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Data: 29/03/2016 -

Ronaldo, Recoba, Simeone. Gigi Simoni sfoglia l'album nerazzurro: "Vi racconto la mia Inter. E quel trionfo a Parigi..."

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Il tono è sincero: orgoglio, un pizzico di nostalgia. Il passato tinto di nerazzurro è il ricordo che custodisce con più gelosia nel suo cuore, tra grandi campioni, vittorie e qualche rimpianto. Gigi Simoni un fiume in piena, in esclusiva su gianlucadimarzio.com. Subito un grazie datato agosto 1997. “Alla prima di campionato Recoba fece due gol al Brescia, evitando il mio esonero. Perdevamo 1-0 a 20’ dalla fine e se non avessimo rimontato... il mio licenziamento sarebbe stato immediato. Recoba andava preso per quello che era: un talento infinito con una limitata dedizione al lavoro e all’ordine in campo. Per questo motivo la sua carriera è stata grande solo in Nazionale e giocando nella sua terra: fuori dal suo Paese ha fatto fatica”. L’altro grazie di Simoni arriva quasi di conseguenza, la voce dell’attuale presidente della Cremonese si fa più dolce che mai. Un nome: Ronaldo, autore di 25 goal in 34 giornate con lui in panchina. “Penso di essere stato un privilegiato. Ho avuto la fortuna di conoscere e allenare il più grande. Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto di amicizia: per me Ronaldo è il centravanti della storia del calcio. E la mia Inter giocava in contropiede con l’obiettivo servirlo il più rapidamente possibile”. Ringraziamenti in testa ma l’album di casa Inter è bello spesso, tutto da sfogliare. “Simeone è stato un altro che io ho allenato…” mi ricorda.  E poi svela: “S’interessava di tutto quello che facevo e mi raccontava tutto quello che aveva già imparato dai suoi allenatori precedenti. Da giocatore era di un’altra categoria: un allenatore in potenza. Una volta decisi di lasciarlo fuori, dovevamo giocare una partita di Coppa UEFA in Francia. La sera della vigilia gli parlai per motivare l’esclusione e lui mi disse che non dovevo dirgli proprio niente, che lui era solo un giocatore e rispettava le mie scelte. Credo che oggi pretenda lo stesso dai suoi giocatori”. Da un Cholo oggi leader e simbolo dell’Atletico Madrid a… “Paulo Sousa!”. Al tempo non ancora trentenne e con la maglietta dell’Inter addosso, attualmente allenatore della Fiorentina. Simoni ci svela: “Sono molto contento che Sousa stia facendo bene con la Fiorentina. Da giocatore forse l’ho trattato male. Non l’ho fatto giocare spesso perché avevo già grandi dei centrocampisti: Simeone, Winter, Zanetti e Djorkaeff. Sousa era un buonissimo giocatore, ma aveva molta concorrenza davanti, a me servivano giocatori più veloci di lui per servire subito Ronaldo. Fu solo molto sfortunato con me”.

Ex giocatori e aneddoti che scivolano via, piacevoli. Ma pure qualche sassolino scomodo che fa ancora male: uno scudetto mancato davvero per un soffio, contro la Juventus. “Abbiamo perso quel campionato perché non ce lo siamo potuti giocare. Con un pareggio contro la Juve avremmo mantenuto un punto di svantaggio in classifica. La Juve di Lippi aveva Zidane, Del Piero e Inzaghi, ma la mia Inter non era da meno. Noi non avevamo solo Ronaldo. C’erano Pagliuca, Bergomi, Winter, Djorkaeff, Zanetti: eravamo pieni zeppi di campioni. L’episodio del rigore Ronaldo-Iuliano fu un’ingiustizia enorme: io e Ronny ci beccammo pure due giornate di squalifica per aver protestato. Sono passati quasi vent’anni da quel pomeriggio eppure la gente che incontro mi ricorda quel rigore… pure i giornali lo ritirano in ballo quando devono parlare di qualche rigore clamorosamente non dato! Credo che all’epoca gli arbitri provassero sudditanza nei confronti di alcune squadre, ma non posso sapere se fossero in buona o mala fede. Giocammo quel campionato sempre davanti, per quell’episodio ci ritrovammo dietro”. Quell’episodio rischiò di mandare in frantumi pure l’amicizia con Marcello Lippi: “All’inizio degli anni ’70 giocavamo entrambi a Genova, eravamo amici fraterni. Lui era il capitano della Sampdoria, io del Genoa. Mangiavamo spesso assieme la sera nei ristoranti della zona. Quel giorno a Torino ci siamo beccati perché lui aveva detto qualcosa che non mi era piaciuto. Lippi sosteneva che la Juventus aveva fatto una grande partita meritando di vincere: io non ero d’accordo. Il nostro rapporto comunque non è stato rovinato da quell’episodio. Siamo amici, tutt'ora”.

Amarezze, trionfi. Successi che resteranno nella storia dell’Inter per sempre come… “Fu splendido vincere quella Coppa UEFA contro la Lazio, a Parigi. Ricordo il gol di Zamorano su lancio di Simeone dopo appena 4’ di gioco. Poi nel secondo tempo la sassata di Zanetti su assist di Zamorano e infine il terzo goal di Ronaldo che segnò per conto suo, saltando il portiere Marchegiani. Fu bellissimo”.

Ma ciò non bastò a guadagnarsi la riconferma per un’altra intera stagione sulla panchina interista. A fine novembre 1998 Gigi Simoni fu esonerato, dopo 11 giornate di campionato e la bella vittoria ottenuta in Champions League a San Siro per 3-1 sul Real Madrid: “Nella gara di andata in Spagna avevo lasciato fuori Baggio, preferendogli Milanese per una questione tattica. La cosa fece scalpore. Perdemmo 2-0 e la stampa mi fece nero per quella scelta. Evidentemente anche al mio presidente non deve essere andata giù”. Ma nonostante quell’esonero il rapporto tra Simoni e Massimo Moratti non è cambiato e mai cambierà: “Ci telefoniamo spesso. Tutti gli anni mi manda il regalo di Natale e mi invita spesso quando c’è qualcosa da festeggiare. Io non ho portato rancore per quel momento in cui ha pensato di cambiarmi. Aveva apprezzato comunque il mio lavoro per un anno e mezzo. Io stimavo Moratti perché era sinceramente appassionato alla sua squadra. Il suo amore per l’Inter a volte gli ha fatto fare qualche errore. Recentemente mi ha spiegato perché ha deciso di cedere la società: cercava un acquirente che avesse nuovo entusiasmo e risorse. Mi ha detto anche di essere ancora giovane, che eventualmente sarebbe anche potuto ritornare sui suoi passi. Poi invece ha mollato davvero”.

Passano gli anni e Simoni ora si ritrova dietro la scrivania della Cremonese, troppe emozioni a bordo campo. Impossibile gestirle tutte. Ma lasciare il mondo del calcio proprio no, mai. “Faccio fatica a distaccarmi, mi ha dato tanto. Ho avuto una carriera meravigliosa. Non ho rimpianti”. Solo ricordi bellissimi da custodire con gelosia. E raccontare con tono sincero ma sempre educato. Perché Simoni è così, anche a distanza di anni. 

di Simone Lo Giudice



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