Un ricordo, un emozione, un brivido, un campione senza tempo. In due parole, Johan Cruijff, il pittore più estroverso e carismatico della corrente artistico-calcistica degli anni '70. Il campo di calcio come tela, i suoi delicati piedi come pennelli e un talento tutto da dipingere. Tre Palloni d'Oro, tre Coppe dei Campioni, nove campionati olandesi, uno spagnolo, una Coppa Intercontinentale e tanti altri trofei incastonati in una bacheca da mille e una notte. Gol, magie e prodezze, successi e trionfi, tutti figli di una classe immensa che non tutti hanno potuto ammirare da vicino.
Uno dei più fortunati è Franco Causio, avversario di Cruijff sia nella finale di Coppa Campioni del 1973, persa dalla Juventus contro il grande Ajax, sia in Nazionale quando l’Italia sfidò la grande Olanda nel 1974. “Dispiace sempre quando viene a mancare qualcuno - commenta Causio ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - per tutto il mondo del calcio è sicuramente una grave perdita. Lui è stato uno dei più grandi giocatori del mondo. Ma anche da allenatore fu uno dei migliori. Della finale di Coppa Campioni ricordo che venimmo battuti dal giocatore e dalla squadra più forti in assoluto”.
Un altro rivale fu Filippo Galli che con il suo Milan sconfisse l’olandese nella finale di Coppa Campioni del 1994, quando Cruijff allenava proprio i blaugrana. Per l’ex difensore rossonero Johan era qualcosa di più di un campione: “Se ne va un maestro, colui che ha contribuito a cambiare il calcio" sottolinea Galli a GianlucaDiMarzio.com. "Ha propagandato negli anni un certo tipo di idea calcistica, molto legata ad una concezione propositiva dell’azione offensiva. Era davvero un riferimento un po’ per tutti, un vero modello da seguire”.
Nella stessa partita giocò anche Christian Panucci: “Provo una grande tristezza perché credo sia uno degli uomini che ha cambiato il calcio" ricorda ai nostri microfoni. "Un calcio totale di una bellezza immensa, Quando l’ho sentito alla radio è stato un momento davvero triste. Ovviamente il primo ricordo che ho di lui è di quella finale di Coppa Campioni. Lui al tempo mi chiamava “il ragazzino” perché in mezzo a tutti i campioni del Milan non ricordava il mio nome ed ero obiettivamente l’ultima ruota del carro. Poi l’anno scorso quando lo incontrai su un campo da golf mi ricordo ridemmo insieme di questa cosa”.
Un ricordo commosso ed emozionante sgorga anche dalle parole di Andrea Orlandini che, in maglia azzurra, fu costretto a marcare Cruijff nel 1974 a Rotterdam. Il ricordo dell’ex centrocampista di Fiorentina e Napoli è curioso e molto toccante: “E’ un grandissimo dispiacere. Eravamo quasi coetanei. Io del ’48 lui del ’47. Quando mi hanno chiamato oggi mi è dispiaciuto davvero tanto. Non sapevo fosse malato. Io l’ho incontrato una volta in campo - sottolinea Orlandini a GianlucadiMarzio.com - giocavamo a Rotterdam con la Nazionale e avevo il compito di marcarlo. Se ripenso a quella partita diciamo che il primo tempo l’ho vinto io perchè sono riuscito a fermarlo. Nel secondo invece ha vinto lui perchè è uscita fuori tutta la sua classe, la sua sveltezza. Credo davvero sia stato uno dei più grandi di tutti i tempi. In campo era una gazzella. Bisognava partire prima per prenderlo. E’ davvero una grave perdita per il mondo del calcio sia in campo che da allenatore”. Nel ricordarlo, Orlandini racconta anche un curioso retroscena di mercato di quasi 30 anni fa: “Ricordo ancora l’ultima volta che l’ho incontrato. Era il periodo in cui facevo il dirigente alla Fiorentina, andai a trovarlo perché avevamo voglia di prendere Lineker che era un po’ ai margini di quel Barcellona. Parlai con lui, provammo a prenderlo, ma alla fine purtroppo non se ne fece nulla”.
L'ultimo toccante ricordo ce lo regala Daniele Massaro, che ricorda ancora come se fosse ieri la splendida finale di Coppa dei Campioni del 1994 che lo vide protagonista proprio contro il Barcellona allenato da Johan Cruijff: "Era il mio idolo da ragazzo. Avevo i capelli come lui e giocavo con il 14 come lui. Prima della finale del '94 gli chiesi l autografo e un abbraccio alla fine della partita. Ho avuto la fortuna poi di giocare con il suo clone Marco Van Basten, tutto questo mi provoca una profonda tristezza". Ricordi indelebili, pensieri che non sbiadiranno mai, proprio come la figura di Johan Cruijff, il profeta del gol che ha cambiato per sempre il modo di vedere il calcio.
A cura di: Ernesto Branca e Marco Juric