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Data: 24/09/2020 -

Il 27 e l'amore per una città: Marco Biagianti saluta Catania e il calcio

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In una commossa conferenza stampa tenuta a Catania, l'ex capitano rossazzurro Marco Biagianti ha dato il suo addio al calcio giocato
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In una commossa conferenza stampa tenuta a Catania, l'ex capitano rossazzurro Marco Biagianti ha dato il suo addio al calcio giocato

Era il 7 aprile del 2007 quando nel neutro di "Via del Mare" di Lecce, il Catania perdeva 2-0 contro la Roma. Una sconfitta di per sè ingificante alla luce degli anni d'oro che la squadra siciliana visse poi in Serie A. Data da dimenticare un po' per tutti, tranne che per un ragazzo: il ventitrenne Marco Biagianti, centrocampista toscano proveniente dalla Pro Vasto, quel giorno esordiente - ad un minuto dal fischio finale - con la maglia del club nel quale trascorrerà praticamente tutta la sua carriera. Un ingresso anonimo, quasi casuale, ma che darà inizio ad una fantastica storia d'amore.

Il destino infatti volle che qualche settimana dopo, precisamente il 27 maggio, Biagianti giocò la sua prima da titolare contro il Chievo: stavolta non si trattò di un match qualsiasi in un campo neutro, ma dell'incontro che sancì la prima storica salvezza rossazzurra dopo il ritorno nella massima serie dell'anno prima. Da quel momento - salvo una parentesi al Livorno -, 'Marcobaleno' non lascerà più il "Massimino". Ed il numero 27, talismano, lo accompagnerà in questa lunga avventura durata quasi 13 anni. Fino ad oggi, quando l'ex capitano rossazzurro ha deciso di annunciare il suo ritiro.

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"Sono stato sempre un bambino sognatore, anche a mio discapito. Questa città e questi colori sono stati la mia vita, il mio ossigeno. Catania è diversa e si è legata a me. Qui sono nati i miei figli e sarà sempre casa mia", sono state le parole d'amore con cui Biagianti ha aperto la conferenza stampa indetta in mattinata per comunicare la sua decisione.

Dopo 284 presenze e 12 reti in gare ufficiali, è evidente che il rapporto con la piazza e con i tifosi non sia mai stato in discussione. Lo è stato invece quello con SIGI, la nuova proprietaria del club etneo che dopo l'ultima turbolenta annata ha deciso di far ripartire progetto sportivo rossazzurro senza il 'vecchio' capitano. E a tal riguardo, Biagianti non ha nascosto la sua delusione, svelando inoltre i retroscena di un mancato rinnovo che nella piazza catanese è stato atteso per settimane.

"Non c’era scritto da nessuna parte che Marco Biagianti dovesse firmare per il Catania, perché il presidente la società e tutti sono liberi di fare altre scelte." la sua premesssa. "Io ho sempre chiesto chiarezza. Fin da subito mi è stato detto che facevo parte del progetto. Mi era stato assicurato che sarebbe stata solo questione di tempo. Mi sono allenato da solo. Dopo aver letto dell’acquisto di due centrocampisti però, ho telefonato a Maurizio (Pellegrino ndr) e alla fine mi è stato detto che va salvata la storia del Catania e non quella personale”.

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Proprio dal soffertissimo rammarico per il mancato rinnovo (in quello che per il mediano rossazzurro sarebbe stato l'ultimo anno della carriera), la decisione di fermarsi adesso senza cercare nuove avventure: "Volevo concludere la mia carriera qui, con questa maglia e questi colori. Se non c’è questa possibilità non vedo perché devo andare ancora avanti. Mi hanno chiamato un po’ di squadre, ma non avrò ripensamenti. Grazie a Catania ho realizzato tanti sogni. Non avrei voluto finire così perchà sono convinto che avrei potuto dare il mio contributo per la squadra e per i tifosi."

Una commozione travolgente, emblema di un ragazzo che ha letteralmente amato la maglia per cui ha giocato e lottato sia in Serie A che in Serie C. Nonostante tutto, infatti, Biagianti lascia Catania e il calcio a testa altissima, consapevole che quanto seminato in tutti questi anni rimarrà indebilmente scritto nella storia del club rossazzurro: "Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto cose bellissime. Per me è stato molto difficile indire questa conferenza perchè rappresenta una cosa forte, ma l’appoggio della gente mi ha reso molto orgoglioso del percorso bellissimo fatto con questa città."

E non c'è dubbio che ancora oggi i tifosi del Catania saranno dalla sua parte, nella speranza che sia da parte sua che della società, possano esserci dei ripensamenti: "“Cosa succederà se cadesse il mondo ed il Catania ci ripensasse? Intanto facciamo cadere il mondo, poi si vedrà..." Perchè se il tuo soprannome è 'Marcobaleno' la speranza non può che essere l'ultima a morire.

Un po' come accadde un anno fa, quando un litigio con l'allora direttore Pietro Lo Monaco, lo portò a restare diverse settimane fuori rosa. Fu il momento più basso della sua avventura etnea, ma proprio in quell'occasione - per sua stessa ammissione - Biagianti capì realmente l'amore della città nei suoi confronti: "Di momenti indimenticabili ce ne sono stati tantissimi. A partire dalla Serie A fino ai giorni nostri anche se le cose non sono andate come sognavamo in C. Abbiamo vissuto momenti difficili e molto complicati in Lega Pro, poi sono stato messo fuori rosa e ho letto di tutto, capendo di avere fatto qualcosa d’importante per questi colori. Quei messaggi della gente mi hanno dato tantissima carica e li porterò sempre dentro”.

 

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Al futuro è ancora presto per pensare: "Non so se allenerò, per adesso mi sento ancora un giocatore, anche se sono senza squadra", ha chiuso con un sorriso dopo una conferenza piena di trasporto. Ringraziando tutti i presenti, c'è poi stato tempo per guardare un filmato riassuntivo della sua carriera. E così, proprio in punta di piedi com'era arrivato, Biagianti ha detto addio a Catania e al calcio.

"I ragazzi mi vogliono bene: non hanno scelto la 27 dandomi ancora speranza." Fa strano pensare che nel 2007 quel numero sembrava una data da non ricordare. Oggi rimarrà scolpito nella memoria di un club anche se è stata soltato la semplice storia di un ragazzo con un grande sogno: quello di dare tutto per la maglia al quale ha legato la sua vita. E di questo, come delle lacrime oggi, caro 'Marcobaleno', nessuno si dimenticherà.

A cura di Marcello Mazzari



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