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Data: 27/04/2018 -

Pisano Doc, ma con il cuore livornese. Dall'esordio in B alla paura di smettere: Tommaso Biasci si racconta: "Ora sogno con la Carrarese"

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Jovanotti il cantante preferito, Sono un ragazzo fortunato il suo inno. Lui, Tommaso Biasci. Che di anni ne ha solo 23, ma che ha dovuto mentire con il sorriso già più di una volta. Lo ha fatto quando è rimasto senza squadra, quando il sogno di sempre sembrava svanire: “Ero andato in Corea del Sud per le Universiadi – ci racconta - Abbiamo anche vinto la medaglia d’Oro. L’Italia non ci riusciva da quasi 20 anni”. Segna due gol, rimane stupito da grattacieli e ascensori: “Che salivano dal primo al trentesimo piano in dieci secondi”. Piscedda l’allenatore di quella spedizione. Morosini e Dezi fra i compagni. Torna, passano i giorni, le settimane e niente: “Nemmeno una squadra che fosse interessata a me – ricorda – poi per la disperazione firmai per il Ponsacco. Non ce la facevo a stare senza calcio”. Dall’esordio in B ai dilettanti. Una convinzione: “Non voler giocare tutta la carriera in quelle categorie”. Poi la Massese e i 26 gol stagionali, che gli valgono la chiamata di Silvio Baldini: “Lui era senza panchina ed, essendo di quelle parti, veniva spesso a vederci. Quando mi ha chiesto di andare alla Carrarese non ho esitato”. Un gioco offensivo, una squadra nuova e una sfida troppo invitante: “Baldini mi disse ‘Hai segnato più di venti gol in D? Bene, fallo anche in C. Tanto le porte hanno sempre la stessa grandezza…”. Detto, fatto. O quasi. Sì, perché intanto la Carrarese vola, è quarta in classifica e giocherà i playoff col sogno B. Tommaso non ha sofferto il salto di categoria. Nove gol e nove assist il bottino personale: “Nessuno avrebbe scommesso un euro su questa squadra, mentre noi sì. Adesso non ci poniamo limiti. Dai playoff ne salirà solo una su 27, non siamo i più forti ma abbiamo un entusiasmo incredibile”. Una promessa: “Se andiamo in B cosa mi faccio? Un tatuaggio. Piccolo eh, quelli grandi non mi piacciono”. Sabato la battaglia sul campo della prima in classifica. A Livorno, dove Tommaso ha fatto un anno di Allievi e due di Primavera. Lui, pisano doc: “Ma atipico”Ammette sorridendo. E’ arrivato in amaranto dopo il fallimento del Pisa nel 2009: “Sarà emozionante tornare lì, anche perché sarà la prima volta da avversario. Poi lo stadio sarà pieno, loro possono festeggiare…”. Il tutto a quasi cinque anni di distanza dal debutto in B, proprio con la maglia del Livorno. Nicola l’allenatore: “Fortissimo. Faceva dei discorsi incredibili prima delle partite. Mi ricordo quello prima di Sassuolo-Livorno, ultima di campionato. Roba da brividi”. Paulinho, Emerson e Ceccherini ad accoglierlo. Lui, un ragazzo di appena 18 anni ed inevitabilmente timido: “Poi mai mi sarei immaginato di chiudere la stagione in mezzo ai grandi. Si stavano giocando i playoff, mica noccioline”. L’anno dopo la Serie A: “Ma feci solo 4 o 5 panchine. Alla prima giornata affrontammo la Roma. Mi trovai a mezzo metro dai vari Totti, De Rossi, Pjanic, Maicon… sembrava un videogioco”. Domani ritroverà solo Luci e Mazzoni: “Due persone splendide. Ci saranno anche diversi amici sugli spalti. Se segno esulto? Per me un attaccante deve sempre esultare ma non mi riuscirebbe. E’ successa la stessa cosa con il Pisa e non ho fatto la mia solita corsa pazza di cinquanta metri”.

L’Inter la squdra preferita: “E quanto mi ha fatto piangere! – esclama ridendo – 5 maggio 2002… non ricordo dove ero ma forse meglio così. Prima ero veramente avvelenato, poi mi sono calmato”. L’idolo, ovviamente, Ronaldo. Non poteva non essere così per un attaccante come Tommaso. Punta, seconda punta o ala, poco cambia. Ha corso veloce anche all’università: “Scienze motorie – svela – mi mancano pochi esami ma quest’anno sono stato praticamente fermo. Baldini ci fa stare sempre insieme. Doppia seduta, la colazione e il pranzo. Solo a cena siamo liberi. Però non mollo i libri, perché non si può fare affidamento solo sul calcio. E’ una strada troppo incerta. E poi la mamma…”. Sì, è stata l’ultima ad arrendersi all’amore di Tommaso per il calcio: “Da piccolo mi chiamarono Empoli e Fiorentina, ma lei decise di non mandarmi. Poi mi hanno sempre sostenuto e ora non saltano più una mia partita, che sia in casa o in trasferta. Volevano venire anche ad Olbia e ad Arzachena, ma non hanno trovato il volo”. Già, l’aereo. Tommaso lo vorrebbe prendere sempre: “Perché viaggiare è la mia seconda più grande passione. Per ora solo mete giovanili, come Ibiza o Mykonos. Thailandia e Sudamerica i prossimi obiettivi. Brasile su tutti, ci voglio andare almeno una volta nella vita”. Dopo tutto, c’è un mondo da scoprire là fuori. Una carriera tutta da scrivere, invece, sul campo. Il presente si chiama Carrarese e sogna la B. Il futuro, chissà…



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