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Romeo Anconetani nel ricordo del nipote: “Innovatore e un ‘babbo’ per tutti”

Novantotto anni fa nasceva Romeo Anconetani, ‘Presidentissimo’ del Pisa. L’anniversario nel racconto del nipote Matteo.

“Se il ricordo è ancora così fresco vuol dire che qualcosa di importante è stato fatto davvero”. Romeo Anconetani nella sua vita è stato tante cose: un designer, un giornalista, un mediatore e un vescovo mancato. Ma soprattutto, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, è stato il ‘Presidentissimo’ del Pisa dei Miracoli, una provincia capace di vivere un sogno grazie a quattro promozioni in A e due Mitropa Cup: “E la storia sarebbe potuta cambiare se l’anno prima di arrivare a Pisa la Lucchese fosse andata in Serie B vincendo lo spareggio di Ferrara”.


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Un uomo d’altri tempi, con i suoi difetti, le sue intuizioni, i riti col sale e i suoi pellegrinaggi. Uno di quelli che nel nostro calcio non si vedono più, padrone ma soprattutto padre: “Era un babbo per tutti, anche chi ha avuto scontri con lui oggi ne parla ancora bene”. A raccontarlo è Matteo Anconetani, nipote e imprenditore nella sua Pisa: “Ho un locale con le foto di mio nonno all’entrata. Chiunque arriva, anche chi non ha niente a che fare con la città, mi domanda il perché. Era apprezzato in tutta Italia, ha lasciato un’impronta dappertutto”.

E non è un caso che il 27 ottobre 2020, 98esimo anniversario della sua nascita, i messaggi di auguri siano stati tantissimi: “La storia non si cancella. La gente non lo ha dimenticato, restando anche nella mente di chi non ha potuto vivere quel calcio”.

Rivoluzionario

Triestino ma toscano d’adozione, dopo la scomparsa nel 1999 a Romeo Anconetani è intitolato anche lo stadio di Pisa. È stato un pioniere del calcio, soprattutto dei futuri procuratori. Lo chiamavano “Signor 5%”, in onore della percentuale pretesa in ogni affare a cui partecipava da consulente esterno. Non fu l’unica novità: “Era avanti anni luce rispetto a tutti, anche a grandi società con un budget più grande. Quando il Pisa viaggiava in aereo privato, la Juventus lo faceva con quello di linea. Ha anticipato l’importanza a livello economico delle televisioni. Tutti i martedì sera aveva anche la sua trasmissione personale: ‘Parliamo con Romeo’ dove interagiva con i tifosi. Per loro, ai tempi del Prato, ha ideato anche le trasferte con i treni speciali”.


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Talmente visionario da risultare folle. Come quando propose la fusione tra due province che non si possono vedere come Pisa e Livorno per creare il «Pisorno»: “Fu una delle poche cose che non andò in porto, ma ci aveva visto giusto anche lì. Per competere in vista di grandi risultati dovevano unirsi due città del genere. E vista la situazione attuale, forse un’idea tanto stupida non era. Con un bacino così grande si sarebbero potuti vivere momenti ancora più importanti”.

Come un babbo

Tantissimi i giocatori scoperti, come l’olandese di ferro Kieft, Larsen, Diego Pablo Simeone e Carlos Dunga. Senza Internet tutti raccolti in un database cartaceo conservato in un cassetto (il racconto in ‘Grand Hotel Calciomercato’): “I ragazzi che hanno giocato a Pisa lo ricordano in modo pazzesco, per lui ogni giocatore era come un figlio. Anche Bobo Vieri, qualche settimana fa, si è detto molto dispiaciuto di non aver fatto bene a Pisa. Mio nonno aveva creduto tanto in lui, acquistandolo per centrare la promozione”.


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Tantissimi lo scorso anno erano presenti per il ventennale della morte. Matteo, che ha anche dato vita a un’associazione benefica intitolata alla memoria del nonno, fu il promotore della serata al teatro Verdi di Pisa: “Dunga, pur di esserci, ha preso un aereo dal Brasile. Tutti mi hanno chiesto di organizzare altri eventi, li ha fatti innamorare del Pisa. I giocatori erano la sua famiglia, quasi più di noi. Nessuno doveva toccarglieli, poi al massimo ci pensava lui a massacrarli (ride, ndr)”.

Gli scontri non sono mancati: 22 allenatori in 16 anni. «Nel 1990, l’amore tra lui e Zibi Boniek nasce alle nove e mezza del 19 settembre e finisce a mezzanotte e mezza del 20. Roba da Guinness», viene raccontato sempre in 'Grand Hotel Calciomercato': Ma quando si accorgeva di aver sbagliato trovava sempre il modo di essere lui il primo a tendere la mano. Era una persona troppo intelligente e lo ha dimostrato con quel sogno così bello portato avanti per tanti anni. Peccato per come sia stato interrotto, come tutti i grandi personaggi era un po’ scomodo”.

Matteo ha un solo rammarico: “Avrei voluto vederlo all’opera in questo calcio così diverso. Si sarebbe adeguato e forse avrebbe portato qualcosa di ancora più nuovo. Con i mezzi economici a disposizione oggi, anche a Pisa, sono sicuro si sarebbe divertito ancora di più”.