Dopo le dimissioni dai ‘grigi’, nell’estate del 2011 ritornò al sud e precisamente al Sorrento, dove però già a dicembre dovette fare le valigie. Uno dei giocatori più legati a Sarri e che fu al suo fianco anche al Sorrento è Cristiano Camillucci, ora alla Sangiovannese: “Aveva tutte le sue certezze e ad esempio, in ogni pre partita, prima di mangiare, ci parlava in modo super dettagliato di tutti i giocatori avversari. Al sabato poi, preparavamo le palle inattive in modo maniacale e fin che non le facevamo come le voleva lui, non ci lasciava andare. Può sembrare burbero davanti alle telecamere, ma vi assicuro che nello spogliatoio è molto simpatico: abbina i momenti in cui scherzare e prendere magari in giro noi giocatori, a quelli in cui invece fare davvero sul serio. Mi viene ancora da ridere a pensare alla sua scaramanzia riguardante l’ingresso in campo: prima del fischio d’inizio non osava mai oltrepassare la linea del rettangolo di gioco ma camminava lungo tutto il perimetro”. Foto di Luigi Penna Ed arriviamo così praticamente ai giorni nostri. La direzione è quella di Empoli, dove senza alcun dubbio ha compiuto il definitivo salto di qualità. Ah, l’aria della sua Toscana… Aria di casa: un toccasana che ha permesso all’allenatore di diventare una vera e propria rivelazione col suo Empoli, trascinato prima in Serie A, dove poi è riuscito addirittura a mantenere la categoria con risultati strabilianti. Sempre in un’intervista rilasciata qualche tempo fa ai nostri microfoni, ne parlò così Daniele Croce, altro fedelissimo di Sarri: "Abbiamo vissuto insieme tante esperienze insieme in epoche calcistiche diverse: dall’inizio della sua carriera fino ad un anno fa ad Empoli, che è stato il punto più alto. Capii subito che era molto preparato, ma in alcuni aspetti era ancora forse un po’ rigido. Col passare degli anni però ha smussato alcuni lati del carattere ed ora è un allenatore completo. Fuori dal campo invece cerca di stare molto sulle sue: è difficile vederlo in giro per la città e il rapporto umano con i calciatori lo instaura in campo. Io che l’ho avuto per tanto tempo, fuori dal campo l’avrò visto non più di due o tre volte… Lui pensa al calcio 24 ore su 24 e, anche se è una persona culturalmente elevatissima. Pensate che parlare con lui fuori dal campo ti mette in soggezione per la sua grande preparazione”. Ora sì, ci siamo: Il presente si chiama Napoli, ma il passato non si scorda. E che risultati: un secondo posto con vista Champions League al primo anno in una ‘big’. Il segreto? L’umiltà, senza dubbio. La storia di Sarri non può che provocare in noi ammirazione. Tanta e spontanea, poi. Solo applausi per chi è stato in grado di arrivare in alto senza mai dimenticare di essere partito da così in basso. Il nostro percorso nel mondo di Sarri è terminato ed un pizzico di nostalgia forse inizia già ad assalirci. Ma sì sa, nel calcio è impossibile non essere romantici, soprattutto di fronte a racconti del genere. E chissà che un giorno non racconteremo ai nostri nipoti la favola di quell’ allenatore in tuta nera e dall’accento toscano che, partendo dai campi di Seconda Categoria, riuscì ad approdare da protagonista in Serie A… Maurizio Sarri - SSC Napoli Alberto Trovamala
Data: 13/09/2016 -