Il Milan più convincente dell’anno proprio quando serviva. Quello del Maradona poteva essere un ideale passaggio di consegne tra chi ha vinto il campionato un anno fa e chi vorrebbe vincerlo al termine di questa lunga stagione, invece non è andata così: i rossoneri sono belli, scintillanti e spensierati, corrono quasi senza fatica e sembrano averne più del Napoli. Entrambe avevano tanti calciatori di rientro dalle nazionali, uomini chiave infortunati - Ibrahimovic da un lato, Osimhen dall’altro - eppure i rossoneri si sono presi la scena trascinati dal loro leader, l’uomo che un anno fa aveva fatto la differenza.
Leao
Riecco Rafa. E finalmente. Se doveva essere una sfida nella sfida quella tra lui e Kvaratskhelia, non ci sono dubbi sul vincitore. Due gol, ma non bastano a spiegare l’importanza della sua prestazione al Maradona. Leao è l’ago della bilancia, si accende lui e si accende il Milan: che la serata sia quella giusta lo capisci alla prima azione, quando lo ritrovi in difesa a fare quello che forse non ti aspetti, poi straccia la difesa migliore del campionato come fosse la cosa più facile al mondo. Non segnava in campionato da gennaio contro il Lecce, contro la capolista ha ribadito ancora una volta che, quando vuole, è lui il miglior calciatore di questo campionato.
Il modulo
Sette partite più tardi, riecco il 4-2-3-1 che aveva fatto sognare un anno fa. Sette partite che, a tutti gli effetti, non hanno fatto impazzire: sono anche arrivati tre successi di fila contro Torino, Monza e Atalanta, ma la squadra non aveva mai davvero ritrovato lo smalto dei bei tempi. Al Maradona sì: lo stadio evidentemente fa bene a Pioli e ai rossoneri (terza vittoria negli ultimi tre anni), ma è soprattutto l’assetto che regala certezze. Theo a sinistra è un treno, Saelemaekers è di nuovo ago della bilancia, il centrocampo non va mai in difficoltà così come la difesa, che regge al meglio l’impatto di Kvara e Simeone.
L'equilibrio
Se di colpo il Milan ha ritrovato la verve vincente, merito è anche dell’equilibrio che Stefano Pioli ha saputo restituire ai suoi. Il baricentro dei rossoneri nel primo tempo non è mai andato oltre i 43 metri di campo, quello del Napoli era piazzato a 57 metri. La chiave, insomma, era tutta lì: Pioli l’ha preparata in maniera minuziosa e quasi perfetta. L’unico pericolo, in fondo, è quel sinistro di Simeone dopo appena 7 minuti: certo, se va dentro un po’ la storia del match può cambiare, ma poi i suoi avevano prontamente risposto senza mai più colpo soffrire. “Ci hanno fatto male negli spazi” ha detto a fine partita Luciano Spalletti rendendo merito agli avversari. E in quegli spazi Pioli ha saputo trovare l’uomo migliore.
Brahim
Perché se Leao è sicuramente il volto di questo Milan vincente, Brahim Diaz non può che esserne un altro talento assoluto. I due si capiscono, parlano la stessa lingua calcistica, “usano” Giroud come stella e loro sono pianeti che girano intorno con classe e talento. Doveva essere lui a guardare dalla panchina De Ketelaere, invece nelle serate migliori del Milan, guarda caso, Diaz c’è sempre: e, soprattutto, quando segna la sua squadra vince sempre. Udinese, Juventus, Monza, ora il Napoli: Brahim le ha stese tutte, così come ha fatto con Mario Rui ieri in area di rigore. Finta, sterzata, gol con tanto di deviazione e corsa sotto la curva. Il 4-2-3-1 è il suo abito migliore, riscattarlo sul mercato sarebbe il primo passo di un’estate coi fiocchi.