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Da riserva a MVP nel Mondiale: la crescita di Llorente, il sangue blanco del Real

La storia di Marcos Llorente: la sua famiglia radicata nel Real Madrid dallo zio Gento a papà Paco. Alla scoperta dell’MVP della finale del Mondiale per Club

Da riserva quasi dimenticata a titolare e goleador in una finale di un Mondiale il passo può non essere così lungo, soprattutto se il DNA è quello di un madridista vero. Marcos Llorente e la sua crescita, la più riuscita della gestione Solari che lo ha portato a essere un elemento importante e adesso anche decisivo dopo un avvio di stagione in cui sembrava destinato a lasciare il Real per una nuova avventura in prestito.

Ma Llorente non ha mollato, forse perché il Madrid scorre nelle sue vene da generazioni. Un passato glorioso delle Merengues nel suo albero genealogico, che conta anche alcuni dei nomi più blasonati della storia del club. Suo padre Paco Llorente era un centrocampista come lui e ha vinto 8 titoli al Real, tra cui 3 campionati. Ma un altro Paco, lo zio del padre di Marcos, ha lasciato un segno ben più indelebile: si tratta di Gento, una delle più grandi leggende di sempre del Real. Unico giocatore ad aver vinto 6 volte la Coppa dei Campioni in un totale di 8 finali disputate, record che solo Paolo Maldini ha saputo eguagliare.

Suo nonno invece è Ramón Grosso, protagonista del Real degli anni ’60, che oltre ad alzare 7 campionati e 3 Coppe del Re mise al mondo cinque figli tra cui María Ángela, moglie di Paco Llorente e mamma di Marcos.

Un ragazzo cresciuto con i suoi tempi e arrivato lontano fino a segnare un gol nella finale di un Mondiale per Club, partita in cui è stato nominato persino MVP: impensabile prima dell’arrivo di Solari che però ha creduto in lui e nel suo madridismo viscerale per creare un calciatore totalmente sicuro di sé e adesso anche incisivo. Otto presenze da titolare consecutive, coronate da un gol che riscatta tutti i periodi bui di un 2018 che rischiava di lasciarlo con l’amaro in bocca.

Aveva fatto una grande annata in prestito all’Alavés riuscendo ad arrivare anche in finale di Copa del Rey, ma l’impressione era quella che il contesto del Real Madrid fosse troppo grande per lui dopo una prima stagione passata più a guardare gli altri che a giocare. Ma il suo è sangue nobile, non blu ma blanco, e per chi veste quella maglia fa tutta la differenza del mondo.