Roma, Petrachi si presenta: “Higuain, Dzeko, Barella: vi dico tutto”
Il biglietto da visita sono stati gli acquisti di Spinazzola e Diawara, con successive vendite di Manolas, Pellegrini, Ponce, Romagnoli per far quadrare i conti. Il curriculum invece porta in bella mostra la qualificazione in Europa League con il Torino, conquistata grazie alla rinuncia del Milan. Oggi la presentazione a Trigoria del nuovo ds della Roma, Gianluca Petrachi. Queste tutte le parole:
“Buonasera a tutti, sono molto felice di essere arrivato alla Roma. È per me un onore. Qualsiasi persona faccia il mio lavoro è orgoglio di raggiungere un obiettivo come questo. Voglio ringraziare tutto il popolo granata. Non l’ho fatto prima perché non ho voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali. Ho l’ambizione di fare bene”, ha detto il direttore sportivo in conferenza stampa.
"Il centro sportivo lo conoscevo già. Presi Cerci quando ero direttore sportivo del Pisa. Ci ero tornato per le trattative di Ljaic e Iago Falque. Trigoria dimostra le ambizioni della Roma".
Su Fonseca: “Sono stato colpito da lui. Lo seguivo perché volevo portare un giocatore dello Shakhtar al Torino e lì ho conosciuto il gioco di Paolo. È un gioco che adoro, posso dire che se avessi avuto un allenatore come Fonseca la mia carriera poteva essere diversa. È un allenatore che dà indicazioni precise. Non è un integralista. Ha molta voglia e determinazione. Fonseca può dare a tutti i tifosi della Roma un’identità precisa alla squadra. Ci vorrà un po’ di tempo per portare un certo tipo di gioco, sono molto ottimista”.
“Bisogna essere realisti, credo che la Roma sia all’anno zero. È una squadra che deve ripartire con dei valori e dei principi, con la consapevolezza di portare degli uomini. Per alzare il livello di questa squadra ci vuole questo tipo di messaggio. Leggo di tutti questi pseudo-rifiuti: la Roma non è una succursale. Bisogna avere la voglia con la quale si è presentato Spinazzola. Tutti gli altri acquisti dovranno avere quella voglia e spirito di squadra. Mi impegnerò a portare un certo tipo di disciplina e senso di appartenenza. Gente che corre per 90 minuti. Il tifoso si deve identificare con la squadr”.
Poi Petrachi ha cominciato a precisare sulle situazioni più spinose della Roma, iniziando da Edin Dzeko: “Per prima cosa deve passare il passaggio che non vale che un giocatore si sveglia, si mette d’accordo con una squadra e ricatta la Roma. Non mi piace essere preso per la gola. A me non interessa se un giocatore ha già raggiunto un accordo con l’altra squadra. Il giocatore non deve pensare che è casa sua. È la proprietà che decide non lui. La Roma non si farà strozzare da nessuno".
Continuando poi con Manolas: “Lui voleva andare via, se vuole andare via mi pagano la clausola e non c’è problema ho detto al procuratore. Se ha voglia di allenarsi resta qui. Io credo che il Napoli abbia fatto una proposta importante e Diawarà rappresenta il profilo di cui parlavamo prima. Ieri mi ha chiamato dicendomi che era disposto a non fare neanche un giorno di vacanza visto che è in Coppa d’Africa”.
“Higuain? È un giocatore che può aver perso un po’ di autostima, potrebbe far comodo alla Roma qualora Dzeko andasse via. Le motivazioni però valgono molto di più. Deve essere prima lui a crederci. Credo che per ritrovare il vero Higuain non possa trovare una squadra migliore della Roma. Può seguire le orme di Batistuta”.
Infine su Barella: "Io non sono stato abituato a lavorare con un budget. Quando ho parlato con il Presidente, mi ha detto che noi dobbiamo fare la squadra investendo sui giovani. Quando prendi dei giovani bisogna saperli aspettare. Io oggi ho dato due o tre parametri e non mi è stato detto mai di no. Mi hanno risposto che se è un giocatore che mi piace posso portarlo a casa. Anche oggi sto lavorando per chiudere per un giocatore. Il procuratore ha parlato molte volte con la società e Barella era molto contento di venire alla Roma. Io con il giocatore non ci ho mai parlato. Poi si è inserita l’Inter. Io non ho mai cercato Barella. È il Cagliari che ha cercato la Roma, proponendogli il giocatore. Siccome si dice tentar non nuoce, per me era una cosa difficile prima, figuriamoci adesso. Il giocatore però adesso ha scelto l’Inter. O Barella chiama Petrachi, ma per me oggi Barella è capitolo chiuso. Portare dentro un giocatore che ha altre motivazioni è sbagliato. Un calciatore deve avere la motivazione di venire alla Roma”.
