Quando segna lui porti a casa punti, e pure quando piazza assist. Sergej Milinkovic-Savic è così, sentenza di risultato e cassaforte di vittoria. Perché quando finisce a referto ringraziano tutti, Inzaghi in primis: 6 gol e 8 assist in stagione, 16 punti in più in classifica. Soltanto Immobile ha fatto meglio con 21, ma la punta ha segnato 14 gol e fa quello di mestiere.
Il “Sergente” l’ha buttata dentro anche col Crotone, piattone preciso che spiazza Cordaz. La Pantera Caicedo graffia e Inzaghi porta a casa una gara che si era messa male (3-2). Quando si parla di ultimi minuti l’attaccante resta una garanzia. Per tutto il resto c’è Milinkovic, rifinitore ispirato e portatore di punti.
RICONOSCENZA
Sergej non è punta alla Ciro, non è un rifinitore alla Luis Alberto o uno che sguscia tra le maglie avversarie come Correa. Lui sta in mezzo, giganteggia, si inserisce, “Milinkocrazia” chiara e semplice. Lotta e governo con 8 assist. In sei anni di Lazio non ne aveva mai sfornati così tanti. Poi ha segnato anche 6 gol, ma qui è indietro: nell’annata 2017-18 arrivò addirittura a 12, record di sempre in carriera. Se la Lazio è insegue il quarto posto - ora è a -4 dalla Roma - il merito è anche di Sergej da Lleida, nato in Spagna perché papà giocava lì.
Lotito e Tare hanno dribblato offerte milionarie, detto no a proposte da capogiro negli ultimi giorni di mercato, garantendo al serbo il rinnovo fino al 2024 e l’ingresso in Champions League. Lui, per ricambiare, ha ripagato con prestazioni da big e fieno in cascina. Che poi sono i 16 punti famosi, gol e assist decisivi come il miglior Ciro. O come Luis Alberto, già a 8 guizzi e a -3 dal record di tre anni fa. Di nuovo bomber. Banda di fratelli sempre al fronte, dove c’è da sguainare le baionette. Con questi tre, Inzaghi sta sempre tranquillo.