Un 2020 crudele e senza pietà, che non fa sconti in nessun ambito. Il calcio perde un altro pezzo dal forte valore simbolico: è morto Papa Bouba Diop, a due mesi dal suo quarantatreesimo compleanno.
Combatteva da tempo con un brutto male e alla fine non ce l'ha fatta. Il suo nome sarà per sempre legato a quella spedizione mondiale del 2002 in Corea e Giappone, dove per poche settimane riuscì a far sognare la sua nazione, il Senegal.
Il merito fu quello di segnare nello storico debutto iridato della nazionale, peraltro contro la Francia, nella gara inaugurale del torneo. Allora il Mondiale veniva aperto dai Campioni del Mondo, e la Francia vincitrice dell'edizione del 1998 si ritrovò sconfitta per 1-0 dal Senegal, grazie al rocambolesco gol di Papa Bouba Diop.
Difficile spiegare il valore emotivo e sociale di quel gol, simbolo del riscatto di un popolo, riunito nel balletto attorno alla maglia messa in terra nei pressi della bandierina. Sicuramente è una delle immagini indelebili di quel Mondiale, ma non l'unica della sua spedizione: perché segnò anche due gol nel 3-3 contro l'Uruguay che permise al Senegal di passare il turno contro ogni pronostico.
Quel Senegal arrivò fino ai quarti di finale, eliminato dal golden gol di Ilhan Mansiz contro la Turchia, ma il cammino rimarrà per sempre nella storia di questo Paese. Così come il nome di Papa Bouba Diop, una leggenda per il Senegal, emblema del riscatto e del grande sogno di 18 anni fa, portato via da questo anno maledetto.