Quello tra Tiago Pinto e José Mourinho è sempre stato un rapporto al centro del dibattito nel mondo Roma negli ultimi due anni e mezzo. Nel corso dell'intervista esclusiva a Sky Sport, l'ex general manager giallorosso ha parlato a tutto tondo degli anni con l'allenatore, raccontando i retroscena del giorno dell'esonero.
Pinto: "Quando devo licenziare un allenatore mi sento morto"
"È stato un giorno difficile per tutti". Così Tiago Pinto ha esordito parlando di quel 16 gennaio in cui è stata ufficializzata la decisione della Roma di esonerare Mourinho (leggi qui la cronaca di quel giorno): "Sono ancora giovane, non so se i direttori sportivi più esperti gestiscono questi momenti diversamente".
Nelle sue dichiarazioni, Pinto ha voluto evidenziare la difficoltà della scelta, non attribuendo le colpe solo all'allenatore suo connazionale: "Quando c'è da licenziare un tecnico io mi sento morto, perché quando un allenatore va via significa che anche il direttore sportivo non ha fatto bene qualcosa. Quindi tutto quello che è accaduto quel giorno conta poco, le emozioni sono troppo alte e c'è ansia. Magari ciò che viene fatto non rappresenta il lavoro di due anni e mezzo insieme".
"Sempre stato leale a Mourinho"
L'ex general manager della Roma ha quindi voluto parlare del periodo lavorativo con Mourinho, chiarendo anche le loro differenze di pensiero: "Lui sa perfettamente che per due anni e mezzo sono stato un soldato. Ogni tanto avevamo un pensiero diverso; soprattutto durante il mercato, tra allenatore e direttore sportivo c'è un po' di confusione. Lui sa, però, che fino alla fine sono stato sempre leale a lui, alla società e al progetto. Le opinioni possono essere diverse, ma si può lavorare insieme".
"Ci vedremo"
Tiago Pinto ha poi risposto alla domanda riguardo il mancato esonero dell'allenatore dopo la sconfitta contro il Genoa: "Quando le cose non vanno bene ci sono delle valutazioni da fare, ma tutte le decisioni prese sono state collettive. Dopo il Genoa è andato ad allenare la squadra e abbiamo vinto anche 3/4 partite di fila". Infine, un messaggio distensivo per il futuro: "Quando tornerò in Portogallo ci vedremo".