Cinque punti di vantaggio sulla seconda classifica dopo nove giornate di campionato. Se lo scorso settembre avessero detto a Pioli e i suoi ragazzi che dopo meno di tre mesi dall’inizio della Serie A avrebbero tentato una mini fuga sulle inseguitrici, probabilmente in pochi avrebbero creduto. Ma ora il Milan è lì su e ci crede.
Anzi, “Ci deve credere”. Parola di Fabio Capello, che in una lunga intervista al Corriere della Sera ha commentato la situazione della squadra nella quale ha cominciato la sua carriera da allenatore. “Il Milan è da scudetto. È obbligato a pensare in grande, non a sognare. C’è una differenza sostanziale tra le due cose: sognare in grande lo possono fare tutti, pensare in grande no”.
Una convinzione, quella dell’ex allenatore, maturata con il passare delle giornate e confermata con la vittoria dei rossoneri a Napoli. “Al San Paolo c’è stata una prova di forza impressionante, ma anche nella vittoria con la Fiorentina. Non hanno sofferto e hanno gestito senza ansia, ma soprattutto senza Ibra. La sua assenza non credo potrà pesare alla lunga perché ormai è più maturo ed è diventato un leader vero”.
Una squadra giovane che “può solo migliorare” costruita da Paolo Maldini, che secondo Capello ha bisogno di un solo innesto durante il prossimo calciomercato. “Paolo ha svolto un lavoro da applausi anche nella costruzione della squadra. Un difensore centrale farebbe comodo, giocando tre competizioni. Ma poi basta. Non c’è bisogno di un vice-Ibra, perché i rossoneri hanno un loro equilibrio che è meglio toccare il meno possibile”.
Giocare senza tifosi ha inciso sul rendimento del Milan secondo Capello, che poi commenta anche i meriti del suo collega Pioli. “San Siro quando borbotta si sente. L’atmosfera ovattata dà sicuramente una mano ai calciatori che possono esprimersi senza l’ansia di sbagliare un passaggio. Pioli ha meriti enormi che non gli vengono riconosciuti. Tenerlo quest’estate è stata la scelta giusta e ora si stanno vedendo i risultati”, conclude Fabio Capello.
L’intervista completa sulle pagine del Corriere della Sera