La palestra “Physi-kal Fitness” a Cambridge è ancora chiusa. In Inghilterra non riapriranno ancora per un po’. “Faccio lezione online. Personal trainer a distanza, l’unica cosa che posso fare adesso”. Roy Essandoh è un ex calciatore, ha 44 anni e ci risponde su Zoom. Da lì oggi allena persone di ogni età.
“Qualcuno di loro conosce la mia favola, altri no. Non sono il tipo che tiene ritagli di giornale o foto di quel 10 marzo 2001”.
Una favola nata al televideo: "Non avevo mai giocato in FA Cup"
In Inghilterra, ogni 10 marzo, si festeggia il “Roy Essandoh day”: il giorno in cui uno sconosciuto attaccante, comprato all’ultimo momento grazie a un annuncio sul televideo, spedì il Wycombe Wanderers – club di quarta serie – in semifinale di FA Cup. Eliminando il Leicester, all’epoca sesto in Premier, con un gol al 92’.
Apice di un sogno iniziato dieci giorni prima, sul divano della sua casa a Northampton, 38 miglia da Filbert Street, vecchio stadio di Leicester. “Ero disoccupato e aspettavo una chiamata. Venivo da due stagioni in Finlandia al Vaasan Palloseura. Lì il campionato era finito e volevo chiudere la stagione nelle serie minori inglesi”. Il telefono finalmente suonò. “Era il mio agente. Disse che aveva letto un annuncio curioso sul televideo della BBC (si chiamava Ceefax e non esiste più dal 2012, ndr). Il Wycombe cercava un attaccante: si erano infortunati tutti i giocatori offensivi e serviva qualcuno senza presenze stagionali in FA Cup. Il mio procuratore chiamò l’allenatore e gli disse di provarmi. Il mattino successivo ero a Wycombe per il provino”.
Prima di lui, il Wycombe provò a prendere Vialli
Il manager di quella squadra era Lowry Sanchez, già in passato inatteso eroe di FA Cup. Nel 1988, col suo Wimbledon, scioccò il mondo segnando il gol decisivo in finale a Wembley contro il Liverpool. Il più improbabile dei trionfi. Nel 2001 Sanchez sognava un bis ancora più incredibile. Prima di mettere l’annuncio su Ceefax, aveva sondato l’ex Arsenal Ian Wright prendendo un secco rifiuto. Poi aveva provato a convincere Gianluca Vialli a tornare in campo dopo l’esonero al Chelsea.
Senza successo, forse anche perché a Leicester il suo ex gemello alla Samp, Roberto Mancini, aveva appena lasciato la squadra dopo solo un mese in Premier. Derby sfumato e allora spazio a questo sconosciuto del ’76, nato da padre ghanese e mamma nord irlandese. “Sanchez mi spiegò la situazione e dopo il primo giorno mi offrì un contratto di due settimane. Nel caso lo avessi convinto, sarei rimasto tutta la stagione”. A lottare per non retrocedere nei dilettanti, perché in League Two il Wycombe non se la passava affatto bene. “Feci due spezzoni contro Port Vale e Reading. Niente di che, ma almeno dimostrai che potevo stare in campo”. Una sconfitta e un pareggio, zero gol di Roy e qualche buona sponda. Sufficiente per portarlo a Leicester.
10 marzo 2001: il giorno del miracolo di Leicester
“I bambini della mia generazione sono cresciuti guardando la FA Cup. Sognando di giocare a Wembley o anche solo di segnare un gol in un grande stadio. Stavo per vivere quel momento”.
10 marzo 2001, Leicester: 20mila tifosi delle Foxes a tifare Golia contro Davide. Ancora non sanno che, in uno stadio costruito 200 metri più avanti, diventeranno immortali nel ruolo di Davide. Succederà 15 anni dopo, con un allenatore italiano che in quel 2001 ha da poco preso il posto di Vialli al Chelsea.
Quel giorno intanto sono pronti a fare a pezzi il piccolo Wycombe e il bomber preso dal televideo, che all’inizio parte dalla panchina. “La differenza era enorme, ma la storia della FA Cup insegnava a credere nei miracoli”. Dopo aver chiuso pari il primo tempo, a inizio ripresa succede l’impensabile: cross in area del Leicester e deviazione vincente del compianto Paul McCarthy, difensore quasi omonimo del numero due dei Beatles. Wycombe in vantaggio, Roy esulta dalla panchina. Per poco, perché qualche minuto dopo Muzzy Izet pareggia per il Leicester. “A quel punto l’obiettivo era arrivare al replay e giocarcela in casa. Mantenere il pareggio era già un’impresa”. E per farlo, Sanchez decide di affidarsi proprio a Roy Essandoh, che al 75’ fa il suo esordio in FA Cup.
Tre minuti dopo il suo allenatore viene cacciato per proteste. La storia la vedrà da un piccolo televisore nei corridoi dello stadio. Perché al 91’, ecco la scena da Hollywood. Una sequenza che “continuo a rivedere alla moviola nella mia mente: traversone che scavalca l’area, sponda di un mio compagno, prendo il tempo sul difensore, salto al momento giusto e quando colpisco il pallone di testa capisco subito che l’incredibile è successo. Poi solo rumore e felicità”.
Essandoh ride rivedendo quelle immagini. Corre verso compagni di cui non conosce bene i nomi, poi si butta fra le braccia di tifosi che forse non sanno il suo. L’arbitro fischia la fine, Roy festeggia sul campo e corre negli spogliatoi. “Ricordo di aver chiamato mio fratello, mia mamma e i miei amici dell’high school. Erano tutti davanti alla tv. Mio padre invece era in Ghana, a lavorare in ospedale. Era tutto così surreale”.
Il contratto e zero gol: "Mai tornato a Wycombe"
Quel gol gli valse l’estensione di contratto fino a fine stagione. Non segnò più, neanche una volta. In semifinale contro il Liverpool, il Wycombe perse 2-1, con onore. Roy giocò gli ultimi venti minuti e l’unico trofeo fu la maglia di Sami Hyypiä, difensore finlandese del Liverpool. “Prima della partita venne a chiedermi del mio passato nel suo Paese. Tengo quella maglia incorniciata a casa di mamma, a Belfast”.
Il Wycombe alla fine riuscì a salvarsi, anche senza le sue reti. In ogni caso quel gol di Leicester valse circa mezzo milione di sterline. A lui, come ai compagni, toccarono solo briciole. “Il bonus per il passaggio del turno era sui 1000 pound, nessuno credeva a quell’impresa”. A fine stagione se ne andò, senza rimpianti, ma lasciando una traccia mai dimenticata. “Non sono mai tornato a Wycombe. Avrei dovuto farlo questo giugno per una partita di beneficienza, peccato. Spero che ci sia un’altra occasione”.
Nella sua carriera non ci furono altri 10 marzo. Tante squadre cambiate a livello dilettantistico, poi la scelta di aprire una palestra e il ritiro. Ma quel gol è ancora un’icona, “perché è la dimostrazione che tutti possono realizzare il loro sogno. Serve crederci sempre e farsi trovare pronti”.
Perché in fondo tutti sogniamo di vivere un attimo come Roy Essandoh, il centravanti che - grazie al televideo - si alzò dal divano e sfiorò Wembley.