Dopo il suo addio alla Juventus, Alvaro Morata ha attraversato momenti non sempre semplici in campo; il ritorno a Madrid non gli ha dato la certezza di un posto da titolare e nemmeno dopo il trasferimento al Chelsea l’attaccante spagnolo è riuscito a dare il massimo. La stagione passata, in particolare, ha portato il giocatore ad avere una serie di problemi anche fuori dal campo che ha dovuto superare grazie al sostegno della famiglia. In un’intervista a cuore aperto a El Mundo, lo stesso Morata parla quindi della sua rinascita e degli ultimi mesi vissuti a Londra: “Dopo non essere andato al Mondiale ho pensato che la convocazione con la Spagna dello scorso settembre fosse più un premio che altro. Mentalmente non ero pronto per competere come avrei dovuto, però tornare a vestire quella maglia e rivedere i miei amici… Oggi sono più cosciente del perché sono qui. A settembre comunque la cosa importante non era giocare ma tornare a stare in questo gruppo. Oggi è differente perché ho più fiducia e sono molto contento”.
“Dalla stagione scorsa ho imparato molte cose - continua lo spagnolo - è stato un anno molto difficile. Me ne sono andato di casa per poter giocare il Mondiale e alla fine sono rimasto senza nazionale e da queste cose poi soltanto imparare nonostante siano dure da vivere. Con l’arrivo dei miei figli poi ho imparato a controllare le emozioni sia negative che positive. Oggi sono una persona felice soprattutto fuori dal campo, lontano dal calcio. Quando gioco invece mi piacerebbe esserlo di più e per questo devo segnare i gol che sono ciò che mi rende contento. Nei mesi scorsi ho parlato di difficoltà, ma ho detto che la mia non era depressione anche se vivevo molto male. Quando sono arrivato a Londra ho segnato sette gol in sette partite e i tifosi gridavano mio nome, la gente mi amava. Poi mi sono infortunato e ho sbagliato a giocare con il dolore”.
E ancora: “Il mio livello di tensione era altissimo e lo pagavo con gli arbitri, con gli avversari e non solo. Non volevo parlare con nessuno fino a quando mia moglie mi ha detto: ‘Stai sbagliando, non è questa la strada giusta’. Io mi arrabbiavo e pensavo che anche lei fosse contro di me. I calciatori alla fine hanno gli stessi problemi di tutti. Forse di più, perché molte volte il denaro e la fama possono arrivare ad essere un problema. C’è molta gente che pensa che la nostra vita sia invidiabile e che abbiamo più privilegi di altre persone. Ma a volte i soldi ti possono portare problemi, quelli che ho avuto io. Persino con la tua stessa famiglia, e di questo la gente non si rende conto”.
“Il denaro ti aiuta, ovvio, però ti può togliere molte cose perché nell’ambito economico i calciatori spesso non hanno esperienze e con l’età che abbiamo dobbiamo anche pensare ad aiutare un amico che ha preso la decisione sbagliata nella sua vita; magari siamo noi a doverlo salvare. Ma se poi lo hai lo fai una volta lo devi fare due, poi tre… E anche se tu i soldi li hai sono brutte situazioni. Instagram, per esempio, mostra una falsa felicità - continua il calciatore del Chelsea - ci sono giorni in cui sei triste e metti un’immagine felice che davvero non riflette come ti senti in quel momento. Anche questo ci fa perdere valore perché quello che conta sono i contratti pubblicitari… Poi ci sono i giorni liberi in cui magari vai a bere una birra perché sei giovane e perché vuoi fare così e ti ritrovi con 300 cellulari al tuo fianco con persone che vogliono una foto con te”.