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Quagliarella, quando la gavetta ti rende leggenda

Undici partite consecutive con il suo nome fra i marcatori. Record, come Batistuta. Per batterlo – nessuno ci è mai riuscito dal ’94 ad oggi – ne servirà un’altra di perla. Dove? Al San Paolo, lo stadio dei suoi sogni. Di quella Napoli che lo ha cresciuto, amato, fischiato e nuovamente adorato. Scherzi del destino, di addii e ritorni. Come il suo alla Sampdoria, con cui è diventato grande undici anni fa per poi entrare nella leggenda.

Quagliarella lo ha fatto segnando due volte all’Udinese, un’altra sua ex. Che non puntò subito su di lui. No, nel 2005 preferì cedere la metà del suo cartellino alla Sampdoria in cambio di Salvatori Foti, che non ha avuto la stessa carriera di Fabio e che adesso fa il collaboratore tecnico proprio da Giampaolo. La vita è strana, già.

Sarà fiero di lui l’amico Niccolò Galli, che è sempre sulle sue spalle. Porta il 27 dietro la maglia, proprio in onore di un ragazzo dai tanti sogni ma la cui vita durò troppo poco. Sempre insieme, sempre uno sguardo verso l’alto dopo ogni gol. Da quello al Chievo segnato da centrocampo alla rovesciata contro la Reggina, passando per il gol in Champions League al Chelsea con la maglia della Juventus. Ne ha fatta di strada Quagliarella, eccome.

Dall’esordio in A con il Toro al record di Batistuta. Dal 14 maggio del 2000 al 26 gennaio del 2019. Nel mezzo tante fatiche, tanta gavetta:Non ci posso credere – ha raccontato nel post gara con la voce rotta dal pianto – ho i brividi. Con tutti i sacrifici che ho fatto…”. Il tempo è volato, sembrava ieri quando ha segnato la prima rete in Serie A. Ascoli-Treviso, 21 dicembre 2005. Vincono i bianconeri di misura grazie a lui, il miglior regalo di Natale che si potesse fare.

A vederlo dalla panchina c’era l’allenatore più importante della sua vita, quel Marco Giampaolo che ci ha creduto fin da subito, facendolo giocare tanto nonostante la missione salvezza. Lo ha ritrovato alla Sampdoria, dove sono arrivati praticamente insieme. Passano gli anni, non la fiducia nei suoi confronti. Nella scorsa stagione furono 19 i gol segnati, record assoluto In A per Fabio. Adesso è a 16 in 20 partite. Insomma, invecchia ma si supera sempre.

E la Samp vola con lui: quinto posto in classifica, a pari merito con la Roma e ad un solo punto dalla quarta piazza. Un solo gradino dalla Champions, perché i ragazzi di Giampaolo ne hanno persa solamente una nelle ultime otto. Beh, per capirne il motivo non occorre pensare più di tanto. Basta prendere il calendario e vedere quando Quagliarella ha iniziato a segnare. Con il Milan la prima perla lo scorso 28 ottobre. Poi Torino, Genoa, Bologna, Lazio, Parma, Empoli, Chievo, Juve, Fiorentina e – infine – Udinese. Così è tutto un po’ più facile.

Tutta una questione di prontezza, soprattutto per un attaccante. Lo sa bene Fabio, che nel 2006 arriva alla Samp e trova davanti a lui Flachi e Bazzani. Squalificato il primo, non in ottime condizioni il secondo. Lui ne approfitta, segna da 20 metri contro l’Atalanta, punisce la Reggina di rovesciata. Poi un pallonetto da centrocampo contro il Chievo, perché è fatto così: se ne sbatte di sbagliare. Saranno 13 le reti in campionato, quanto basta per iniziare il suo viaggio in Serie A.

Non male per uno che, nonostante l’esordio fra i grandi, qualche anno prima decise di ripartire dalla Florentia Viola in C2. Poi i 17 gol in 32 partite con il Chieti, l’Ascoli e la fiducia di Giampaolo. 143, dopo la doppietta all’Udinese, le reti segnate nella massima serie. Ha superato Di Vaio e Vieri, posizionandosi dietro la coppia Inzaghi-Toni. La metà del bottino totale lo ha costruito dopo aver spento le 30 candeline, perché: “Quagliarella è un patrimonio dell’UNESCO. È immortale. È l’ultimo dei Mohicani”. Cit Giampaolo.