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Data: 30/07/2019 -

Miami Beach, la prima squadra parla italiano: "Ecco il nostro progetto"

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La soluzione migliore sarebbe cominciare l’articolo con questa frase: “Sognando Beckham”. Trita e ritrita. Anche perché il sogno, in parte, si è già realizzato. Siamo in America, in una delle città più importanti del continente e del mondo. Miami. Dobbiamo spostarci di qualche kilometro, fino a Miami Beach, dove fino a pochi anni fa il calcio era solo una parola: soccer, senza pochi altri significati. Poi è arrivato un ragazzo di Sora, alla ricerca di un’avventura. Di un’opportunità. Si chiama Tony Iafrate, e con un altro italiano, Filippo Bertolini (che un tempo lavorava nel Parma), ha fondato una squadra di soccer a Miami Beach, per investire in un mercato in espansione esponenziale.

“In America ci sono 26 milioni di bambini che giocano a calcio. È diventato lo sport più praticato”, racconta Iafrate a Gianlucadimarzio.com. Voce determinata, sicura: “Stiamo tentando il grande passo, quello di giocare in una competizione professionistica”. La Miami Beach Club de Futbol è pronta: un progetto che nasce da zero e che, adesso, vuole diventare vincente. Con tanta Italia alle sue spalle. “Ci siamo iscritti alla Quarta divisione, la UPSL, dove gioca anche il LA10 FC, la squadra di Del Piero. Esordiremo a marzo”, racconta. “Stiamo lavorando alla squadra, a creare da subito un’Academy importante e una formazione femminile, che ha avuto un boom di richieste dopo la vittoria degli USA ai Mondiali di quest’anno. Come allenatore stiamo valutando quattro nomi diversi, vedremo”. 

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Chiunque verrà, avrà il compito di forgiare una squadra che possa salire ogni anno di categoria. “Le regole sono un po’ diverse e ho la sensazione che la strada da percorrere sia ancora molta. Anche per questo sono in pochi a voler venire giocare in America: il sistema di promozioni e retrocessioni non esiste, ci si iscrive alle divisioni in base al fatturato e alla presenza di alcune specifiche come per esempio lo stadio di proprietà”. Che manca a Miami Beach: “Siamo ospiti nell’impianto comunale da 2mila posti, vorremmo averne uno nostro entro i prossimi 5 anni. Quello che rende meno competitivo il campionato statunitense è proprio quello: si avanza di categoria in base al progetto, non tanto in base al risultato sportivo che comunque conta. Per vincere un campionato possono servire, a questi livelli, tra i 300 e i 500mila dollari, altrimenti ne bastano 200mila”. E poi ci sono i tifosi: “Che vanno trovati e fatti innamorare. Negli USA si può fare di tutto: promozioni, iniziative speciali, community. Abbiamo assunto una persona che possa occuparsi di questo: siamo la prima e unica squadra di Miami Beach, la gente può fare il tifo per noi”.

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Gli investimenti non mancano. Nelle prossime settimane potrebbe aggiungersi anche un altro socio importante, sempre dall’Italia: quel Massimiliano Nicastro, ex patron del Como e ora del Rimini, costruttore in Florida. Beckham, con i suoi investimenti, ha fondato una squadra a Miami e parteciperà nel 2020 alla MLS. Miami Beach risponde con un progetto tutto italiano. Bend it like Beckham: il sogno diventa realtà. E la strada segnata è tutta da percorrere.



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