“Macte Animo” significa coraggio, virtù che i padri fondatori della Salernitana avrebbero voluto nei rappresentanti in campo e fuori. Così è stato, sia da parte dei tifosi sia dai protagonisti della cavalcata verso la salvezza. Un popolo guidato dal condottiero Nicola, che ha saputo far rinascere la squadra, compattare il gruppo e portarla verso il trionfo. Un traguardo raggiunto grazie anche a chi ci mette il cuore e la passione.
L’Arechi si è riempito di cori, gioia, voglia di vivere in simbiosi con la Salernitana, fino all’ultimo atto quello contro l’Udinese, anche andando oltre il consentito nel secondo tempo. Non è arrivata la vittoria, ma la salvezza sì ed era la cosa più importante.
Code e cori interminabili. Tutti presenti con oltre tre ore di anticipo. Maglie con giocatori del passato, bambini con il nome di Ribery sulla schiena e famiglie intere a vivere queste emozioni. Un senso di appartenenza tale da occupare la Curva Nord (quella dei tifosi ospiti), aperta necessariamente per questa partita.
Sulle note del Maestro Morricone
“C’era una volta a Salerno”, si legge nella bellissima coreografia della Curva, sulle note del Maestro Morricone. Un disegno cinematografico per una stagione da film. L’Arechi si è riempito di emozioni. Non è mancato qualche momento caldo, con un fumogeno lanciato in campo dopo il gol del 0-3, con il guardalinee costretto ad abbandonare momentaneamente la sua posizione. Sentimenti contrastanti durante i 90 minuti, con anche qualche minuto di silenzio, per ricaricare la voce dopo i colpi incassati. Tutti i tifosi si sono resi protagonisti, nessuno si è tirato indietro.
I fumogeni in campo ed il fuoco in Curva
Dopo il gol del 0-4 di Pereyra, Orsato è stato costretto ad interrompere per qualche secondo la partita a causa di una serie di fumogeni buttati nei pressi della curva, che hanno causato anche una fiamma e qualche momento di tensione. L’esultanza provocatoria dell’argentino ha fatto esplodere la rabbia dei granata, che sono andati oltre il consentito. Ma dopo la rabbia, è arrivata la festa. Un sospiro di sollievo enorme, quasi insperato. Fatti coraggio, appunto.