Otto anni più tardi il Maradona non è azzurro ma biancoceleste. A decidere la gara tra Napoli e Lazio ci ha pensato uno che il bianco e il celeste li conosce bene: Matias Vecino è l’uomo della verità, il calciatore che sa sorprendere quando serve. E a Fuorigrotta stasera ha lasciato il segno: palla vagante, destro al volo di quelli che da lui proprio non ti aspetti, parabola impazzita che bacia il palo alla destra di Meret e va in porta. Facendo crollare lo stadio.
Sì, perché al Maradona quest’anno nessuno era riuscito a fare risultato pieno e la Lazio dell’ex Sarri ci è riuscita. Vecino, proprio l’uomo che aveva portato a Spalletti il sorriso più bello ai tempi dell’Inter ora ha rovinato - almeno un poco - la lunga corsa scudetto del suo Napoli.
Lazio, primo successo al "Maradona" per Sarri dopo l'addio al Napoli
Per Sarri, però, è la vittoria più dolce: da ex, aveva lasciato qui il segno, un segno che la squadra di Spalletti ha provato a cancellare, ma senza successo stavolta. Partita ordinata dei suoi, che non lasciano spazio al cannibale Osimhen o all’estro di Kvaratskhelia. E per la prima volta torna a sorridere a Napoli, dove non aveva mai vinto da quando era andato via nell’estate del 2018: qui erano arrivati i suoi 91 punti, utili a fare la storia ma inutili per lo scudetto.
Quello scudetto che stasera il Napoli insegue ma che il toscano ha allontanato almeno un po’. “Partite così ti aiutano a fare bella figura, perché anche l’avversario gioca e ti fa giocare” ha detto poi Sarri in conferenza dopo la partita. Una vittoria importante “…ma che vale tre punti come le altre. Credo di aver lasciato il segno qui nonostante il finale, non avevo rivincite da prendermi”.