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Milan, Sosa: “Montella mi ha allungato la carriera mettendomi regista. Futuro? Qui sto benissimo”

Milan-Roma sarà l’ultima partita di Totti a San Siro: “Francesco è un fuoriclasse, ammirabile per tutto quello che ha fatto per la sua gente. Purtroppo però prima o poi tutti dobbiamo smettere”. La carriera di Jose è iniziata in ’Argentina, dove è diventato il «Principito», ha giocato in Germania, Italia, Spagna, Ucraina, Turchia e ora di nuovo in Italia: “Il calcio qui l’ho ritrovato come era per qualità di gioco e passione. In Argentina, all’Estudiantes, mi ha allenato Simeone che poi ho riavuto all’Atletico Madrid: già dalla prima volta capii che era avanti, aveva una mentalità già “europea” nell’attenzione per la tattica e i particolari. Al Bayern e al Metalist ho ampliato la mia cultura e la mia storia. A Napoli chiesi all’allenatore, Mazzarri, di provarmi nel ruolo che faccio oggi: mi spiegò che preferiva un centrocampo più muscolare e infatti io giocavo poco, certo molto meno di Gargano e Pazienza. Basta poi con la storia dei soprannomi per favore, da noi è normale, si danno senza troppa importanza, non pensi a trascinartelo dietro per sempre. Oggi, a 31 anni, “Principito” fa ridere. Le cose importanti sono altre.”

Grande passione quella dei tatuaggi: “Quelli dedicati al calcio sono pochi. Sono soprattutto per la mia famiglia, moglie e figli. Carolina è la mia compagna e ne ha pure lei, Alfonsina e Rufina sono le mie bimbe. Ho scritto che il coraggio non è l’assenza di paura, ma la volontà di superarla. E che un uomo deve cercare di essere orgoglioso di ciò che è, al di là che sia calciatore, medico, giornalista o chissà cosa. I miei genitori per esempio avevano un negozio, sono persone semplici. C’è anche la fede: ringraziare per ciò che si ha è il primo punto” . E quando Sosa si trovava davanti Berlusconi? “Metodo Galliani: quando arrivava il presidente stavo tutto coperto, fino alle mani”.