Il nuovo Barcellona in un aggettivo: «Valioso». Ovvero, coraggioso. Perché pieno di «valentia» è colui che lo ha costruito, pezzo dopo pezzo, talento dopo talento, se giovane meglio: il direttore sportivo Ramon Planes. Capello corto, occhio vispo, carta d’identità leggermente sopra la cinquantina. E’ di Llerida, terzo capoluogo di provincia della Catalogna per popolazione, a 150 chilometri dal Camp Nou, dove si trova la sua «oficina», l’ufficio di lavoro da cui nascono le intuizioni di mercato. Tipo Pedro Gonzalez Lopez, per tutti Pedri, appena diciottenne ma già paragonato a Iniesta per movenze e qualità di gioco. «Ramon! Qui c’è ragazzo formidabile, non ho mai visto nulla di simile» gli dice l’italianissimo Rocco Maiorino, ex Milan e in quel momento ds del Las Palmas.
Lo vogliono in tanti, dall’Atletico Madrid al Betis, anche Boban chiede informazioni per portarlo in rossonero, ma Planes si fionda su di lui con un’insistenza mai vista, evidentemente ancora scottato dal mancato acquisto di Asensio ai tempi del Tottenham per colpa di tempistiche dilatate. «Quando ci vediamo? Quando ne parliamo? Lo voglio, lo prendo». Fatta per cinque milioni di euro, un po' troppi secondo alcuni esperti di date e numeri, perché il giovanotto aveva giocato appena qualche minuto in Serie B spagnola. «Fidatevi di me» sussurrava Ramon, certo di essersi assicurato una pietra preziosa di assoluto valore invidiata da molti, Bayern Monaco su tutti. Il club tedesco ci ha provato in più di un’occasione, prima chiamando direttamente il presidente Bartomeu e poi lusingando l’agente del giocatore. Esattamente il giorno seguente lo storico 2-8 di Champions del 14 agosto, il ds dei bavaresi Salihamidzic contatta l’entourage di Pedri in Facetime. «Sì, siamo felici del risultato ma… vorremmo firmare il vostro assistito». Nada. Altra porta in faccia del Barcellona. «Verrà in ritiro con noi». Per restare in prima squadra e diventare il futuro del club, alla faccia di chi criticava quei 5 milioni spesi.
Pedri è LA scommessa, già vinta. Un’altra, sulla buona strada ma ancora da vincere, si chiama Riqui Puig. Un’altra ancora è il giovane difensore centrale Araujo, «il Pujol del futuro». Questa settimana in Champions, a Kiev, ha debuttato l’ennesimo gioiellino, Oscar Mingueza, 21 anni, in blaugrana da quando ne aveva 7 e capitano della squadra che nel 2018 vince la Youth League. Esordio eccellente e strada in discesa. Da giugno dell’anno prossimo è previsto ne arrivi un altro: Eric Garcia. Il difensore centrale di 19 anni è promesso sposo dei blaugrana e firmerà a parametro zero dal Manchester City. Affarone. Un po’ come lo sono stati Dest (2000) e Trincao (1999) quest'estate, acquisti (50 milioni in due) fortemente voluti da Planes che trasformano questo Barcellona nella squadra blaugrana più giovane degli ultimi dieci anni.
Serio, competente, si fida dei collaboratori che girano per i campi di tutta Europa ma dà il suo ok solo dopo aver controllato di persona. Ramon Planes ha un preciso modello di lavoro, guarda caso italiano: Walter Sabatini. Stessa filosofia futuribile, medesimo, inconfondibile, stile romantico: quando s’innamora di un calciatore fa di tutto per averlo. Ribadiamo il motto: ci vuole coraggio.
Il coraggio di lanciare Pochettino sulla panchina dell’Espanyol quando ancora non era nessuno, il coraggio di puntare su calciatori semi sconosciuti e farli diventare qualcuno, vedi Djené e Arambarri del Getafe ma soprattutto Dudu Aoute, portiere israeliano scovato dal nulla e diventato una delle rivelazioni della Liga. Nell’agosto 2015 la Roma viene a far visita al Barcellona in occasione del Trofeo Gamper e Sabatini convoca Planes nella sua suite d’albergo. La porta si apre e una coltre di fumo esce dalla stanza del ds giallorosso. «Que tal?». Si parla subito di calcio e Planes ha un consiglio da dare al collega. «C’è un ragazzino che sta iniziando a farsi notare, fa la panchina in Argentina, si chiama Lo Celso… dacci un’occhiata!». Sabatini non perde tempo e sotto gli occhi dei presenti inizia a chiamare a destra e a manca per chiedere informazioni in merito. «Com’è? Come lo vedi? Promettente?». Oggi quel Lo Celso gioca nel Tottenham e decide i big match di Premier. L’occhio vispo di Ramon non mentiva, nemmeno allora.