“Mi sono promesso di parlare normalmente”, ha detto Marcelo Vieira un paio di secondi prima di portarsi le mani in faccia, come a cercare di respingere le lacrime al mittente. “Sarà complicato”, ha fatto poi ridendo. È stato il suo ultimo saluto al Real Madrid — che non gli rinnoverà il contratto — di fronte ai suoi compagni, alla famiglia, al presidente e a Carlo Ancelotti. “Ma non è un addio”, precisa. Anzi: “Se tornerò a chiedervi dei biglietti e non me li darete avrete dei problemi”. Occhi lucidi e sorrisi.
Marcelo lascia il Real Madrid a 34 anni, oltre 15 dopo il suo arrivo, ancora diciottenne nell’inverno del 2007. Il presidente Ramon Calderon sembrò avventuroso quando, alla sua presentazione, lo definì il “sostituto di Roberto Carlos”. Invece sarebbe diventato molto di più. Il brasiliano se ne va da leggenda vivente del madridismo, da uomo più vincente della storia blanca. Con i tre titoli di quest’anno, infatti, ha messo la freccia su Paco Gento e saluta in testa da solo in questa classifica a 25 coppe.
“Sono arrivato qui da bambino e me ne vado come un uomo, con molta allegria. Piangiamo, sì, ma per le tante emozioni e memorie”. Fra i tanti ringraziamenti dell’atto ufficiale quello più sentito è stato al “Capi”, Raúl. “Mi hai aiutato tantissimo quando sono arrivato. Nel calcio ognuno cerca un esempio, io ho scelto te”. E giù altre lacrime.
Arrivato in sala stampa è rimasto solo il sorriso. Perché “la mia vita è stata sempre una gioia”. È la filosofia-Marcelo: “Sorridi ora, sorridi anche quando hai un problema e cerca di togliertelo di dosso”. Se la ride anche quando, preso dall’emozione sbaglia la pronuncia di qualche parola. “Dopo tanti anni ancora parlo male lo spagnolo…”. Sghignazza tutta la sala stampa di Valdebebas in quella che pare una chiacchierata fra amici. “Zidane? No, con lui non parlo, mi sta antipatico”, poi guarda tutti come a dire “ci siete cascati anche sta volta”.
Il miglior momento della sua carriera stellare, a sorpresa, è “oggi”. Davvero? Oggi? “Sì. Ho fatto tutto quello che dovevo fare e sento di aver lasciato un’eredità ai più giovani. Per me non ha prezzo. Esco da qui sapendo che oggi non mi vedono come quello che ha fatto un tunnel o ha vinto la Champions, ma come una persona importante”. Il futuro non lo spaventa: “La mia storia non è ancora finita. Oggi non finisce il mondo. Non finisce la mia vita perché me ne vado dal Real Madrid. La storia l’ho già fatta, è vero, ma credo di poter giocare ancora molto bene e voglio dimostrarlo. Non sarebbe un problema farlo contro il Real Madrid. Sono un professionista, me l’hanno insegnato qui”.
Nella foto istituzionale con tutte le sue coppe, spiccano le 6 Liga e le 5 Champions. Nella commozione dell’ultima, quella di Parigi, aveva detto che non ci avrebbe pensato un attimo a rinnovare. Ma l’esigenza del Madrid è troppo alta per farsi bastare il calo di rendimento degli ultimi anni. Meglio ricordarsi la prima dozzina, quella in cui Marcelo è stato “un giocatore irripetibile”, citando Florentino; inamovibile per qualsiasi allenatore, da Capello (il primo) a Zidane (quello delle tre Champions di fila).
“È difficile lasciare la squadra della tua vita, dopo tanta gioia, sofferenza, dolore”, ha continuato. Ma è stato difficile anche accettare di non essere più indispensabile negli ultimi anni. “Mi sono arrabbiato molto con Ancelotti, ma il giorno dopo ci davamo baci e abbracci".
"Quest’anno mi sono reso conto che per essere importante non c’è bisogno di giocare, ma fare la propria parte nello spogliatoio. Di finali di Champions ne ho fatte cinque, quattro da titolare. Nell'ultima non ho giocato, ma è stata quella in cui mi sono sentito più importante, perché ho potuto motivare e tranquillizzare i ragazzi più giovani. La cosa più bella è stata vedere i miei compagni di sempre vincere una coppa e che io mi sia sentito molto importante nonostante non stessi giocando”.
Marcelo lascia un club dal futuro “promettente” tanto che “lo è già adesso. E includo anche mio figlio [Enzo], che gioca nella cantera”. Aggiunge che “non sarà un problema ritornare a lavorare qui. Poi, tornare, io non sento che me ne sto andando”.
Le parole di Florentino Pérez
Nell’atto ufficiale di saluto al brasiliano è arrivato anche il saluto del presidente, Florentino Pérez: “È il momento del ringraziamento profondo, di memorie indimenticabili. Un omaggio al giovane che è diventato grande nel Bernabeu. Stiamo parlando di una leggenda, del giocatore con più titoli nel Real Madrid, stiamo parlando di Marcelo. Ti siamo grati per aver lasciato l’anima in campo. Per il tuo talento, la tua fantasia e la tua felicità che ti hanno reso un giocatore irripetibile”.