Poi apre l'argomento che tanto ha agitato le acque romaniste, ovvero Franco Baldini: “Io sono stato contattato da Franco, perché è un consulente di Pallotta e come tale mi ha proposto come direttore sportivo. Io sono stato chiaro con lui: io non transigo su un discorso di scelte. La società mi può dire se si può fare o meno un acquisto. Ma sono io che mi devo prendere le responsabilità per le mie scelte. Cairo non mi ha mai imposto di prendere un giocatore. Vorrei che tutti quanti voi capiate che non sarà Franco Baldini a dirmi quello che devo fare. Franco Baldini può essere una risorsa, ha fatto il mio stesso lavoro. Se Baldini mi chiama e mi propone un giocatore e anche a me piace può nascere una collaborazione. Se dovesse succedere il contrario, non sarò più su questo posto".
"Zaniolo? È un giocatore che ha fatto un campionato non all’altezza delle sue potenzialità. Un giovane deve continuare ad allenarsi e stare sul pezzo. Tutti i giocatori che dovranno chiedere un rinnovo saranno visti in base al mercato che faremo. Qua si fa presto a rendere dei miti dei giocatori che hanno fatto 15 presenze in Serie A. Io amo la concretezza, Zaniolo ha le qualità per diventare un top. Se lavora con umiltà, come tutti mi hanno detto che ha lavorato, allora può diventare top. Ma a questa età si fa presto a perdere il senso della ragione. Penso che nell’ultimo periodo abbia perso questi concetti. Quando tornerà gli parlerò, deve capire dove deve migliorare e che ancora non ha fatto nulla".
“Penso che l’ambizione faccia parte della mia vita. Le sfide sono quelle che mi hanno affascinato. In tanti mi hanno detto ‘chi te l’ha fatto fare’. Io ho risposto che fare il direttore sportivo alla Roma e raggiungere qualche obiettivo importante vale il prezzo della vita. Non posso dire che vinceremo sicuramente. Bisogna ricostruire e mettere le fondamenta. C’è una discreta base, poi il tempo dirà se Petrachi è riuscito a raggiungere qualche obiettivo".
"Fonseca mi ha dato delle indicazioni, non le dico perché a volte ti capitano delle situazioni per cui puoi essere smentito. Il mister ha accettato perché pensa di poter lavorare su alcuni giocatori. El Shaarawy? Ho sentito l’agente, gli ho detto che mi piacerebbe restasse. C’è da parte mia la volontà di rinnovargli il contratto. L’idea di rinnovare il contratto a cifre giuste sono d’accordo. Ma non possiamo competere con la Cina. Io non trattengo nessuno con la forza".
Poi torna sull'argomento Conte: "Conosco Antonio da trenta anni. Lui vuole vincere subito. Arrivare secondo per lui è una sconfitta. Il suo obiettivo principale è vincere lo scudetto. Ha ragione sul fatto che la Roma dovrà ricostruire i perni su cui poggiarsi. Io gli ho detto anche che vincere la sfida a Roma poteva valere i cinque scudetti all’Inter o alla Juventus. Ho solo cercato di fargli capire che potevamo correre insieme. Io gli ho dato tra virgolette la prima partita con l’Arezzo. Antonio non guarda in faccia nessuno. Apprezzo e stimo il professionista e l’amico. Io sono passionale e mi riconoscon in questa piazza. Mi piacerebbe abitare in centro per prendere tutto ciò che respira la tifoseria di Roma. Il fatto che Antonio abbia fatto un’altra scelta mi è dispiaciuto. Ma penso che Fonseca possa essere una grande sorpresa. Aver scelto Fonseca mi dà molta forza. Ho molta fiducia in lui. Io da avversario quando giocavo contro la Roma avevo la pelle d’oca all’Olimpico. Credo che questa tifoseria se coinvogliata nel modo giusto possa essere il dodicesimo uomo in campo. Da avversario io l’ho patita. Giocare con questa maglia dà delle emozioni incredibili".
Su Totti invece: "Mi è dispiaciuto rimane il simbolo di questa città. Avrei voluto averlo con me. Lo stimo anche se da avversario ti faceva rosicare visto che vinceva da solo. Il suo apporto poteva essere importante. Strootman? Si fanno tante ipotesi e valutazioni alcuni escono, alcune no. C’è stata un’idea, ma è un’operazione molto remota”.
"Florenzi? Non ho parlato con nessuno dei calciatori. Ho parlato solo con Kolarov che voleva chiedermi delle cose. Parlerò con gli altri quando ci raduneremo. Florenzi è il capitano. Il senso di appartenenza deve essere in ognuno di loro qualcosa che hanno dentro. Io mi lego a quelli che hanno senso di appartenenza. Da calciatore ne ho visti tanti che baciavano la maglia e poi entravano nello spogliatoio e dicevano di voler andare via. Per me oggi esiste solo la Roma. Se vedo che qualcuno farà il furbo non farà vita lunga. De Rossi mi dispiace abbia smesso, magari tra qualche anno lo ritroveremo ad allenare la Roma", ha concluso Petrachi.