“Insigne è un patrimonio del Napoli e devo riuscire a trasmettergli fiducia” aveva detto Gennaro Gattuso quasi un anno e mezzo fa, quando veniva presentato. La sua squadra se l’era immaginata nei giorni in cui si preparava a sostituire Carlo Ancelotti. Lo strappo col passato era tutto lì, nella centralità da dare al capitano. Una scelta che il tempo ha legittimato, perché Insigne adesso è a 17 reti segnate, una sola dal suo record in campionato. Non sono mai trascorse più di tre partite senza trovare il gol.
Si era detto che dal dischetto gli tremavano le gambe, dopo il rigore sbagliato in Supercoppa. O anche che nelle gare decisive non facesse risaltare a dovere le proprie qualità. Il modo in cui ha indirizzato il risultato nella vittoria contro la Lazio sembra proprio una risposta. Freddo dagli undici metri, pregevole con quel pallonetto che avrebbe fatto esplodere il Maradona, se ci fosse stato il pubblico sugli spalti. Prodezze così non si vedono tutti i giorni, dopotutto. All’andata mancava per squalifica: la protesta fuori luogo a San Siro gli era valsa l’espulsione. Il Napoli aveva risentito della sua assenza, stare fuori gli è servito a capire il peso delle proprie responsabilità, come leader non solo in campo ma anche nello spogliatoio.
Quattro squadre in tre punti: la corsa Champions è più aperta che mai e neppure il Milan, al secondo posto, può dirsi al sicuro, quando mancano sei giornate alla fine del campionato. Il Napoli può contare su un Insigne in formato Europa, che spinge la squadra nella rincorsa (almeno) al quarto posto. Ancora poche settimane, poi cambieranno le sfumature. Il filo conduttore non è rosso perché sempre di azzurro si parla, quello della Nazionale. È il numero 10 dell’Italia di Roberto Mancini, un altro allenatore che ha deciso di affidarsi a lui. La sua prossima missione è riuscire a dare un contributo così importante, come quello che riesce a dare per la squadra della sua città, anche per il suo Paese.
Nel 2016 giocò soltanto tre scampoli di partita sotto la gestione di Antonio Conte. E fu una Nazionale che fece sognare, unità nelle difficoltà, compatta per eliminare le proprie lacune. Stavolta è diverso. L’Italia fa calcio, è offensiva ma solida, valorizza la tecnica. In un contesto simile, impossibile fare a meno di Lorenzo Insigne. Gattuso l’ha sostenuto dal primo giorno in cui ha messo piede a Napoli e, per il momento, mai fiducia fu meglio ripagata.