Gioco veloce, divertente e offensivo. Niente Play Station, non si tratta di un’impostazione tattica di FC 24. Ma del PSV di Peter Bosz, squadra ancora imbattuta in Olanda e con la miglior media punti in Europa (2,75 a partita). L’allenatore è un caparbio visionario e la sua filosofia è sacra. È un caso che il suo idolo sia Johan Cruijff? Non si sa. Per chi crede nel destino però è giusto sapere che il primo grande titolo vinto su una panchina dal Mago di Apeldoorn (Supercoppa dei Paesi Bassi) è intitolato al Profeta del gol. Grazie al contributo di Sandro Adamo, esperto di calcio olandese, abbiamo scoperto alcuni segreti sull’inventore del “Boszball”.
Un passato da dirigente, il legame con Cruijff e l’Ajax dei fenomeni
Prima di occuparsi di tattica, Bosz ha avuto un passato da dirigente al Feyenoord. Grazie a questa esperienza ha maturato una skill fondamentale: la comunicazione. Non è un caso se oggi i calciatori recepiscono al volo cosa fare in campo. Negli anni da direttore, inoltre, ha sviluppato la capacità di scoprire nuovi talenti. Vi ricordate l’Ajax che nel 2017 ha perso la finale di Europa League contro lo United? In quella partita c’erano in campo: Onana, de Ligt, Frenkie de Jong e Neres. Tutti giocatori lanciati dall’allenatore olandese quando sedeva sulla panchina dei Lancieri.
Tra le sue esperienze più significative nel 2016 c’è stata quella al Maccabi Haifa. In cinque mesi in Israele ha ottenuto il secondo posto in campionato e la qualificazione in Europa League. Ma non è questo il punto. All’epoca Jordi Cruijff (figlio di Johan) era il direttore sportivo del club. Quindi l’attuale manager del PSV ne approfittava per chiacchierare con Cruijff padre. Si parlava di calcio e non solo. Pensate che le ultime immagini del Profeta del gol in vita sono proprio durante un colloquio con il suo discepolo più fedele, ovvero Bosz.
“Boszball”, la filosofia che fa divertire la gente
Dalle parti di Eindhoven giurano che era dai tempi della Champions vinta con Hiddink che non si vedeva una squadra così forte. Con il termine “Boszball” non si indica solo un modo di giocare a calcio ma anche una filosofia di vita: portare avanti le proprie idee fino al successo.
Tanta gavetta e tanti fallimenti. Bosz ha vissuto delle esperienze deludenti sulle panchine di Lione, BVB e Bayer Leverkusen perché la sua idea di gioco non si sposava con le caratteristiche dei calciatori. Poco importa. L’allenatore, come ha più volte dichiarato nelle varie interviste, non ha intenzione di cambiare il suo approccio: “Mi piace giocare un calcio offensivo che riesca a far divertire la gente”.
La formula vincente prevede un 4-3-3 con interpreti dotati di grande tecnica in ogni ruolo. Non a caso Schouten, mediano ex Bologna, gioca da difensore centrale con il compito di impostare. Terzini e ali, oltre a essere veloci e bravi con i piedi, non devono mai giocare sulla stessa direttrice verticale. Lo scopo è quello di non dare punti di riferimento con dei passaggi lungo linea. In fase di non possesso, invece, viene adottato un pressing feroce con l’intento di recuperare il pallone nell’arco di 5 secondi. Tutto il lavoro, poi, viene finalizzato da Luuk de Jong, autore fin qui di 31 gol in 37 partite fra tutte le competizioni.
Applicare i consigli di Cruijff e adattarli al calcio moderno? In casa PSV è stata trovata la ricetta perfetta per il Calcio totale 2.0. Anzi, per il “Boszball”.