Il PSV Eindhoven fa 17 su 17 in Eredivisie. Solo una squadra ci era già riuscita prima. Proprio lo stesso PSV: stagione 1987-88, con Guus Hiddink in panchina. Ma cosa accomuna la squadra di allora e quella di oggi, oltre il record delle vittorie? La storia del club. Dal legame con la Philips, che dura da più di un secolo, fino al soprannome 'boeren' e a quel seggiolino vuoto nel settore D. Radici mai dimenticate.
La storia
Il PSV che conosciamo oggi era una ex squadra di operai della Philips. Sì, avete capito bene. Stiamo parlando della stessa società che negli anni ha poi ingaggiato giocatori come Koeman, Gullit, Romàrio e Ronaldo il fenomeno. L'anno della fondazione del club è il 1913. Una ricorrenza importante anche per l'Olanda: sono i cento anni d'indipendenza dalla Francia. Così gli impiegati della nota industria Philips, che nasce ad Eindhoven, per festeggiare decidono di dar vita ad una squadra di calcio. Philips Sport Vereniging.
Da qui nasce il soprannome 'boeren' per i tifosi del PSV. La parola olandese in italiano vuol dire 'contadini' e sottolinea proprio l'origine operaia del club. Dal 2005, nello stadio di casa del PSV, c'è un seggiolino che rimane sempre vuoto.
In memoria di Frits Philips, unico figlio maschio di Gerard, fondatore dell'azienda multinazionale. Vicinanza e sostegno al club, ma non solo. Frits guardava le parite in mezzo ai tifosi come lui. Tra i veri 'boeren'. E così il PSV, dall'anno della sua scomparsa, ha deciso di omaggiarlo. Riservandogli quel seggiolino per sempre. Numero 44, fila 22 e settore D.