La foca, gli scherzi di Baggio e una panchina in D. ‘Nippo’ Nappi: “M’ispiro a Sarri. Quando Zidane mi chiese la maglietta…”
Passione
ed umiltà, ingredienti fondamentali nel mondo del calcio. “Ho
avuto una buona carriera da calciatore, ma nonostante uno scudetto
Berretti vinto a Livorno da allenatore devo ancora dimostrare molto”.
Il motivo? “Nel calcio di oggi, purtroppo, la meritocrazia non
esiste”. Tutto il carattere di Marco ‘Nippo’
Nappi: lo ricordate?
Grande attaccante, ex di Fiorentina e Genoa tra le altre. Ora
allenatore… in Serie D! A Pomigliano, in Campania. “E
pensare che l’anno scorso ero campione d’Italia con la Berretti del
Livorno – ha raccontato a GianlucaDiMarzio.com – ed avevo un
contratto fino al 2019. Il naturale percorso sarebbe stato quello di
allenare la prima squadra in Lega Pro, invece sono stato esonerato
prima dell’inizio della stagione”. Vicenda che butterebbe giù
chiunque. Eppure… “Non mi arrendo,
questo campionato di Serie D
dovrà essere il mio trampolino di lancio
. E’ per questo che m’ispiro
a Maurizio
Sarri, lo apprezzo molto. E’ uno che ha fatto tanta
gavetta, è arrivato nel grande calcio prendendoselo con forza e
conquistando con il lavoro una grande platea. Non dico che un
calciatore debba per forza essere un bravo allenatore, Sarri,
Mourinho e Scoglio sono tre esempi di come si possa insegnare calcio
senza aver mai giocato a pallone. Ma a volte accadono cose strane,
mentre bisognerebbe dare un’occasione agli allenatori che lavorano
con passione e dimostrano. Invece
credo di essere l’unico allenatore
esonerato da campione d’Italia
, un bel record”.
“Il mio calcio? Il migliore. E ‘la foca’…”
Nappi contro Bruno Conti
Nonostante
tutto, Nappi ha iniziato questa nuova avventura con grinta e
passione. La solita, quella che ha sempre avuto. Anche da calciatore.
“Non ho mai guardato il contratto, ora invece si guarda solo
quello. Accettavo una squadra perchè mi dava stimoli nuovi, ecco
perchè ne ho cambiate tante”. E se Nappi fosse nato 20 anni dopo?
“Ci penso spesso, ma dico che
il calcio che ho vissuto io non lo
cambierei con nessun altro. Ho giocato contro Maradona, Van Basten,
Careca, Klinsmann
e in squadra con Baggio e Dunga. Una cosa è certa:
adesso avrei fatto molti più gol con queste difese così alte. Ma il
calcio non è così diverso, ora tutti parlano della pressione alta
come una novità ma ai miei tempi Scoglio già la faceva. Ora cambia
qualcosa sotto l’aspetto fisico”.
Per
una cosa, però, Nappi è passato alla storia: tutti lo ricordano per
la
‘foca’, per quei 40 metri percorsi con la palla sulla testa in un
Fiorentina-Werder Brema di Coppa Uefa. “
Molti l’hanno definito un
numero da circo perchè l’ha fatto Marco Nappi, se l’avessero fatto
Maradona, Messi e Ronaldo sarebbe stato un gesto tecnico d’alta
scuola
. Invece io vi dico che è stato un gesto tecnico a tutti gli
effetti, venuto spontaneo, come una rovesciata. E se lo facesse un
mio calciatore non gli direi niente, anche se è difficile che
accada. In quel momento il Werder di pressava, noi difendevamo la
qualificazione arrivata anche grazie ad un mio gol all’andata.
Inizialmente doveva essere un palleggio, poi la palla mi rimase in
testa ed ho fatto questo numero. Credo che nessuno ci sia mai
riuscito, mi tengo questi due record: l’essere stato esonerato da
campione d’Italia ed aver percorso 40 metri con la palla in testa”.
“Baggio mi fece bere aceto, Zidane mi chiese la maglia”
Nappi con Roberto Baggio
Altri
tempi, altro calcio. “Quello
in cui ci facevamo gli scherzi in ritiro, non c’erano social ma
facevamo gruppo”.
Il più burlone? Roberto
Baggio,
estroso nel campo e nella vita. “Al mio primo ritiro con la
Fiorentina avevo 22 anni, ero un ragazzino ed ero stato acquistato da
un giorno dal Brescia in Serie B. Mi ritrovai improvvisamente a
tavola con Dunga, Pinna, Battistini e con Baggio difronte. Ognuno
aveva il suo goccino di vino, avvicinai il bicchiere alla bocca per
bere ma Roberto lo aveva riempito d’aceto. Stavo per sputarglielo in
faccia,
ma ero un ragazzino e lui era Roberto Baggio: non potevo farlo! Ed
allora scappai in bagno a vomitare e tutta la squadra si mise a
ridere”. E quando andò via Baggio? “Il suo posto negli scherzi
lo prese Borgonovo.
Custodisco con gelosia una foto in cui facciamo un gavettone
fantastico ad Alberto Di Chiara, ci divertivamo tantissimo. Purtroppo
questa brutta malattia ce l’ha tolto troppo presto ed è una cosa che
mi ha fatto male”. Baggio, Borgonovo e… Pioli.
Che poi a Firenze ci è ritornato, da allenatore. “Eravamo i
piccolini del gruppo, ecco perchè abbiamo stretto amicizia. E’ un
ragazzo umile, ha sposato un progetto giovani e va lasciato lavorare.
Sono contento per la bella vittoria di Verona, gli serviva”. Grandi
campioni in squadra, ma anche contro. “Careca,
ad esempio, mi faceva impazzire. Una volta lo applaudii dalla
panchina per uno stop fatto al volo con il tacco su un cambio di
gioco di Alemao. E poi Zidane,
di un’umiltà incredibile. Io poche volte ho chiesto la maglia ad un
avversario, ma con lui lo feci. Zizou me la diede, poi mentre me ne
stavo andando mi fermò e mi disse ‘ma la tua non me la
dai?’. Sentirsi
chiedere la maglia da lui è stato bellissimo e stimolante, perchè
io ero Marco Nappi e lui Zinedine Zidane”.
Nappi e Stefano Pioli
Tanti
ricordi insomma, legati soprattutto a due piazze. “A
Firenze ho vissuto le stagioni più belle, a Genova ho lasciato il
cuore.
Ora vivo lì, è stato il mio trampolino di lancio e la città in cui
mi sono sposato e in cui mi sono trasferito”. Ora, però, il calcio
l’ha portato a Napoli. E al Pomigliano, ambiziosa società di Serie
D. “Il professionismo nei dilettanti, questo mi ha convinto ad
accettare. Il presidente Pipola mi ha chiesto di andare a vedere un
allenamento e sono rimasto subito colpito. Ha un’organizzazione
straordinaria, un convitto ed uno stadio proprio. Persone dietro che
lavorano con entusiasmo e passione. E la categoria non è un
problema, voglio partire da qui per dimostrare e migliorare di anno
in anno”.
Perchè
neanche un esonero da campione d’Italia può frenare l’entusiasmo e
la passione di Marco ‘Nippo’ Nappi. Pronto ad affrontare questa
nuova, intrigante sfida. Con orgoglio, petto in fuori e a testa alta.
Come una… ‘foca’!