Rimini, Agnello racconta: “Laurearsi al tempo della quarantena”
A Mazara del Vallo non vedono l’ora che torni a casa. A Mazara non aspettano altro che riabbracciare il figlio, il fratello, l’amico che, da qualche giorno, è diventato Dottore.
Francesco Agnello – centrocampista classe ‘92 che, nell’ultima sessione di mercato si è vestito dei colori del Rimini -, del resto ne è sicuro: “La gioia della Laurea, inseguita da tempo, è in qualche modo offuscata in questi giorni in cui la sofferenza sta sferzando l’Italia. Non vedo l’ora di scendere in Sicilia per festeggiare, sì, ma per il momento, proprio per amore dei miei cari, resto a casa, quella di Rimini.
Si capisce. Il benessere di tutti ora è prioritario e, anche se distanti, avverto lo stesso la vicinanza e la fierezza delle persone che in questi anni mi hanno supportato e amato, nonostante la distanza”.
Mentre le labbra ostentano una certa sicurezza, gli occhi, però, la tradiscono, con un bagliore di umida commozione, autentica e schietta. “Lunedì – continua Francesco – è stato il coronamento di un sogno: l’alloro in testa, la Laurea in Scienze Motorie tra le mie mani. Eppure, guardandomi ancora incredulo allo specchio, nel riflesso, continuava a rimbalzarmi l’immagine di quel ragazzo sedicenne che lasciava Mazara con tutti i suoi affetti per inseguire il sogno di diventare calciatore.
In quell’istante, vis a vis, ci siamo fissati, scambiati l’ultimo sguardo d’intesa. Poi, come dei vecchi amici, ci siamo salutati, andando ciascuno per la propria strada”.
In effetti, il sedicenne Francesco di strada ne ha fatta. Tanta strada. Lunga quanto l’intero Stivale: Mazara-Udine, sola andata, anno 2008. Non un semplice cambio di vita, ma una rivoluzione a tutti gli effetti: “Per chi è abituato alla familiarità di un piccolo borgo come Mazara, trasferirsi a Udine per giocare nelle giovanili dell’Udinese rappresenta davvero una rivoluzione, emotiva soprattutto.
La fortuna principale è stata che, nonostante le difficoltà abbastanza naturali, la città e l’ambiente mi hanno da subito fatto sentire a mio agio. Ricordo – racconta Francesco – che proprio a Udine ho scoperto una certa vocazione per lo studio, andare a scuola, applicarmi dopo gli allenamenti sui compiti. Sono stati due anni fantastici per la mia crescita”.
Il calcio e lo studio strade parallele, incrociatesi nella sintesi perfetta della tesi “Traumatismi più frequenti nel gioco del calcio”.
“Più precisamente – spiega Agnello – ho trattato della prevenzione che riguarda i traumatismi più frequenti. Poi, da rigoroso studioso – ride di gusto Francesco -, ho voluto dimostrare la bontà delle mie argomentazioni rompendomi io stesso il legamento crociato a gennaio! La commissione – conclude sorridendo ancora Agnello – a quel punto non ha proprio potuto non riconoscere la bontà del mio lavoro”.
Lavoro di Tesi realmente apprezzato, 110/110 e tutti… a casa.
“Ho fatto giusto in tempo, per davvero. La notizia ha shockato letteralmente tutti, soprattutto per la repentinità con cui abbiamo dovuto ricalibrare le nostre abitudini. Credo, però, che per quanto tutto questo destabilizzi, quello che ci è chiesto è solamente stare a casa, potendoci riappropriare di tutte quelle cose che nella normalità diamo per scontate. Io – continua Francesco – oltre a lavorare per recuperare dall’infortunio, sono tornato finalmente ai fornelli, la mia grande passione”.
Chiedere per credere a Giuseppe Sibilli che, negli anni passati con Francesco nell’Albinoleffe, correva a casa Agnello all’odore del ‘Risotto alla Francesco’: “Peppe – ricorda Agnello – era un gran buon gustaio! Quando negli spogliatoi, dopo gli allenamenti, gli dicevo che avrei cucinato il mio risotto alla zucca, il risultato era sempre lo stesso: ore 20.00, campanello, Sibilli alla porta. Un grande amico e una grande persona”.
Udine, L’Aquila, Melfi, Catanzaro, quattro anni a Bergamo e poi, Rimini: “Amo la schiettezza e la gente che per essa rinuncia anche ai facili guadagni: nel direttore Pastore ho riconosciuto subito queste qualità, per me imprescindibili. Non ha mostrato solo l’interesse verso il calciatore, ma, soprattutto, verso l’uomo Agnello. Una medesima premura che ho apprezzato anche nel presidente Grassi il giorno dell’operazione: mi ha chiamato per darmi conforto e per dirmi tutto sarebbe andato bene. Io che, proprio al Pres. – preda del senso di colpa per essermi infortunato alla seconda apparizione -, avrei voluto chiedere di non pagarmi fino alla mia avvenuta guarigione!”.
Per come occuperà il tempo in quarantena – oltre la fisioterapia e la cucina – Francesco ha le idee chiarissime: “Desidero completare gli studi con una Laurea Magistrale, approfondendo ancora di più il tema della prevenzione che, mai come in questi tempi, per altri ambiti, è davvero vitale”. Parola di Agnello, parola da Dottore in Scienze Motorie.
di Giovanni Caporale
(Credit Foto nell'articolo: Rimini Calcio)