trasferimento posticipato: “Quando andai via dal Cimiano, mi voleva la Giana. Cesare Albè mi seguiva da tempo, ed io gli diedi la mia parola. Loro però erano in Promozione, e di fronte all’offerta del Pontisola, lo stesso Albè mi disse “vai sono due categoria in più di noi”. Tre anni dopo il mondo si capovolse: “La Giana era appena salita in Serie C, ed io pensavo di meritare una chance tra i professionisti. Così ci siamo rivisti, ed Albè non aveva cambiato idea su di me”. Una trattativa di cui i suoi nuovi compagni erano già a conoscenza: “Quando andai in spogliatoio i ragazzi scherzavano “finalmente Augello così il mister la smette di parlarci di lui”. Una carriera, la sua, marchiata a fuoco nel nome di Cesare Albè: “Ha totalmente cambiato il mio modo di pensare, e smontato tutte le mie idee con cui ero cresciuto”.
Un allenatore 2.0 capace di fare cose incredibili: “E’ una persona umanamente di un altro livello. Per lui non esisteva il ritiro. I suoi calciatori dovevano stare con la famiglia, era fondamentale per lui che stessimo con i nostri cari”. Allenatore o compagno di squadra? Ecco cosa ci racconta Augello: “Quando eravamo in pullman lui si sedeva con noi. Mi ha fatto capire la semplicità del calcio. Tante cose sono superflue e non hanno nulla a che vedere con quello che poi accade in campo”. Un allenatore che basava tutto sul dialogo: “Dovevamo trovarci bene insieme, altrimenti i risultati non arrivavano. Avevamo lo spogliatoio diviso da quello dell’allenatore ovviamente, e lui ci diceva sempre che avremmo dovuto buttare giù quel muro e stare insieme. Il confronto per lui è la cosa più importante, e non una debolezza, ma un suo punto di forza. Chiedeva a noi consigli su quale potesse essere il bene della squadra. E’ una persona speciale”. Ricordi particolari? “Quando vincemmo 4-3 in rimonta con la Viterbese mi ha abbracciato fortissimo come fossi un figlio. Quando sono andato via, ho dovuto convincerlo per venirmi a salutare, mi ha detto “azzera tutto ora è una nuova esperienza per te e non aver paura. Tu puoi farcela”.
“ANDARE VIA SAREBBE STATO UN ERRORE, VOGLIO DARE TANTO ALLO SPEZIA”
Arriva lo Spezia. Un tira e molla che ha tenuto Augello sulle spine: “Il direttore Andrissi, parlò con il mio procuratore, dicendomi che se Migliore fosse andato in A, avrebbero preso me. Migliore rimase allo Spezia, ma Andrissi mi volle lo stesso”. Ancora Albè protagonista: “Ormai con lo Spezia era tutto fatto, dovevo giocare l’ultima amichevole con la Giana contro l’Atalanta. Albè prima della partita disse “tranquilli che Augello al 99% resta con noi” era il suo modo di fare davvero unico”. Un primo anno in Liguria, in cui non sono mancati i momenti di incertezza: “Nel mercato invernale, ebbi il pensiero di voler tornare a giocare in Serie C. Non perché non mi sentivo all’altezza, ma facendo così poche presenze, pensai, di rimettermi in gioco”. Ma … “Andrissi, si arrabbiò tantissimo, quando gli dissi questa cosa. Disse che lui non aveva preso questo tipo di calciatori, che stavo migliorando e le somme si sarebbero tirate a fine anno. Devo ringraziarlo, perché andare via sarebbe stato un errore tremendo”.
Quest’anno Tommaso Augello, grazie alla fiducia di Pasquale Marino e alle prestazioni si è ritagliato un ruolo da protagonista in questa Serie B: “Quest’anno sto avendo la possibilità di giocare con continuità. Penso che se sto bene fisicamente posso dimostrare ancora tanto. Le aspettative si sono alzate e voglio continuare con queste prestazioni”. Marino? E’ un allenatore molto pacato che pretende tanto da noi. Mi ha dato tanta fiducia. Ha anche dichiarato di non aspettarsi un impatto così forte da qualche suo giocatore tra cui io”. Nello staff delll’ex Frosinone c’è anche Totò Di Natale: “Spesso mi parla, mi fa capire tante cose, con espressioni che è meglio non ripetere”. L’obiettivo? “Dobbiamo migliorare in trasferta, abbiamo una squadra forte, possiamo fare bene”.
Ancora Cesare Albè protagonista. Il suo ex allenatore, infatti, ha dichiarato: “Ho chiamato Galliani, neanche il Milan ha un terzino come Augello”. Ma il diretto interessato cosa ne pensa: “Tre anni fa incontrai Galliani in centro a Milano e gli chiesi una foto, questo penso. Quelli del Milan, dell’Inter sono calciatori, non io. Quello che ha detto Albè mi rende orgoglioso, ma mi fa anche sorridere”. E quindi qual è il sogno di Tommaso? “Quando ero in D, era di fare una partita in C, e quando ero in C di farla in B. Ora quindi vi dico che sarebbe fare una partita in serie A”.
Parola di Tommaso Augello, ma non ditegli che questi sì che sono sogni da calciatore vero.
A cura di Francesco Falzarano