Matematica, il Barca e il sogno Mondiale. Udinese, alle origini di Molina
Intervista al dirigente dell’Elche, Jorge Raffo che ha scoperto il terzino dell’Udinese, Nahuel Molina
Volere è potere. Specie se hai talento, fisico e determinazione per raggiungere quelli che sin da bambino sono sempre stati i tuoi obiettivi.
“Il primo ricordo che ho di Nahuel Molina è quando lo vidi arrivare al centro sportivo La Candela. Un ragazzino di 10 anni convinto a separarsi dalla famiglia per realizzare il sogno di giocare a calcio, la sofferenza della madre che mi disse in lacrime: “Io glielo lascio perché so che qui sarà felice”, e l’emozione del padre che fa l’allenatore e iniziava a vedere realizzarsi il proprio sogno di avere un figlio calciatore”. A parlare a Gianlucadimarzio.com è Jorge Raffo, per tutti Coqui, attuale responsabile del settore giovanile dell’Elche, nonché colui che si può considerare lo scopritore dell’attuale terzino dell’Udinese. “Ero sicuro che avesse le potenzialità per arrivare a giocare un Mondiale. Maradona alla sua età diceva che sarebbe diventato campione del mondo e Nahuel era convinto che gli sarebbe potuto capitare. Ora tocchiamo ferro, non vorrei portargli sfortuna in vista di Qatar 2022”.
Il progetto Barcellona e il mancato trasferimento
Dirigente argentino con un passato da attaccante anche in Belgio, Raffo ha lavorato nello Shakhtar Donetsk, nel Boca Juniors ed era a capo del progetto del Barcellona in Argentina. “Laporta, Soriano e Begiristian volevano riprodurre la Masia in altri Paesi dando ai ragazzi argentini una metodologia di allenamento europea. Come era stato fatto con Messi. Nel 2006 è iniziato il progetto di ricerca dei giovani argentini. Dovevamo arrivare ai migliori prima della concorrenza e dovevamo offrirgli un progetto completo con uno sguardo al futuro”. Tra i tanti giovani visionati in ogni provincia c’era anche Molina. “Lo abbiamo visto in una prova tra 500 ragazzini a Rio Tercero nella provincia di Cordoba, nel centro sportivo del club Fitz Simon, e immediatamente lo abbiamo portato a Buenos Aires, ma lo volevano anche Boca e River”.
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Nella scelta del progetto blaugrana che consisteva anche nella selezione ogni anno dei migliori, che poi avrebbero viaggiato in Spagna per essere visionati direttamente dal Barca, un ruolo determinante lo hanno avuto proprio i genitori di Molina, Hugo e Lelia: “Mi hanno creduto, io non volevo solo che diventasse un grande calciatore, ma che ricevesse uno studio di alta qualità. Sapevo che mi stavano affidando il tesoro più importante della loro famiglia e per me era un impegno enorme. Per questo decisi che tutti questi ragazzi studiassero presso l’istituto Don Bosco dei salesiani, miglior collegio della regione, dove avevo studiato anche io”.
Dalla provincia di Córdoba ai primi voli in aereo in Catalogna. Per tre anni Nahuel ha sempre viaggiato e sarebbe stato anche il primo a essere tesserato dal club blaugrana. “Aveva 12-13 anni, ma la sua famiglia preferì farlo restare in Argentina. Nahuel aveva convinto l’allora dirigente Alexanco dopo averlo visto all’opera in sfide 1 contro 1 con alcuni giovani camerunesi presenti nella Masia. Al suo posto, il primo ha firmare con il Barca è stato Maximiliano Rolon, oggi svincolato dopo esperienze in Ecuador e Iraq”. A Barcellona per il proprio futuro, ma anche per vedere le partite di Messi al Camp Nou: “Il suo sogno era giocarci insieme. Adesso ci ha giocato e vinto con la Selección. Sta realizzando i suoi sogni e per me aver contribuito alla sua crescita è il massimo. Ogni volta che raggiunge un obiettivo, i suoi genitori mi inviano una foto o un messaggio per ringraziarmi, questo fa capire l’umiltà della famiglia e ciò mi fa emozionare”.
