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Roma, l’addio di Totti: “Lascio ma non è colpa mia. Escluso da tutto”

Dopo 30 anni di amore, Totti lascia la Roma: “Meglio morire piuttosto che vivere un giorno così. Baldini? Zero rapporti, uno dei due doveva andare via. Presidenti, dirigenti e giocatori passano, ma le bandiere restano. Allenatore? L’unico che ho chiamato è stato Conte”. Infine l’addio di De Rossi e il suo futuro

Un evento storico, quasi epocale. Francesco Totti dirà addio alla Roma e lo farà dopo una vita da calciatore giallorosso e due anni da dirigente. L'ex capitano ha parlato dal Salone d'Onore del CONI. Una conferenza che nessuno si è voluto perdere, come dimostrano i 250 giornalisti accreditati (comprese testate estere) e gli oltre 100 fotografi. Presenti anche Candelà, Tonetto, Aquilani e tutta la famiglia. Nessun esponente della società 


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Ecco le sue dichiarazioni in tempo reale:

"Innanzittutto vorrei ringraziare Malagò per avermi concesso la possibilità di parlare in questa splendida sede. Speravo che questo giorno non arrivasse mai. Invece è arrivato e per me è molto brutto. Viste le condizioni, credo che lasciare la Roma sia la decisione più giusta. Non ho avuto mai la possibilità operativa di poter lavorare sull'area tecnica con il club. E' una decisione maturata dopo tanti mesi di riflessione. Ma è quella più giusta, perché davanti a tutti ci deve essere sempre e solo la Roma. Non ci devono essere le fazioni pro Totti, pro Pallotta o pro Baldini. Bisogna solo amare questi colori. I presidenti, i giocatori e i dirigenti passano, le bandiere restano. Questa decisione non è stata colpa mia"

Se si è mai pentito di aver fatto il dirigente: "No, perché la Roma è la mia seconda casa. Anzi, forse la prima perché ho passato più tempo a Trigoria che con la mia famiglia. Per me è stata una scelta difficilissima, perché ho sempre provato a portare in alto la Roma"

Sui colpevoli della sua decisione: "Non ho mai avuto la possibilità di esprimermi, mi hanno sempre escluso dal progetto tecnico. Il primo anno può accadere, ma già nel secondo ho capito certe cose e non siamo mai riusciti a comprenderci. Sapevano le mie intenzioni, volevo dare tanto a questa società, ma loro non hanno mai voluto che lo facessi. Mi tenevano fuori da tutto"

Cosa dire ai tifosi: "Al popolo di Roma devo dire solo grazie per come mi hanno sempre trattato. Fra noi c'è sempre stato un reciproco rispetto, perciò posso dire soltanto di continuare a tifare questa squadra. Per me la Roma è la squadra più importante del mondo, vederla ora così in difficoltà mi rende triste. La passione che si respira qui e l'amore della gente sono talmente grandi da non poter mai finire. Io continuerò a tifare per questi colori. Il mio è un arrivederci, non è un addio. Da fuori, da Francesco, posso dire che è impossibile tenere Totti fuori dalla Roma. In questo momento prenderò altre strade. Poi, quando un'altra proprietà qui a Roma punterà forte su di me, allora sarò di nuovo pronto"

Sui romani fuori dalla Roma: "Si è sempre parlato del problema dei romani all'interno della squadra. Sono riusciti ad ottenere ciò che volevano adesso. Anche da quando otto anni fa sono entrati gli americani. Passavano le stagioni e loro hanno cercato in tutti i modi di escluderci"

Sul rapporto con Baldini: "Non c'è mai stato e mai ci sarà. Se ho preso questa decisione, credo sia evidente che ci siano dei problemi interni alla società. Uno dei due doveva andare via e ho deciso di farmi da parte io. In un club ciascuno dovrebbe fare il suo, non ci dovrebbero essere troppi galli a cantare. Qui invece troppe persone mettono bocca su troppe cose e così non serve. L'ultima parola spettava sempre a Londra, era inutile dire il tuo pensiero perché era tempo perso. Avrò partecipato a dieci riunioni in due anni, questa la dice lunga. All'ultimo vertice a Londra non sono andato perché sono stato avvisato due giorni prima. E come allenatori io ho sentito solo Conte – che ci aveva dato l'ok prima di alcuni problemi – e mai gli altri, da Mihajlovic a De Zerbi. Nemmeno Fonseca, che poi hanno preso"

