Seconda presentazione della settimana in casa Juve. Lunedì è toccato a Emre Can, oggi è il turno di Mattia Perin. Consapevolezza e umiltà sono le parole chiave della conferenza stampa con cui l'ex Genoa si presenta alla stampa. E anche un pizzico di naturale orgoglio. Le gerarchie sono chiare, ma la stagione è lunga e lo spazio non mancherà: “Parto svantaggiato, ma questa sorta di competizione farà bene a tutti e due. Wojciech quando ha giocato l'anno scorso ha fatto grandi partite e quindi si è meritato l'eredità di Gigi. Io farò il mio, suderò tutti i giorni in allenamento, quando toccherà a me farò il massimo, ma non spettano a me queste decisioni”.
L'argomento principale è ovviamente la scelta della Juve. Non il posto sicuro, niente comfort zone: “Tutti hanno pensato che io avrei scelto la via più semplice, ma nella mia vita calcistica la vita semplice non l'ho mai avuta. Mi piacciono le sfide, sono competitivo, vengo qui con umiltà per imparare. Mi sto adattando con tranquillità, Claudio Filippi mi sta aiutando a migliorare i difetti che ho e ogni mattina mi sveglio e non vedo l'ora di andare al campo per conoscere le persone e migliorare il mio valore. È vero che avevo parlato anche con altre squadre, ma la Juve è un treno che passa una volta nella vita e io ci sono saltato sopra senza nemmeno pensarci”.
Altro tema d'obbligo: Cristiano Ronaldo. Come si vive nello spogliatoio l'arrivo del portoghese, come lo vive Mattia Perin? “CR7 non me lo aspettavo, ma da una società come questa non mi sorprende tanto aver preso un campione del genere. Sarà bello poter imparare da lui, che è oltre che il più grande giocatore del mondo anche un grande professionista. Ne trarremo beneficio noi e tutto il calcio italiano. Quando ho saputo che sarebbe andato via ho pensato che potesse venire alla Juve, è una delle poche società al mondo che poteva fare questo colpo”.
Parole da juventino, parole da uomo. E l'uomo è cresciuto e maturato anche e soprattutto grazie al suo percorso: “Sono arrivato a pensare che senza gli infortuni non sarei arrivato qui. Non so se mi hanno migliorato o peggiorato come giocatore, ma mi hanno reso una persona migliore. Passare attraverso la sofferenza mi ha dato un equilibrio che prima non avevo, mi ha fatto diventare uomo. Ora sono in una delle più grandi società del mondo”.
Solo un uomo d'altronde poteva concorrere con l'eredità pesante di Gigi Buffon: “Lui è stato il più grande degli ultimi 30 anni, ripetere le sue gesta è impossibile. Ho avuto l'onore di allenarmi con lui e sono certo che sarà un concorrente anche per la Nazionale. Giocherà la Champions con il PSG, una sfida che solo uno come lui poteva accettare a 40 anni”.
A proposito di Champions: "Io mi sono fatto un'idea: penso che sia importantissimo confermarsi in Italia, fondamentale, poi che ci sia l'obiettivo di vincere la Champions non è nascosto. Competizione difficile, tortuosa, ma è un obiettivo che io e i miei compagni e in generale la Juve vogliamo raggiungere. Manca dal '96 e una società prestigiosa come questa ha bisogno di vincere la Champions League". Più chiaro di così...
A proposito, il numero di maglia? "Ho scelto il numero 19 perché non credo tanto ai numeri e alla numerologia. Dovevo scegliere un numero e ho scelto il 19 perché mia figlia è nata il 19 febbraio e ho fatto una scelta di cuore".