La festa grande é al fischio finale, ma già prima Napoli si era trasformata in una provincia di Buenos Aires. Una celebrazione continua fin dalle prime ore del giorno, un’onda bianca e azzurra, colori che ricordano Napoli ma che per una volta volano fino in Sudamerica.
L’organizzazione era cominciata tre giorni fa: la voglia della comunità Argentina in Italia di festeggiare insieme era forte, tanto da pensare di riunirsi in un solo posto: Napoli, ovviamente. E sono arrivati da ogni posto d’Italia, anche d’Europa: Germania, Spagna, Svizzera. In treno o aereo, tutti a Napoli per poter giocare insieme la partita anche fuori dal campo.
A due ore dal fischio d’inizio, gli argentini hanno raggiunto quasi ogni angolo della città: epicentro è stato il Largo Maradona, sotto al murales dedicato a Diego, ma anche gli altri quartieri hanno preso la forma e il colore di Buenos Aires. Alle 18.54 l’esultanza più grande: dai quartieri spagnoli fino al centro storico, gli argentini di Napoli non hanno avuto più freni. Il rigore di Montiel è il tappo dell’esultanza, i fumogeni sono già pronti all’accensione e negli occhi c’è la 10 di Messi che alza al cielo di Doha la Coppa del Mondo.
In tanti hanno chiamato i parenti in Argentina, la festa napoletana ha visto protagonisti anche i tifosi azzurri che avevano aperto le porte della città ai sudamericani arrivati nel weekend. Nel 1986 Maradona era stato bravo a vincere il Mondiale e poi lo scudetto a Napoli, i napoletani si augurano che l’onda lunga del successo argentino possa valere anche per questa volta. L’asado, nel frattempo, si mischia al ragù, le pizze diventano empanadas e il vino sa trasformarsi in mate. Non c’è più limite alla geografia e nemmeno alla festa: perché un pezzo di Coppa sarà anche di Napoli, ancora una volta.