Il passaggio al Boca e la matematica
Con l’elezione di Daniel Angelici come nuovo presidente del Boca Junios, Raffo è poi diventato il coordinatore del settore giovanile azúl y oro e si arrivò ad un accordo con il Barcellona riguardo al progetto con le giovanili: dei circa 300 giovani che poi avrebbero continuato la loro carriera in altri club, per i migliori 35 il Boca avrebbe avuto la precedenza. Tra questi, ovviamente, anche Molina. Ma in quegli anni ci sono state anche delle difficoltà. “Tra i 13 e i 14 anni c’è stato un periodo in cui non stava giocando e aveva dei dubbi sul suo futuro, ma gli ho sempre detto che sarebbe arrivato in Primera División”. Calcio e non solo. In quel momento c’era anche il problema dell’esame di riparazione di matematica: “La madre è un’insegnante ed era ossessionata e arrabbiata, mi chiamava tutti i giorni dicendomi: “Se non studia torna a casa con me. Senza studio non c’è calcio, niente scuse!”. Alla fine si è trasferita a Buenos Aires per alcuni mesi, addirittura mi sembra che dormisse nella pensione per farlo studiare. Per la gioia di Nahuel!”.
Ricorda col sorriso quei momenti il dirigente del club franjiverde, che poi si sofferma sulle caratteristiche del classe 1998: “Se prendi 10 bambini e gli dai un pallone, loro si disporrano in campo naturalmente, in base alla loro genetica. Il padre mi diceva che Nahuel da bambino nella squadra del suo paese giocava in tutti i ruoli. Spero che possa diventare un calciatore universale, ossia in grado di ricoprire tutte le posizioni. Quando arrivò a Buenos Aires giocava da centravanti, ma poi con lo sviluppo tra i 13 e i 14 anni lo abbiamo spostato sulla fascia, da esterno e poi da quinto come oggi visto che giocavamo con la difesa a 3. L’aver giocato in attacco gli ha permesso di sviluppare l’abilità di usare entrambi i piedi e di saper giocare anche in spazi stretti. Era in grado di disimpegnarsi sia sulla fascia destra che su quella sinistra e nelle partite a Barcellona è stato provato anche da mezzala destra”.
Fondamentale nella carriera di Molina è stato il Vasco Arruabarrena, lo stesso che fece esordire Bentancur. “Lo vide in un paio di allenamenti quando giocava nella Sub-17 del Boca e decise di farlo debuttare, prima in campionato e poi in Copa Libertadores. I buoni giocatori e quelli scarsi li vedono tutti, per il resto bisogna immaginare la loro crescita. La grande relazione che avevo con i club italiani ed europei mi ha permesso di capire che le qualità di Nahuel fossero adatte al calcio europeo, ma soprattutto aveva una mentalità forte per resistere alle pressioni”.
Dal Boca ai prestiti prima al Defensa y Justicia e poi al Rosario Central, fino alla firma con l’Udinese a parametro zero per il mancato accordo sul rinnovo con la nuova dirigenza degli xeneizes. La scorsa estate ha realizzato il sogno di vincere con la Selección al Maracaná, nella seconda stagione in Friuli ha collezionato 7 gol e 4 assist da terzino destro. Numeri che probabilmente lo renderanno protagonista anche nel prossimo mercato.“Ha preso parte a una generazione storica della nazionale argentina che ha vinto la Copa América e che ha dato un’immensa gioia a tutta la nazione dopo tanti anni. Nell’Udinese si è segnalato come uno dei migliori difensori in uno dei campionati più importanti come la Serie A, al livello di Passarella o Samuel. Ho conosciuto un campione a livello sportivo, ma soprattutto un ragazzo umile e con una buona educazione”.