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Data: 29/05/2021 -

Alle origini di Kanté, antidivo fin da bambino: “Non parlava mai, pensavamo fosse muto”

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N'Golo Kanté raccontato da chi lo ha visto crescere: macchine usate, monopattini e coppe schivate. Un personaggio unico. Impossibile non innamorarsene
N'Golo Kanté raccontato da chi lo ha visto crescere: macchine usate, monopattini e coppe schivate. Un personaggio unico. Impossibile non innamorarsene

Nella vita è esattamente come in tv: sorridente, semplice, timido. Anche troppo”. A tal punto da stare sempre in disparte durante i festeggiamenti: “Gli dovevi mettere la coppa in mano, sennò quasi si nascondeva”. Stella in campo, riservato fuori. Antidivo per antonomasia. Dalla periferia di Parigi al tetto del mondo, N’Golo Kanté non è mai cambiato: “È stato con noi dai 9 ai 18 anni. Lo abbiamo visto crescere e prendere il volo, ma caratterialmente è rimasto lo stesso”, racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com Sylvain Porthault, il presidente del JS Suresnes, la squadra di Rueil-Malmaison (località che si trova a una mezz'ora dal centro di Parigi) dove Kanté ha iniziato a giocare a calcio. “È sempre stato piccolo di statura, i club professionisti lo scartavano per questo. Sai, i giovani promettenti già a 12-13 anni sono nelle migliori squadre nazionali, lui è rimasto con noi fino a 18 anni. Avrebbe potuto smettere di crederci, e invece…”.

 

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Credits Photo: JS Suresnes

 

Da beniamino a esempio per i bambini del Suresnes: “N’Golo Kanté era più piccolo anche di tutti i suoi coetanei, eppure noi lo mandavamo sempre con i più grandi, anche di due anni, perché in campo era una forza della natura, uno spettacolo. Qui allo stadio venivano in tanti per vederlo giocare la domenica. Era diventato un beniamino di questa gente e ora che è lontano è un modello e un esempio per tutti i nostri giovani calciatori. Siamo fieri di questo soprattutto perché non c'è modello migliore di lui. Sfondare nel calcio è difficilissimo, è molto più importante che i ragazzi imparino a comportarsi bene. Noi vogliamo aiutarli a crescere umanamente e insegnarli a coltivare i propri sogni, attraverso l’educazione e l’umiltà”. Con l’esempio di Kanté è più facile: “N’Golo da adolescente non ha mai abbandonato gli studi: quando andò a Boulogne prese un diploma in ragioneria, dopo la maturità. Non era sicuro di poter vivere grazie al calcio. Per questo si era tenuto aperta un’altra strada. Guarda dov’è ora…”.

  

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Credits Photo: JS Suresnes

 

“ALL’INIZIO PENSAVAMO FOSSE MUTO…”

 

Un giocatore imprescindibile. Un bambino d’oro che Pierre Ville, segretario ed ex presidente del Suresnes, ricorda così: “Noi all’inizio pensavamo fosse muto: non rispondeva mai. Gli parlavamo, lui ti guardava con quegli occhioni, e non diceva nulla. Al massimo faceva un cenno. Ci chiedevamo se avesse capito, poi all’allenamento successivo metteva in pratica quello che gli avevamo detto”. Intelligenza raffinata. Devastante in campo, timido fuori: “Mi ricordo che quando vincevamo i trofei per lui festeggiare era quasi motivo di imbarazzo. Vedevi tutti i ragazzi saltare con la coppa e poi un piccolino in disparte. Vi ricordate i festeggiamenti della nazionale francese dopo la vittoria nel mondiale? Se non fosse stato per Nzonzi, Kanté non avrebbe neanche toccato la Coppa del mondo”.

