Come può essere la sensazione di essere titolarissimi in una squadra allenata da uno dei tuoi idoli d’infanzia? Massimo Bertagnoli potrebbe darvi una risposta: a 22 anni è uno dei fedelissimi di Filippo Inzaghi al Brescia e la sua è una storia di umiltà e determinazione.
Dal provino con 40 bambini...
Che avesse qualcosa in più degli altri bambini si era capito subito: quando giocava a Lugo, squadra del suo paese tra le montagne a nord di Verona, segnava tantissimo: “Ha cominciato in prima elementare, prima ha fatto anche basket e judo perché prima dei sei anni non si poteva iscrivere - ci ha raccontato mamma Lorena ai microfoni di gianlucadimarzio.com - Dopo appena due anni ha fatto tre provini per il Chievo: erano in 30/40 bambini in un campo a correre dietro ad un pallone ed è stato selezionato insieme ad altri due amici”. Le tre famiglie si aiutavano per portare i figli agli allenamenti e alle partite, con i genitori di Massimo che si offrivano la maggior parte delle volte per i passaggi. E da Lugo c’erano quasi 50 chilometri in macchina... L’educazione ricevuta da mamma e papà gli ha dato sempre quella marcia in più anche nelle giovanili clivensi: “Ha fatto tutta la trafila. Arrivano in Primavera inizialmente giocava poco perché gli allenatori non lo vedevano. Alla fine è diventato capitano...”.
All'esordio con il Chievo
14 anni di onorato servizio, coronati con l’esordio in prima squadra nel 2019 contro il Ravenna in Coppa Italia: “Quando è andato in ritiro per la prima volta mancavano i terzini e l’hanno adattato in quel ruolo: lui gioca ovunque e non si è mai tirato indietro. Poi la società ha fatto acquisti e l’hanno un po’ accantonato. Per questo è andato alla Fermana in C. Aveva voglia di giocare ma dopo tre partite hanno fermato tutto per la pandemia”. Per Massimo è stata tosta perché A e B hanno continuato e lui è rimasto fermo fino al ritiro estivo successivo, dove trova Aglietti che lo fa giocare con continuità e arriva anche il primo gol in Serie B contro la Cremonese: “Tutti in famiglia abbiamo pianto come ha fatto lui dopo aver segnato, anche se in realtà aveva preparato un’altra esultanza”. Un vortice di emozioni che non gli ha fatto capire più niente, un po’ come quando il suo Chievo è fallito per sempre.
L'incertezza
“Il procuratore lo tranquillizzava ma lui non era tranquillo per niente. A cosa sono serviti tutti questi anni pensava. Per qualche settimana ha vissuto nell’incertezza: gli altri si allenavano e cominciavano con i ritiri mentre lui era fermo”. Certo le offerte non mancavano, poi la telefonata: “Massimo vieni subito a Brescia che si firma”. Subito dopo ha chiamato Lorena dicendole: “Mamma, Filippo Inzaghi sarà il mio allenatore. Che onore...”. Sì, perché lui è sempre stato un super tifoso milanista e quando faceva il raccattapalle al Bentegodi faceva di tutto per farsi le foto o prendere le magliette, soprattutto quando arrivavano in trasferta i rossoneri.
Il numero 26 e l'officina meccanica di famiglia
Il passaggio al Brescia è stata un’intuizione di Cellino e appena arrivato ha chiesto il 26, numero di maglia che aveva scelto per la sua data di nascita (26 febbraio 1999): “Tutti in casa hanno detto “metti questo, metti quell’altro” e allora ha detto che avrebbe deciso da solo. Poi gli ho suggerito il 26 ma in realtà è un numero che abbiamo tanto in casa: il 26 mi sono anche sposata...”. Quella maglia apparteneva a Bruno Martella, con cui Massimo ha legato tantissimo in poco tempo. Prima che si trasferisse alla Ternana, gli ha lasciato il numero e l’appartamento in cui abitava.
Insomma, non serve nemmeno conoscerlo per capire la sua semplicità: in estate ha aperto una piccola linea di vestiti insieme agli amici e quando può torna al campo di Lugo per vedere le partite della squadra in cui giocava da bambino. Ma non solo, la sua famiglia possiede un’officina meccanica in paese e quando è stato costretto a fermarsi con la Fermana è tornato a lavorare con i genitori smontando qualche gomma. Questo è Massimo Bertagnoli, centrocampista del Brescia, all’occorrenza terzino e anche gommista.