Una storia struggente e toccante quella raccontata da Victor Osimhen attraverso i canali ufficiali del Napoli. Ma, per fortuna, il suo racconto ha un lieto fine che si chiama Serie A. Cresciuto in un ambiente molto umile, Osimhen ha sempre dovuto lottare, sin dalla tenera età. "Sono nato e cresciuto a Lagos, in un posto chiamato Olusosun. E' stato molto difficile per me. Mia madre è mancata quando ero piccolo, tre mesi dopo mio padre ha perso il lavoro. E' stato un periodo molto difficile per me e i miei fratelli e sorelle, dovevo vendere acqua nelle strade trafficate di Lagos per poter sopravvivere, tagliare l'erba e fare commissioni per altre persone. Vengo da un luogo in cui non c'è speranza, dove nessuno ti dice di credere in te".
L'unica occasione per uscire da quella condizione diventa quindi inseguire un pallone. "Faccio tutto questo perché credo che il calcio sia l'unica speranza per me e la mia famiglia, per poter vivere una vita dignitosa. Se avessi chiesto alle persone del luogo ti avrebbero detto che non sarebbe uscito nulla di buono dalla famiglia di Victor. Ho imparato a non abbattermi e a credere in me stesso. Ho visto mio padre faticare nella vita. Penso che questo mi abbia insegnato molto durante la crescita".
Cresciuto guardando giocare il suo idolo Didier Drogba, Osimhen ne vuole ripercorrere le orme. "E' stato un esempio per me. Un giorno mi stavo allenando e mia zia mi ha chiamato e mi ha detto che le ricordavo Drogba. Sono andato a vedere e mi sono innamorato del suo modo di giocare e del tipo di persona. Da quel momento vedere giocare Drogba ha avuto un impatto importante sul mio futuro, mi ha aiutato molto".
"Se qualcuno mi avesse detto tre anni fa che avrei giocato in una delle squadre più importanti al mondo non ci avrei creduto. Ora credo che nulla sia impossibile. Il mio sogno? Vincere il premio per il miglior calciatore africano dell'anno". Ha concluso.