  

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Credits Photo: JS Suresnes

 

“CHE RISATE QUANDO SI PRESENTÒ CON QUELLA MACCHINA”

 

Pierre Ville, oltre che essere stato un suo dirigente, è stato un vero e proprio consigliere di N’Golo: “Quando era a Boulogne aveva 19 anni e iniziava a guadagnare stipendi alti. Agli allenamenti continuava ad andare in monopattino o a piedi, ma gli dicevamo che avrebbe avuto bisogno di una macchina. Allora iniziammo a dargli qualche consiglio: lui ci diceva di volere una Clio (scoppia a ridere, ndr). Noi gli dicevamo ‘Dai N’Golo ti puoi permettere anche di meglio, mica una Ferrari, ma cercane una più bella, più comoda’. Ci sembrava di averlo convinto. Qualche settimana dopo tornò a visitarci con una Mégane Scenic. Mi fece fare un giro, entrai e guardai il quadro: 110.000 km. Era usata: che risate ci siamo fatti. E guardate che fino a pochi giorni fa usava una Mini Cooper, sempre di seconda mano, che aveva comprato nel 2015. N’Golo è così, non se ne fa nulla del lusso e dello sfarzo. Lo schiva”.

 

“QUELLA SFIDA DI PALLEGGI…”

 

Ho avuto giocatori a cui ripetevo le stesse cose per anni, senza vederli migliorare. Con N’Golo bastava dirgli una cosa e la riproduceva subito, racconta Piotr Wojtyna, responsabile del settore giovanile del Suresnes. Quando aveva 12 anni facevamo dei test di palleggi: con il sinistro lui non era ancora bravo. A fine stagione gli dissi ‘Hey, hai due mesi di tempo per imparare a fare 50 palleggi con il destro, 50 con il sinistro e 50 di testa, di seguito’. Mica ero serio. Quando ci ritrovammo, due mesi dopo, mi disse ‘Guarda’, e li fece subito davanti ai miei occhi. Era unico, ma non per il record, perché a quell’età c’erano ragazzi già capaci di fare 50 palleggi. Lo racconto per far capire quanto fosse competitivo già a 12 anni”. Doti uniche, che in pochi osservatori avevano notato. Colpa della statura: “Un giorno uno scout di una squadra di Ligue 2 venne a vedere una partita: gli dissi ‘Guarda N’Golo Kanté. Fai un affare: corre, è instancabile e ha una mentalità da campione’. Mi rispose ‘No, è troppo piccolo. Che me ne faccio’. Non vorrei essere lui oggi…

 

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Credits Photo: JS Suresnes

 

Francesco Missana (di origini friulane) è stato un delegato della prima squadra del Suresnes, e ora è archivista e uomo simbolo del club. N’Golo Kanté per lui è uno dei ricordi più belli: “Io ho scritto gli inni del nostro club: quando ha vinto il mondiale ho cambiato le parole e ho messo pure N’Golo nel testo. Se lo merita”. Un ricordo su tutti: “Nei periodi di Ramadan era intransigente: gli sportivi in quel periodo possono alimentarsi o bere anche nelle ore in cui c’è il sole. Ma N’Golo non voleva: veniva ad allenarsi a digiuno ma non te ne accorgevi minimamente. Correva come un treno, come sempre”. A Suresnes Kanté è esempio, modello, star (ma guai a dirglielo).  “Grazie a N’Golo ci siamo resi conto che facciamo un lavoro splendido: siamo fieri di averlo accompagnato verso il mondo dei grandi”, racconta Tomasz Bzymek, direttore tecnico.

 

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Il campo del JS Suresnes, dov'è cresciuto N'Golo Kanté

 

 

Cresciuto a Rueil-Malmaison, dove ha spiccato il volo. Già campione del mondo, ora col suo Chelsea ha vinto anche la Champions da protagonista assoluto. Ma solo in campo. Se non fosse stato per i suoi compagni, la coppa non l'avrebbe toccata neanche stavolta.

N’Golo Kanté: ritratto dell’antidivo per antonomasia. Da Parigi al tetto del mondo: ha già toccato le stelle ma non se ne fa di nulla. Gli basta una macchina usata.  



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