Nonostante il pareggio contro il Lens in occasione del 34° turno di Ligue 1, il Psg si è laureato campione di Francia per la decima volta. Il club della capitale francese raggiunge il Saint-Etienne per titoli vinti (fermo a quota 10 dall'ultimo titolo della stagione 1980/1981). Eppure, il tifo caldo parigino ha continuato con la sua protesta "Presenti ma in silenzio". Si tratta di un caso unico, in cui una squadra vince un campionato con il tifo organizzato in 'sciopero'.
I motivi della protesta
Va precisato che i tifosi della Virage Auteuil del PSG non hanno individuato nei giocatori i principali responsabili della loro rabbia. La loro protesta è soprattutto nei confronti del presidente Al-Khelaifi e del direttore sportivo Leonardo, 'colpevoli' - a detta loro - di aver attuato strategie di marketing non ben accette (magliette che non rispettano i colori del club, per esempio) e di aver costruito una squadra composta da un "ammasso di star poco compatibili tra di loro" (CLICCA QUI per leggere il duro comunicato del Collectif Ultras Paris dello scorso 12 marzo), alcune delle quali disinteressate alla vita del club.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale al 9 marzo scorso. Stadio Bernabeu di Madrid: Real-PSG 3-1, nuova rimonta in Champions League e nuova eliminazione dal sapore di beffa, anche nella stagione in cui la squadra di Pochettino si permetteva di schierare in campo il trio delle meraviglie, Messi-Neymar-Mbappé. Da quel giorno si è aperta la frattura tra la curva, la squadra e la dirigenza: fischi per Messi e Neymar (Mbappé sempre risparmiato), gol senza celebrazioni, curve vuote, striscioni contro la dirigenza, richiesta di dimissioni per i 'piani alti' del club e infine - domenica scorsa - l'ultimo episodio: 'Le Classique' contro l'OM senza il tifo, che ha scaturito la rabbia di capitan Marquinhos: "Non mi aspettavo quest'atmosfera", ha detto al fischio finale del match, "Un Classico è un Classico. Bisogna mettere tutto da parte. Non era il momento di comportarsi così. Li capiamo, hanno le loro ragioni per essere arrabbiati, ma in quel momento si doveva mettere l'orgoglio da parte. Non mi hanno trovato d'accordo".
L'iniziativa per festeggiare la vittoria del campionato fuori dallo stadio
E ora che il PSG ha vinto il campionato, la protesta è stata sospesa, almeno non all'interno dello stadio. Nel comunicato divulgato venerdì sera, il gruppo del tifo organizzato parigino ha espressamente richiesto a tutti coloro che saranno presenti allo stadio di uscire prima del fischio finale del match, per festeggiare la vittoria del decimo titolo fuori dal Parco dei Principi. Questo è il testo completo: "In occasione di PSG-Lens, il nostro club potrebbe laurearsi campione di Francia per la decima volta nella sua storia. Se così fosse, invitiamo tutti i tifosi parigini a festeggiare il titolo insieme a noi davanti alla Virage Auteuil, a partire dal 75' se il risultato ci è favorevole. A quel punto, usciremo dalla tribuna per ritrovarci all'esterno della curva per festeggiare il finale di una stagione nel corso della quale solo i tifosi sono stati all'altezza".
Intervenuto ai microfoni dell'emittente radio France Bleu Paris, il presidente del Collectif Ultras Paris in settimana aveva spiegato così l'umore del tifo organizzato parigino: "Siamo i primi a essere dispiaciuti e scontenti di non cantare e siamo i primi a essere felici della vittoria del decimo campionato. Ma in una situazione come questa non possiamo essere del tutto soddisfatti. Preferiamo privarci delle cose che amiamo fare in curva, sperando che serva per cambiare le cose, anziché entrare dentro lo stadio come se nulla fosse. Continueremo così finché non sarà cambiato qualcosa, altrimenti questa protesta non servirebbe a nulla, ma da parte di Al-Khelaifi, a cui abbiamo scritto una lettera per provare a reinstaurare un dialogo costruttivo, non è arrivato mai un segnale".
Aria tutt'altro che serena, nel momento del trionfo in Ligue 1. Il decimo. Un ossimoro: arrivata 'la vittoria del campionato con la curva in sciopero e in protesta'. Il caso del PSG sembra insegnarlo davvero: non sono i soldi a fare la felicità.