Magari la qualità del calcio, quando in campo scendono le nazionali, non è paragonabile a quella dei club. Eppure, quel legame così forte fra la dimensione sociale e sportiva, intensificata dall’atmosfera magica dei Mondiali, regala storie senza eguali. Ne abbiamo selezionate cinque: la voglia di riscatto dell’Arabia Saudita, la crescita di un movimento per l’Islanda, la riscossa dell’Egitto di Salah, la prosecuzione di un sogno per Panama e la qualificazione polemica del Marocco.
ARABIA SAUDITA
Una federazione che storicamente non ha molta pazienza con gli allenatori. Li prende vincenti, o quantomeno abituati a lavorare con i campioni, e vuole dei risultati. Una tradizione che iniziò negli anni Ottanta, quando fu chiamato Mario Zagallo (vincitore dei Mondiali da giocatore e da allenatore col Brasile) a guidare la nazionale saudita. Così è stato quindi con Parreira, Rijkaard, van Marwijk e Bauza. Stavolta, per i Mondiali di Russia, c’è Juan Antonio Pizzi che riuscì a beffare l’Argentina di Messi ai calci di rigore nella Copa America Centenario, alla guida del Cile. Inoltre, c’è tutta la voglia di riscattarsi agli occhi del grande pubblico, che della nazionale di calcio dell’Arabia Saudita perlopiù ricorda la tremenda sconfitta 8-0 subita alla fase a gironi nel 2002 dalla Germania, nell’edizione giocata in Giappone e Corea del Sud.
ISLANDA
La politica di valorizzazione dello sport sta producendo i dividendi sperati. Al di là di tutti i rapporti matematici clamorosi tra sportivi e popolazione attiva, l’Islanda si sta confermando tra le realtà più belle del calcio europeo e proverà a fare il grande salto ai prossimi Mondiali. Prima l’incredibile qualificazione agli Europei, coronata da una sconfitta ai quarti di finale contro la Francia dopo aver eliminato l’Inghilterra; poi un’altra qualificazione anche più prestigiosa perché arrivata da capolista in un girone con Turchia e Croazia. Quest’ultima però è riuscita comunque a conquistare un pass agli spareggi e si ritroveranno nel girone insieme ad Argentina e Nigeria. Ma mai dire mai, quando si può contare sulla carica della geyser dance e su una delle divise più belle dei Mondiali.
EGITTO
In ambito continentale, sono poche le squadre così vincenti. Le sette coppe d’Africa conquistate ne sono un chiaro simbolo. Ma ai Mondiali è diverso, la qualificazione è più difficile da conquistare. La partecipazione a questa competizione mancava dal 1990 e dopo sei edizioni di assenza, l’Egitto torna a far parte delle 32 squadre che si giocano la coppa più prestigiosa del mondo calcistico, con Hector Cuper alla guida. Il condottiero in campo è – e non poteva essere altrimenti – Mohamed Salah, che dopo aver demolito i record della Premier League, conta di recuperare al meglio dall’infortunio per aiutare la propria nazionale. Quella che lui ha preso per mano e lanciato ai Mondiali, all’ultimo minuto di recupero, battendo il rigore decisivo contro il Congo.
PANAMA
Tra le favole di questo Mondiale, è forse la più bella. Sarà perché il calcio non è tra gli sport più popolari del paese, come baseball e boxe. O perché è il loro primo Mondiale di calcio, per una nazione che è ricca di significati mistici: lì, a fare da congiunzione tra il Nord e Sudamerica. Per non parlare di come il Panama sia arrivato a qualificarsi, grazie alla contestuale clamorosa sconfitta degli Stati Uniti e la rimonta pazzesca sulla Costa Rica. Gente in strada a festeggiare, con tanto di telecronista che si lasciò prendere fin troppo dall’entusiasmo. Una qualificazione, peraltro, arrivata nell’ottobre dell’anno scorso, pochi mesi dopo l’uccisione di Amilcar Henriquez, centrocampista della nazionale freddato a colpi di pistola all’uscita di casa. “Qualificarci per i Mondiali è il sogno più grande che abbiamo, tutti noi lo desideriamo” disse il giocatore qualche settimana prima del suo omicidio. E i suoi compagni avranno un motivo in più per farsi valere in Russia.
MAROCCO
L’ultima presenza ai Mondiali del Marocco risale all’edizione di Francia del 1998. Vent’anni dopo, l’obiettivo è stato centrato. Ma a rendere ancora più eclatante la qualificazione sono state le polemiche che sono seguite all’ultima partita, decisiva, contro il Gabon. Infatti, Aubameyang e compagni hanno accusato i marocchini di averli avvelenati con del succo d’arancia avariato servito lo stesso giorno in cui si è disputata la partita, finita 3-0 per il Marocco. Lo stesso c.t. gabonese, Camacho, disse: “È sospetto che metà dei miei giocatori abbiano riscontrato lo stesso problema intestinale”. Anche l’attaccante dell’Arsenal aveva mosso delle accuse, e puntuale era arrivata la risposta di Benatia: “No, il succo era buono. Forse era il tè ad essere andato a male”. Al campo l’ultimo verdetto.