Potente e veloce. Marcus Thuram va. E segna. La “10” sulle spalle significa anche personalità. Il suo idolo? Ronaldo Luís Nazário de Lima. L’incubo del padre. È ancora giovanissimo ma la più grande domanda che si pone è: “Chi sarò alla fine della mia vita?”. Mentre la vita scorre, contro il Real Madrid ha fatto passare dei brutti momenti a Zinédine Zidane. Se non fosse stato per i gol di Benzema e Casemiro, il suo Real Madrid sarebbe uscito sconfitto da Mönchengladbach a causa delle sue due reti. Marcus Thuram è figlio di Lilian, ex compagno di nazionale francese dell’allenatore del Real. Insieme hanno vinto Mondiale e Europeo. Ma mentre il Real era sotto di due gol, Zizou avrà pensato: “Caro Lilian, non lo potevi fare un po’ meno forte questo?”.
Marcus Thuram è nato il 6 agosto 1997. In Italia. Sì, perché il padre Lilian, in quegli anni, si stava affermando come uno dei più forti difensori al mondo indossando la maglia di un grande Parma. Il papà è nato come terzino. Il figlio con le stesse doti atletiche, ma più offensivo. E più affamato di gol. La scelta del nome Marcus non fu fatta a caso: fu presa per rendere omaggio a Marcus Garvey, scrittore e attivista giamaicano vissuto a cavallo tra il 19° e il 20° secolo, che si è reso noto per la sua lotta per i pari diritti degli afroamericani negli Stati Uniti. La lotta contro il razzismo, in casa Thuram, è da sempre in primo piano.
Alla fine della sua gloriosa carriera, Lilian voleva tornare in Francia. Era quasi fatta per il suo trasferimento al Paris Saint-Germain, se non fossero saltati fuori dei problemi al cuore che lo costrinsero ad appendere le scarpe al chiodo. Ma il vero motivo che lo spinse a tornare in Francia era la volontà di far crescere i propri figli nel loro paese d’origine. Fu quindi all’Olympique de Neuilly (comune a pochi chilometri a ovest di Parigi) che il giovane Marcus ha mosso i primi passi da calciatore. Ha imparato nella scuola calcio, e nella “scuola di famiglia”, apprendendo ad attaccare affrontando il grande difensore qual era il padre. Poteva esistere miglior maestro?
A 16 anni sono arrivate le prime chiamate importanti: prima quella del Sochaux, poi quella della nazionale francese. Insieme a un certo Kyllian Mbappé ha vinto l’Europeo U19, battendo 4-0 in finale l’Italia che in campo schierava Locatelli, Barella, Favilli, Cutrone e Meret. Ma a detta sua, a quei tempi, il calcio per lui era ancora solo un gioco: “Mi allenavo sempre, ma non facevo molto altro. Vedevo i compagni rimanere in palestra a lavorare ancora, mentre io non ne sentivo il bisogno. Ma nonostante questo, in campo giocavo bene”, raccontò in un’intervista rilasciata a OnzeMondial. La maturità era lì che ancora lo attendeva.
Prima di arrivare al Borussia Monchengladbach, però, Marcus Thuram ha voluto compiere una tappa intermedia: ha scelto Guingamp. Fu in Bretagna che “il figlio di” ha cominciato a essere considerato come un vero talento. Fu lì che, oltre al mettere in mostra la sua classe, Marcus Thuram ha acquisito anche maggiore serietà e le giuste motivazioni. Tutte doti che gli sono valse il biglietto per il volo diretto (e di sola andata) che lo ha portato a Mönchengladbach, dove si sta consacrando come uno dei gioielli più interessanti del calcio. Adesso per lui il pallone non è più solo un gioco, ma una ragione di vita.
Marcus Thuram oggi è forte, ma anche un ragazzo maturo. Sa parlare tre lingue (francese, italiano, inglese), perché nei primi anni in Italia andava alla scuola americana. Ne sta imparando una quarta (il tedesco). Dopo ogni partita continua a confrontarsi con il padre. Discute con lui su cosa è andato bene e cosa meno: “Penso sia sempre importante mettersi in discussione ed essere critici. Chi non lo fa perde un’occasione per crescere”. Essere i “figli di” non è mai facile: “Mi ha dato stimoli ulteriori. Non volevo essere un raccomandato. Mi dava fastidio sentir dire ‘Gioca perché è il figlio di Lilian’. Allora dentro di me pensavo ‘E i gol? Me li fanno fare perché sono figlio di Lilian?’”. Presto la gente si è convinta che il motivo per cui giocasse non era solo per raccomandazione. Ma per il suo enorme talento.
Umiltà, serietà, dedizione. È ancora giovane ma la domanda che più gli salta in mente è come sarà nei suoi ultimi anni di vita. Nessuno può saperlo adesso, ma un indizio lo vogliamo suggerire: ha tutto per essere ricordato come un grande calciatore. Ma non solo per il cognome che porta, non solo per essere stato “il figlio di”: perché Marcus Thuram si sta facendo anche un nome. Ne sa qualcosa anche Zinédine Zidane.