Torna il campionato e la Lazio ospita il Sassuolo. All'Olimpico, sabato 2 aprile alle 18, i biancocelesti vorranno vendicare la sconfitta nel derby contro la Roma, nell'ultimo turno prima della sosta per le nazionali.
Maurizio Sarri ha presentato la gara contro i neroverdi in conferenza, ma ha glissato le voci sul futuro: "Vedremo. Per ora il mio futuro è il Sassuolo. Abbiamo professionisti che ci daranno il 100% fino alla fine della stagione".
Lazio, Sarri: "Ora orgoglio e reazione"
Prima della sfida contro il Sassuolo, però, l'allenatore biancoceleste ha commentato il derby perso: "Abbiamo fatto una partita inspiegabile contro la Roma, non tanto nel risultato ma per l’atteggiamento. Si può perdere ma con un altro tipo di reazione. Sono arrabbiatissimo con i giocatori e anche con me stesso. Avevo avuto la sensazione che la carica emotiva non era quella giusta. Ho cercato di intervenire ma non l’ho fatto in maniera giusta. Ora orgoglio e reazione e senza pensare ad altre storie”.
Oltre alla sconfitta, Maurizio Sarri ha commentato anche il blackout della sua squadra: "Ultimamente la squadra non dava più segnali di questo tipo, ci siamo capitati nella domenica meno opportuna. Dobbiamo evitare che ricapiti una cosa del genere".
"Immobile sta diventando il capro espiatorio dell'Italia"
L'allenatore della Lazio si è poi soffermato sui singoli e in particolar modo su Ciro Immobile: "Ci ho parlato e gli ho detto quello che penso: sta diventando il caprio espiatorio dell'Italia e sa benissimo cosa c’è dietro. Io al suo posto saprei cosa fare, ora vediamo cosa deciderà lui. Il suo futuro in Nazionale? Inutile che ti dica quello che penso, conta quella di Ciro. Immobile comunque in questo ambiente lo vedo subito partecipativo, reattivo: non sono preoccupato per il rendimento con la Lazio".
E infine sull'eliminazione della Nazionale: "Le nazionali non rappresentano più un movimento del Paese. Si fanno discorsi di massimi sistemi, ho sentito sparare cavolate mostruose sui problemi del calcio italiano in questa settimana. Qui stiamo 30-35 anni indietro, ma nessuno parla di strutture. Quando io parlo dei terreni di gioco, mi dicono che mi lamento. Abbiamo pagato questa mancata cura di tutti i particolari", ha concluso Sarri.