Se gli era stato promesso qualcosa: "Tutti sappiamo che hanno voluto che io smettessi. Sul lato dirigenziale avevo un contratto di sei anni, perciò sono entrato in punta di piedi perché era un altro ruolo, una novità. Andando avanti col tempo ho capito che sono due cose diverse anche rimanendo nella stessa società. Sono state fatte tante promesse e non mantenute visto che sapevano cosa volessi. Col passare del tempo si fanno valutazioni, anch'io ho un carattere e una personalità e non sto lì a fare solo quello mi chiedono di fare. Lo facevo per la Roma, ma col tempo non mi sembrava il caso di proseguire così, per delle persone che non hanno mai voltuo che facessi qualcosa"

Sul futuro che vede per la Roma: "Tutti conosciamo i problemi della Roma con il Financial Fair Play, tanto che il club negli ultimi anni ha venduto tutti i giocatori più forti. Ma il fatto è che alla gente bisogna parlare chiaro, bisogna essere trasparenti con i tifosi. Un anno fa però feci un'intervista dicendo che la Roma sarebbe arrivata o quarta o quinta e che la Juve avrebbe vinto lo scudetto a gennaio. Mi dissero che con quella intervista toglievo i sogni ai tifosi. Altro esempio è Di Francesco: dopo la semifinale di Champions ha chiesto cinque giocatori. Quanti ne sono arrivati? Zero. Bisogna essere sinceri"

Sull'assenza di Pallotta: "Per me pesa tantissimo. Quando manca il capo, il giocatore trova sempre un alibi e dopo ogni sconfitta si punta il dito contro il presidente appunto. Io l'ho detto e ripetuto tantissime volte: il presidente deve essere più presente sul posto perché quando c'è il capo tutti i dipendenti sono sull'attenti. Quando non c'è il capo fanno tutti come gli pare. E' così ovunque".

Se il fondo del Qatar può davvero acquistare la Roma: "Ho girato vari continenti, soprattutto nel sud est asiatico. In tanti vorrebbero fare degli investimenti, ma io non credo finchè non vedo nero su bianco. La Roma è amata e stimata in tante parti del mondo e tutti vorrebbero prenderla".

Se senza Baldini potrebbe tornare alla Roma: "No, ormai quel che è successo è successo, dovevano pensarci prima. Servirebbe un'altra società che creda nelle mie qualità. Non ho mai fatto e mai vorrò fare il male della Roma, che per me è tutto. Io oggi potevo anche morire, perché sto peggio di quando smisi di giocare. Io ho chiesto di poter fare il direttore tecnico in quanto pensavo di esserne in grado, ma non ho mai chiesto di avere il potere su tutto. Però, se si decide l'allenatore o il direttore sportivo e non vieni nemmeno chiamato che direttore tecnico è?"

Sulle dichiarazioni di fiducia di Pallotta: "Io sto dando la mia versione dei fatti, che è vera. Poi tutti possono farsi la propria idea. Fienga è l'unico dirigente che ringrazio perché è stato l'unico a metterci la faccia e a dirmi in privato che mi avrebbe voluto come direttore tecnico. L'unica decisione che ho preso è stata quella di Ranieri, che ringrazio perché non mi ha mai chiesto di soldi. Mi ha detto che il giorno dopo sarebbe arrivato a Roma". 

Sull'addio di De Rossi: "Io già a settembre dissi ad alcuni dirigenti che, se pensavano fosse stata l'ultima stagione di De Rossi, avrebbero dovuto dirglielo subito, senza fare come fecero con me. Perché lui era il capitano della Roma, andava rispettato. Il problema è che a Trigoria le cose vanno fatte subito, invece non avviene così. Io con De Rossi ci ho parlato da amico e ho provato a fargli capire cosa stesse accadendo, nonostante fossi un dirigente. Invece s'è creato lo stesso problema che si creò con me e non so se è una cosa voluta o se non ci pensano. A me sembra voluto, perché da quello che so loro hanno sempre voluto allontanare i romani dalla Roma"

Sul motivo per cui Sarri non è venuto alla Roma: "Dovete chiederlo a Baldini, era il suo pupillo. Era sotto contratto con il Chelsea, ma adesso parliamo del nulla. C'è Fonseca, che dovrà trovare un ambiente tranquillo e sereno. Da quanto ho visto, è un grande allenatore, che ha studiato tanto. Spero possa fare bene in questa squadra. Conte? E' saltato perché lui doveva venire qui e fare una rivoluzione. Ha capito che non sarebbe stato possibile".

