È gennaio del 2013. Pepito è ancora ai box alle prese con un infortunio. Qui arriva una sliding door importante: la Viola chiama, gli dà una chance nonostante i problemi fisici. Fiducia e speranza di riavere quel Rossi che aveva incantato in Spagna con la maglia del Villarreal. “La Fiorentina è venuta negli States per convincermi. È stato bello perché ero ancora alle prese con un infortunio”.
Pepito Rossi: "La mancata convocazione al Mondiale mi fece male"
La partita più folle della carriera di Pepito già la conoscete. Quel Fiorentina-Juventus è un pezzo di storia per tutta Firenze: “Dopo tre ore dalla fine c’erano ancora migliaia di tifosi a cantare e festeggiare. C’era gente che piangeva, non ho mai visto una roba del genere. Ancora oggi mi ringraziano”.
Pepito vicino a Mario Gomez. Insieme hanno fatto sognare la Fiorentina, trascinandola a un passo dalla Champions League. “Avevamo un grande rapporto, anche fuori dal campo. C’era rispetto e si vedeva: pensavamo solo a vincere, a far bene per la Fiorentina. Non c’era egoismo. Lui poi è stato un grande bomber: faceva tanti gol. Peccato aver giocato insieme per poco tempo…”.
Di rimpianti ce ne sono. Ma forse quello che ancora oggi non digerisce è legato alla non convocazione al Mondiale del 2014. Qualche mese prima di quell’estate arriva un infortunio al collaterale: Pepito si mette sotto e lavora ogni giorno, riuscendo a recuperare in tempo per partire per il Brasile. Ma alla fine Prandelli lo lascia a casa, preferendo Cerci e Immobile: “Mi fece molto male. Non me lo aspettavo, le cose sono andate nel verso opposto rispetto a quanto era stato detto nei mesi precedenti”.
Forse lì si è spento il vero Pepito. Quello dei 32 gol col Villarreal, quello della tripletta contro la Juventus, quella luce che sembrava illuminare un calcio italiano sempre più buio. Dopo la Fiorentina sono arrivate le parentesi in prestito a Levante e Celta Vigo, poi Genoa, Real Salt Lake e Spal. A luglio 2023 Rossi tira le somme e decide di slacciarsi gli scarpini.
Giuseppe ha imparato a non guardarsi indietro. Pensa al futuro, a ciò che si sta costruendo fuori dal campo. In primis la Pepito Cup, un torneo organizzato a New York tra i fan club di squadre di tutto il mondo. “La prima volta è stato organizzato prima del Covid: c'erano fan club di varie squadre. Abbiamo ricominciato quest'anno, è stata una bella domenica di vero calcio”. Al fianco c’è il podcast che porta avanti: per lui è un modo per sfogarsi. Racconta le sue delusioni, aneddoti e sfumature rimaste nascoste. Ora è tornato a casa, nella sua New Jersey. Vicino alla sua famiglia che aveva lasciato da ragazzino. Il cerchio doveva chiudersi e Giuseppe lo ha fatto nel migliore dei modi.