Uno dei meno considerati nonostante la ricchissima bacheca, almeno in Italia, forse per la breve parentesi nel nostro Paese - divisa fra Pisa, Brescia (con cui ha vinto una Serie B), Reggiana e Inter - in cui forse non ha saputo dare tutto ciò che poteva. Eppure, Mircea Lucescu ieri ha guadagnato il 36° trofeo in carriera.
L’allenatore più anziano d’Europa, a 75 anni, continua a vincere. Ieri è arrivato il nono scudetto d’Ucraina, conquistato per la prima volta con una squadra diversa dallo Shakhtar Donetsk. Non lo vinceva comunque da sette stagioni quel trofeo: lo ha ritrovato con la Dinamo Kiev.
Partito da lontano, dalla sua Bucarest, con un’altra Dinamo (appunto la squadra della capitale rumena) ha fatto la storia da calciatore e da allenatore, vincendo i suoi primi trofei di sempre su una panchina. Nel 1990 portò la squadra al suo tredicesimo scudetto, quando il titolo mancava da ormai sei anni.
Successivamente la parentesi italiana, che passa dal 1990 al 1996, partendo col Pisa (venne esonerato a marzo dopo 24 gare), poi il Brescia: un doppio saliscendi, tra B e A, in quattro stagioni due promozioni alla massima serie e due retrocessioni immediate. In più, 10 partite sulla panchina della Reggiana alla fine del 1996 e altre 15 panchine all’Inter nel 1999, dopo un ritorno in patria per allenare il Rapid Bucarest. Esperienza non molto prolifica, dunque, in Italia.
A inizio millennio, allora, Mircea ha provato subito a rifarsi partendo dalle più grandi panchine turche, chiamato prima a supportare la causa del Galatasaray, poi quella del Besiktas: si rifà alla grande, partendo con la vittoria del suo primo trofeo internazionale, la Supercoppa Europea col Galatasaray del 2001. Infine, due scudetti, il primo nel 2002 sempre col Galatasaray, il secondo appunto col Besiktas l’anno successivo.
Lucescu arriva così alla parentesi più importante della sua carriera: in Ucraina, con lo Shakhtar Donetsk, si confermerà sempre più su altissimi livelli, anche a livello europeo. In una società che ha puntato ad arricchirsi di giovani talenti, con la giusta dose di esperienza data appunto da Lucescu, l’allenatore rumeno avvia un periodo d’oro: dal 2004 fino al 2016, arrivano 8 scudetti, la Coppa UEFA (oggi Europa League) del 2009, 6 Coppe d’Ucraina e 7 Supercoppe. Praticamente, monopolizza tutto. L’ha fatto in simbiosi con una società che dall’inizio del terzo millennio ha rivoluzionato la propria politica in modo vincente, ruotando tra giovani promesse del calcio sia ucraino che straniero.
Infine, dopo un altro trofeo vinto in una parentesi annuale russa con lo Zenit San Pietroburgo (giusto un’altra Supercoppa nazionale) e un periodo di un anno sulla panchina della nazionale turca, è approdato ad inizio anno sulla panchina di un’altra squadra ucraina: la storica Dinamo Kiev. Tre le soddisfazioni principali che Lucescu ha potuto togliersi nell’ultima annata: la Supercoppa vinta a inizio anno, per mano del destino, contro quello che era il suo Shakhtar; l’essere diventato l’allenatore più anziano su una panchina in Champions League (a ottobre 2020, contro la Juventus); la terza ed ultima è arrivata appunto ieri, la vittoria del suo nono scudetto ucraino. Lucescu si conferma ancor di più in seconda posizione nella speciale classifica degli allenatori più vincenti di sempre, con 36 coppe alzate al cielo e a 6 da Pep Guardiola. Davanti a lui, inarrivabile con 49 coppe, soltanto Sir Alex Ferguson.
A cura di Lorenzo Gentile