Fede e calcio: così Sinisa si è innamorato di Bologna
Avrà perfino il tempo di gustarsi il suo Bologna nel nuovo Dall'Ara. Per il 2023 dovrebbe esserci anche la nuova casa, completamente ristrutturata. Rimarrà sempre lì, all'ombra del Santuario dedicato alla Madonna di San Luca: una delle componenti essenziali della vita di Bologna. Dal Colle della Guardia protegge la città ed è venerata dai bolognesi di ogni convinzione politica che hanno fatto ricorso alla sua intercessione in ogni momento difficile per loro e per la città. Tra questi c'è Sinisa Mihajlovic.
La conquista di Bologna
Nel giro di un anno e mezzo si è talmente integrato bene con la comunità bolognese che ne è diventato anche cittadino onorario. E alla prima vera proposta di matrimonio con il club non ci ha pensato due volte a dire “si”. Un amore cresciuto di giorno in giorno, fra mille emozioni e tante difficoltà. A Bologna ha capito cosa si prova nel prendere una squadra terz'ultima in classifica e portarla al decimo posto. “Quella è stata una delle mie più grandi soddisfazioni da allenatore” ha svelato di recente. Neanche un mese dopo ha appreso la notizia più brutta: la leucemia. Qui la città si è stretta intorno a lui, l'amore è diventato sempre più forte. La mattina della conferenza stampa di annuncio della malattia, era il 13 luglio, andò nella Cattedrale di San Pietro a pregare. Il pomeriggio seguente il mondo avrebbe saputo tutto. Un gesto che rappresenta quanto possa essere umano e semplice un personaggio dallo spessore e dal carisma ineguagliabile, e questo il bolognese lo percepisce.
…e anche del popolo
Popolo accogliente, la storia lo racconta: sotto le Due Torri aiutare il prossimo è cosa dovuta. Se non lo si può fare praticamente, a quello ci hanno pensato i dottori, lo si può fare con la preghiera. Da qui sono nati i pellegrinaggi, ai quali hanno partecipato credenti e non, tifosi del Bologna e di altre squadre: l'unico scopo era la ricerca di un contatto spirituale o semplicemente un momento di riflessione. All'epoca non si sapeva come sarebbe andata a finire, quello che si poteva fare era coltivare la speranza. In tutto questo Miha stava vincendo, ma lo avrebbe detto solo dopo il trapianto.
I gesti dei suoi giocatori e dei suoi tifosi non passavano inosservati dalla camera del reparto di ematologia del Sant'Orsola, dov'era ricoverato. Questione di riconoscenza, un valore fondamentale insegnatogli dalla madre fin da quando era bambino. E per questo che alla vigilia della ripresa del campionato e all'indomani della fine del suo percorso intensivo di cure (“Sono tornato più forte di prima” ha detto ieri insieme ai dottori e ad AIL) ha voluto fare questo regalo alla città. La firma sul nuovo contratto.
Continuerà a correre a Casteldebole, continuerà a mettere becco nelle questioni politiche della città, andrà a far visita settimanalmente alla Madonna di San Luca e continuerà ad allenare il Bologna. Così per almeno altri tre anni. La città festeggia Sinisa, il serbobolognese.
Di Alessio De Giuseppe