Da Brady e Durant all’Atalanta: Steve Pagliuca e il sogno nerazzurro
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Data: 20/02/2022 -

Da Brady e Durant all’Atalanta: Steve Pagliuca e il sogno nerazzurro

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Il neo-partner di Percassi ha una storia italiana e ama lo sport: dall’Anello allo scudetto?
Il neo-partner di Percassi ha una storia italiana e ama lo sport: dall’Anello allo scudetto?

Uomo d’affari. Filantropo. Appassionato sportivo. Manager di successo. Con alle spalle una dinastia tutta italiana. Il cognome non è nuovo per gli sportivi del nostro Paese, ma Stephen (o Steve, più semplicemente) Pagliuca non ha nessuna familiarità con il portiere che la Serie A conosce bene.

 

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È nato a Brooklyn e si è fatto da solo nella più classica delle tradizioni del sogno americano. Ma soprattutto, il nuovo “socio” dei Percassi e dell’Atalanta sa bene cosa significhi essere parte del mondo dello sport. Nel 1989 entra nel settore del private equity ed è co-presidente di Bain Capital, il fondo principale di questa operazione. Ma soprattutto, dal 2002 fa parte della cordata di azionisti che regge i Boston Celtics, storica franchigia della NBA americana che vede nella direzione anche James Pallotta, ex numero uno della Roma.

Ma come funziona la proprietà di una squadra della National Basketball Association? La franchigia è di proprietà della “Boston Basketball Partners L.L.C.”, un gruppo di investimento privato creato proprio per l’acquisizione della squadra. Nel Consiglio direttivo e tra i membri di maggiore rilevanza proprio Steve Pagliuca. I Celtics hanno da sempre una forte connotazione europea e di per sé rivoluzionaria: negli anni ’50 e ’60, quelli della dinastia dell’ebreo Auerbach e di Bill Russell (primo afroamericano a fare la storia in NBA), sono stati la franchigia di riferimento per il basket americano e mondiale. Sostenuti da una comunità sempre presente, inclusiva, che affacciava sull’oceano e ambiva a vincere ogni stagione. Tanti talenti passati dai Celtics, uno su tutti Ray Allen, considerato come uno tra i più abili tiratori da tre punti nella storia della pallacanestro. L’acquisizione della maggioranza della Dea, rappresenta l’ennesima dimostrazione di come un altro grande colosso americano decida di investire nella Serie A italiana

 

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Dal sogno Durant al progetto Atalanta 

Alla proprietà arrivata nel 2002 con Pagliuca, però, non sempre è riuscito vincere. Qualche ottima stagione qua e là e l’acuto splendido del 2008, quello dell’ultima vittoria del campionato NBA. Pagliuca e soci sono stati i primi a sdoganare nel campionato americano il concetto dei “Big 3”, poi ripetuto negli anni quasi ovunque fino ad arrivare ad oggi. Con questa espressione, nota a tutti all’incirca dal 2010, quando Miami scelse di aggiungere a Wade e Bosh anche LeBron James, si intende la decisione da parte di una franchigia di costruire la propria squadra affidandosi ad un trio di grandi giocatori. La società fu abile a mettere insieme tre tra i migliori giocatori di quegli anni per portare il titolo nuovamente a Boston a più di vent’anni dall’ultima volta. Dal 2008 a oggi qualche buona apparizione, un paio di vittorie sfiorate e la necessità di costruire sempre un gruppo vincente.  

 

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Pagliuca non è immune da “colpi” geniali quanto inaspettati: nel 2016, l’italo-americano provò a strappare alla concorrenza il talento di Kevin Durant, stella NBA, facendosi aiutare da Tom Brady, campione del Football e influente con gli sportivi americani. Ma senza successo: KD scelse San Francisco e quindi i Golden State Warriors vincendo poi anche due titoli. L’Atalanta è la prima occasione sportiva del fondo americano fuori dai confini: investire sullo stadio, portare la Dea fuori dai confini nazionali, sfruttare al meglio l’onda lunga delle ultime eccezionali stagioni sono tra gli obiettivi del futuro immediato. Vincere lo scudetto? È complicato quanto vincere un Anello in NBA, ma sognare non costa nulla.

A cura di Gennaro Arpaia e Francesco Marra Cutrupi



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