Pensa, Melayro: a salutare lo zio c'erano 49mila tifosi al seguito. Autobus scoperto, corteo dai canali del centro all'Amsterdam ArenA e sonoro 4-0 al Vitesse: era l'1 giugno 1997, il lieto fine di un ciclo. Quello dell'Ajax di Van Gaal, che avrebbe lasciato la panchina dei Lancieri dopo sei anni straordinari: 3 campionati, 4 coppe nazionali, Coppa e Supercoppa UEFA, Coppa dei Campioni e Intercontinentale. En plein olandese, da festeggiare con un inchino. Perché oltre all'allenatore, molti protagonisti di quel gruppo erano sul piede di partenza: tra questi Winston Bogarde, che insieme a Patrick Kluivert aveva già firmato per il Milan.
Nebbia fitta a San Siro
23 anni dopo i rossoneri tornano a sondare un Bogarde, anche se l'ultima volta non funzionò. Da eroe a bidone: quanto ci vuole per la metamorfosi? La storia di zio Winston, roccioso difensore vecchia maniera, dice sei mesi scarsi. Tempo di fare i conti con la concorrenza di Maldini e Ziege. Di sbagliare male e subito. Contro l'Udinese, alla 3^ giornata, Bogarde entra nella ripresa e regala il gol della vittoria (altrui) a Bierhoff con un maldestro retropassaggio da ultimo uomo. Sarà la penultima delle sue quattro presenze in maglia rossonera.
Il feeling con Capello non scatta. Costacurta lo definirà "il personaggio più curioso mai passato per Milanello: non l'ho mai sentito parlare". 152 minuti in totale, a fronte di un quadriennale da 1,8 miliardi di lire a stagione: Bogarde diventa uno dei giocatori più pagati di sempre per minuti giocati. Perché il Milan non ci pensa due volte, nel gennaio 1998, a cederlo al Barcellona che di miliardi ne offre 7. "A Milano non mi ero mai ambientato", rivelerà Winston in seguito. "Una città fredda, sempre nella nebbia". Dichiarazioni da macchietta: con Kluivert e Reiziger fu la nemesi dei tre olandesi che avevano fatto la storia del Milan. Soprattutto il difensore, alimentando il mito di meteora strapagata. Anche lontano dall'Italia.
Million dollar bench(warmer)
In Catalogna Bogarde ritrova Van Gaal. E' stato il suo vecchio allenatore a volerlo, a fidarsi ancora di lui. Lo condizionano diversi infortuni, ma rispetto alla parentesi rossonera è un giocatore rigenerato: 61 presenze, 4 gol e due campionati in bacheca nell'arco di tre stagioni. Nel 2000 arriva così la chiamata del Chelsea. Altro dono del destino, in arretrato dai tempi dell'Ajax: chi lo vuole a Londra è quel Gianluca Vialli che Winston aveva marcato in finale di Coppa dei Campioni 1996, persa ai rigori contro la Juventus.
12 presenze in quattro anni, 12 milioni in saccoccia: le malelingue lo definiranno un capolavoro di mediocrità. Archetipo del 'bomberismo', leggenda distorta: gli attribuiscono frasi cult - "Potrei giocare titolare da qualsiasi altra parte ma perché dovrei? Al Chelsea mi pagano, e bene anche!" - su cui una controversa autobiografia dal titolo Questo negro non si inchina a nessuno non contribuisce a fare chiarezza. Si ritira nel 2004 a 34 anni. Entra nel giro dell'organizzazione di concerti rock in Olanda. Per anni Winston Bogarde sparisce dai radar del calcio.
Rinascita Ajax, lo ringrazia De Ligt
Poi nel 2015 torna a parlare. Un'intervista al Guardian che sa di confessione, riscrivendo la storia: "Non è vero che al Chelsea me la passavo", rivela l'ex difensore. "Dopo poche partite esonerarono Vialli: arrivò Ranieri e non mi diede mai una chance. Io sarei andato in prestito ovunque, ma nessun club voleva accollarsi la totalità del mio stipendio. I Blues furono irremovibili, così rimasi a Londra. Avremmo potuto gestire meglio la situazione: per un giocatore è terribile non giocare mai, senza smettere mai di allenarsi. Il resto sono tutte balle".
E nello stesso periodo Bogarde inizia a studiare da allenatore, con percorsi individuali per giovani difensori. Presto riesce a tornare a casa. Al suo Ajax: parte dai primi scalini del De Toekomst, poi diventa il vice di Reiziger agli Jong e oggi, insieme all'altro ex Milan, fa parte dello staff di Erik Ten Hag in prima squadra.
Vi ricordate il commento di Costacurta? Niente di più lontano: "Winston porta emozione all'interno del gruppo", l'allenatore dell'Ajax ha raccontato a Het Parool lo scorso settembre. "E' un personaggio estroverso, differente dal resto dello staff. E soprattutto è un duro, con sé stesso e con gli altri". Una nomea confermata un po' da tutto il mondo Ajax: i giocatori all'inizio lo soffrono, ma poi lo ringraziano. Anche i più grandi: "Ha un modo di comunicare diretto, un atteggiamento ferreo in ogni allenamento", lo juventino De Ligt a De Volkskrant. "Ma se ci ripenso Winston è stato incredibilmente utile per la mia crescita. Un'esperienza top".
A 50 anni l'ex difensore scala le gerarchie dell'Ajax, sogna una panchina in prima squadra. E quell'autunno da incubo in rossonero, chi se lo ricorda più? Forse nemmeno il Milan. Di nuovo su Bogarde, cercando un lieto fine come sui canali di Amsterdam.