Forse nonno Willy e papà Lars non battevano le punizioni come lui ma in casa Schone il calcio è sempre stato un affare di famiglia. Dalla Danimarca all'Olanda con il giusto furore, perché chi lo conosce lontano dal campo non ha dubbi nel definirlo uno a cui non piacciono troppo i riflettori, moderato, gentile, leale soprattutto.
Lasse Schone è tipo da fidanzamento lungo. Per i 10 anni insieme alla sua Marije prima di sposarsi nel 2015 e soprattutto per le 7 stagioni all'Ajax durante le quali è riuscito a diventare lo straniero con più presenze in assoluto nel club, superando il connazionale Søren Lerby.
Un 'danese olandese' arrivato nei Paesi Bassi nel 2002, nelle giovanili dell'Heerenveen, passato al De Graafschap e poi al NEC Nijmegen prima di diventare un lanciere. Un paese che l'ha praticamente adottato e che adesso lascia, direzione Serie A, Genoa. Contratto di due anni con opzione per il terzo per portare, nel campionato italiano e all'ombra della Lanterna, esperienza, classe e qualche colpo dei suoi da calcio piazzato.
Garanzia e sentenza insieme, su punizione. Basti pensare che tra il 2009 ed oggi è il quarto giocatore in Europa ad aver segnato di più in queste situazioni dopo Messi, Ronaldo e Pjanic.
Cardine del centrocampo dell'Ajax, mezzala all'occorrenza, terzino per emergenza, assistman anche. Ne sa qualcosa De Ligt, che ritroverà da avversario in Serie A come gli altri ex compagni Milik e Kluivert; ricordi di Champions, della sfida alla Juventus, della semifinale contro il Tottenham, tra gli altri.
Uno dei più maturi (classe '86) tra i ragazzini terribili di ten Hag. Ma Schone lo è stato per davvero iper attivo. Nei racconti di mamma Tina è così, tipetto che doveva fare sempre qualcosa, sospeso da scuola per due giorni per aver lanciato palle di neve (già!). Tornava a casa e metteva sul pavimento pentole e padelle per giocarci. 'Sarà un cuoco!'. Invece no, perché la ricetta perfetta l'ha trovata su un campo d'erba e con un pallone tra i piedi.
Credit: ajaxshowtime.com
Anche col joystik in mano, alla Play con e contro Kasper, l'amico di sempre diventato poi anche suo testimone di nozze. Fratello maggiore di Simon, leale e quasi paterno, tanto da prendersi la colpa per qualcosa che non aveva commesso pur di proteggerlo. La verità poi saltò fuori 7 anni dopo.
Affidabile, non solo dentro il campo. Con gli anni sono aumentati i tatuaggi, i capelli li ha accorciati lasciando quello stile un po' Beckham. La perseveranza invece è una qualità che non l'ha mai abbandonato, da quando ha impiegato mesi per conquistare Marije e ancora prima quando a 4 anni aveva già le idee chiare e più in là mise per iscritto in un tema la sua voglia e il suo sogno di diventare calciatore.
Il giardino di casa e la palla regalata dal papà sono diventati un campo e un pallone d'allenamento; un gioco poi una professione. Come e meglio del padre, figura fondamentale per non farlo abbattere quando i primissimi tempi all'Heerenveen la nostalgia di casa si faceva sentire e dopo una chiamata terminata in lacrime fu proprio papà Lars a mettersi in macchina e arrivare da lui in Olanda. Un fine settimana insieme, le parole giuste e una storia col calcio - anche se lontano da casa - che è proseguita.
Senza mai lasciare l'Olanda dal 2002. Finora.
E chissà se durante quel viaggio in Italia con la moglie nel 2016, Schone ha buttato la famosa monetina nella Fontana di Trevi con la speranza di tornare. Non più in vacanza però. E non più nella capitale ma più a nord. In quella Genova che presto lo accoglierà, come un tassello pregiato di un Ajax che sta ormai cambiando fisionomia, finalmente portato a casa dopo due mesi di trattativa.