Se adesso andrà allo stadio: "In alcune partite sì, perchè non dovrei farlo? Sono un tifoso della Roma. Magari vado in Curva Sud con De Rossi, se lui non va a giocare da altre parti".

Se ha qualcosa da rimproverarsi: "Avrei voluto dare il mio contributo, ma molte cose le ho saputo leggendo i giornali. Sono state fatte tante promesse, ma poche sono divenute realtà e da tifoso mi dispiace, perché vorrei vedere competere la Roma ad alti livelli".

Se c'è qualcuno che lo ha pugnalato a Trigoria: "Sì, ci sono persone che non mi vogliono lì, ma non farò i nomi. Alcuni vogliono il male della Roma, non il suo bene. Questo Pallotta non lo sa e si fida di quelle stesse persone che vogliono il male del club. Io conosco Trigoria come le mie tasche, ci sono cresciuto lì dentro. Ci sono persone che parlano male di chiunque e come si fa in questo modo a creare un gruppo?"

Se ha un grazie da dire a Pallotta: "Lo ringrazio perché mi ha dato la possibiltà di rimanere alla Roma, facendomi conoscere una realtà sotto un altro punto di vista. E di questo lo ringrazio tantissimo. Anche perché non sputo nel piatto dove ho mangiato, io spero che porti la Roma più in alto possibile. Deve essere bravo a riconquistare la fiducia della gente. Spero che chi gli sta vicino gli dia indicazioni giuste. Adesso lui deve essere bravo a cambiare registro. Se fossi stato in lui, due bandiere come me e De Rossi le avrei tenute. Per quello che hanno fatto e per la loro romanità, che ti possono spiegare. Perché ti fa girare le scatole quando, dopo una sconfitta, vedi giocatori e dirigenti che ridono. Pallotta invece s'è affiancato a persone sbagliate e ascolta solo alcune persone. Però se tu sbagli dieci interviste all'undicesima una domanda te la poni…". 

Sulle accuse di scarsa applicazione: "Sorrido a rispondere a questa domanda. La società mi ha sempre invitato a portare la Roma in tutto il mondo e tutti sanno quello che faccio. Poi tutti i dirigenti vanno a fare la loro settimana bianca per dire, ma la differenza e che nessuno li riconosce e quindi nessuno se ne accorge".

 

Sul futuro: "Valuterò le offerte, ne ho ricevute da squadre italiane di cui una stamattina. Quali squadre non posso dirlo. Sono stato contattato dalla FIFA, dalla FIGC, tanto sono cose che sapete meglio voi. Troppe cose le ho sapute prima dai giornali e poi dai diretti interessati, quindi immaginate che considerazione. Mancini e la Nazionale? Cercherò semplicemente di portargli fortuna come ambasicatore ad Euro 2020".

Se ha sentito Florenzi e Pellegrini: "Ho sentito Lorenzo e gli ho fatto pure i complimenti per ieri, non ci credeva ma ci crederà. Gli ho promesso tante cose, e spero che queste cose possano accadere, perché è un ragazzo forte e speciale, una persona pulita e che può far bene alla Roma. La onorerà fino alla fine, perché è tifoso e qualche romano nella Roma serve sempre, fidatevi".

Se la proprietà si sta rendendo conto di ciò che sta facendo: " Secondo me no, non si rendono conto non vivendo Roma nella sua quotidianità. Non vivono Roma, stare sul posto sarebbe totalmente diverso. Stando dall'altra parte del mondo, ricevono soltanto l'1% di ciò che succede qua. Ma in fin dei conti per loro non cambia nulla"

Sul rapporto con Monchi: "Non l'ho più sentito da quando è andato via. Per rispetto non mi sono mai espresso su un giocatore. Una volta mi chiesero un parere su un possibile rinforzo, che però per me non era il caso di prendere dati i tremila infortuni che aveva avuto e dato il fatto che non si sarebbe sposato bene con il 4-3-3 di Di Francesco. Bene, in quel caso mi è stato detto che sono uno che va sempre controcorrente. Io avrei fatto un'altra scelta e quasi sicuramente ci avrei azzeccato sotto un altro punto di vista".

Sui comportamenti di Nainggolan e i mancati provvedimenti ai calciatori: "La maggior parte dei dirigenti non volevano dare punizioni forti, ma invece nelle società forti queste cose non succedono e chi sbaglia paga. Nello spogliatoio deve esserci rispetto reciproco. Se si sbaglia, è giusto pagare per come la penso io"