Il futuro del Palermo è nelle mani di Dario Mirri. L'imprenditore palermitano, che domenica ha salvato il club rosanero dalla penalizzazione versando i soldi necessari per il pagamento degli stipendi, da qui al 13 marzo avrà una prelazione nella trattativa per la cessione delle quote del club, attualmente in mano a Rino Foschi e Daniela De Angeli. Una fase di passaggio perché da qui al prossimo mese il Palermo avrà bisogno di certezze e non di un'altra pezza a livello economico, motivo per cui Mirri si è mosso in prima persona con alle spalle imprenditori italiani pronti ad entrare nel club.
Il nome che più ha fatto rumore è quello di Enrico Preziosi. Il presidente del Genoa, infatti, è uno degli imprenditori che ha parlato con Mirri per capire la situazione del Palermo: "Inutile nasconderlo - ammette Mirri in una conferenza stampa convocata a Palermo - Preziosi è uno di quelli che ha mostrato passione ed interesse, ma non so se sarà lui o qualcun altro ad entrare in società". Un fatto già preventivato visto che Preziosi, essendo già presidente di un club di Serie A, non può avere un secondo club in massima serie. Sullo sfondo c'è la possibilità che a rilevare il Palermo sia un imprenditore a lui vicino, con la regia dell'ex amministratore delegato Rinaldo Sagramola, amico della famiglia Mirri e persona che sta valutando i numeri del Palermo.
"Abbiamo fatto richiesta di avere accesso ai numeri - aggiunge Mirri - Entro oggi li avremo in mano. Il Palermo è appetibile in base ai debiti. Se il Palermo ha trenta milioni di debiti, il Palermo è appetibile tanto meno trenta milioni. C'è un diritto di opzione, abbiamo la possibilità, condivisa con Foschi e De Angeli, di aver accesso ai documenti e di acquisire le quote noi o chi per noi le quote entro il 13 marzo". Una data significativa per il Palermo che entro quel giorno dovrà avere in mano certezze economiche, o attraverso gli imprenditori italiani con Preziosi intesta o il gruppo americano York. D'altronde Mirri non chiude a nessuno, il Palermo sarà di chi vorrà il bene della società.
Giovanni Mazzola