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Potter, un “mago” per il Brighton. Grazie a Dostoevskij e alla Serie D svedese

L’allenatore dai metodi non convenzionali fa sempre parlare di sè. Ha fatto recitare i giocatori a teatro, per non parlare di quella clausola…

Chelsea, Liverpool, Manchester United, Brighton. Sì, è la classifica della Premier League dopo cinque giornate dall’inizio.

L’intrusa è ovviamente la squadra di Graham Potter, che con 4 vittorie e una sola sconfitta (contro l’Everton) si sta guadagnando uno spazio importante nel campionato inglese.  

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Nella giornata di domenica ha battuto il Leicester per 2-1 con i gol di Maupay, sempre più colonna della squadra, e del ritrovato Welbeck.

L’ex Arsenal era rimasto senza contratto dopo una stagione sottotono al Watford, i “Seagulls” (ovvero i gabbiani) gli hanno dato fiducia poco più di un anno fa e lui la sta ripagando sul campo a suon di gol decisivi.

Gli xG non dicono tutto, ma…

Lo scorso anno, la salvezza è arrivata in anticipo, ma non troppo. Un sedicesimo posto strappato con i denti, ma festeggiato giustamente come la vittoria di un campionato. Il gioco e le occasioni da gol però non sono mancate, e lo dimostrano gli “Expected Goals” (xG).

Secondo questa statistica avanzata, l’Albion sarebbe dovuta arrivare fra il quinto e il sesto posto in classifica, qualificandosi così per l’Europa League.

Niente rimpianti però, con un paio di rinforzi giusti (Cucurella dal Getafe per la fascia sinistra e lo zambiano Mwepu dal Salisburgo per il centrocampo) ora un posto fra le grandi è realtà. Lo sarà per poco, è inutile farsi illusioni, ma è sicuramente una storia che merita di essere raccontata.  

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Specie per il peso di uno dei protagonisti principali, il già citato allenatore Graham Potter. Inglese, classe ’75, il suo percorso è stato sicuramente il meno tradizionale di tutti e venti gli allenatori della Premier League.

Laurea, master e…Serie D svedese!

La sua carriera da calciatore si è conclusa fra poche copertine nel 2005, quando vestiva la maglia del Macclesfield Town, quarta serie inglese. Potter a quel punto sceglie di rimettersi in gioco, laureandosi in scienze sociali prima (grazie anche ai fondi dell’associazione calciatori) e poi accettando l’incarico di direttore tecnico per il calcio alle Università di Hull e Leeds.

Proprio durante i giorni vissuti in quest’ultima, mentre completava il master in leadership ed intelligenza emotiva, una chiamata inaspettata.  

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Potter immaginava ormai il suo futuro come educatore o motivatore quando dalla Svezia lo chiama l’Ostersunds, all’epoca in quarta serie svedese. Lo vuole come allenatore per risollevare l’ambiente dopo la retrocessione e creare una cultura calcistica.

La paga non è elevata, ma le pressioni lo sono ancora meno. Con coraggio Potter accetta e si imbarca verso una cittadina di 45.000 abitanti situata a più di 6 ore di macchina dalla capitale Stoccolma.

No “confort zone”: Dostoevskij e teatro

I suoi metodi non convenzionali, ripresi anche dal documentario “The Comfort Zone”, funzionano. Dal 2011 al 2016, tre promozioni in cinque anni e dalla Serie D svedese arriva la chance in Allsvenskan, la massima serie.

L’anno dopo, la vittoria della coppa di Svezia e la grande chance in Europa League, conquistata duramente sul campo dopo i preliminari. L’Ostersunds si ferma ai sedicesimi di finale, non prima di aver battuto l’Arsenal di Wenger all’Emirates Stadium.  

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Un sogno? Sì, costruito da un visionario. Non a caso Bielsa e Guardiola hanno parlato con stima assoluta di lui. Il segreto di Potter è sempre stato quello di stimolare le capacità dei propri giocatori anche fuori dal campo. Psicologicamente e spiritualmente.

Ai giocatori dell’Ostersunds ha fatto recitare una revisitazione de “Il lago dei cigni”, li ha fatti cantare davanti ai popoli locali e ci sono conferme che all’interno del contratto di ogni calciatore ci fosse l’obbligo di leggere Dostoevskij.

 

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Salvezza già vicina, sogno europeo, di nuovo? 

Troppo? Per Potter non lo è mai stato, anzi. Il suo punto di forza lo ha trovato nel diventare un tutt’uno con il gruppo a disposizione. Dopo un breve passaggio allo Swansea in Championship, l’allenatore inglese meritava una grande chance.

Il Brighton non ci ha pensato due volte, risolvendo il suo contratto con il club gallese dopo il pagamento di una cifra vicina ai 4 milioni di euro.  

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Anche i più critici ora si stanno ricredendo, Potter è un grande allenatore e lo sta finalmente dimostrando nel suo Paese.

Le capacità di variare modulo e adattarsi alle situazioni di gioco lo rendono sicuramente uno dei più interessanti del campionato. E ora è anche zona Champions per il Brighton, grazie a “magic” Potter.