Mario Mandzukic torna a parlare e lo fa a "La Gazzetta dello Sport" in vista di Juve-Inter (QUI per leggere la probabile formazione dei bianconeri), big match della tredicesima giornata di Serie A. Il croato ne ha giocati tanti (7 in Serie A) e ne ha deciso uno: quello nella stagione 2018/19, quando la Juve vinse 1-0 all'Allianz Stadium. La Juve, Allegri e la sfida contro l'Inter tra i tanti temi trattati dal croato.
Mandzukic: "Non è colpa di Allegri"
Mario Mandzukic ha parlato del periodo complicato della Juventus, eliminata alla fase a gironi di Europa League e in ritardo in termini di punti in campionato: "Non credo che questi risultati dipendano da Allegri, che ha dimostrato di essere un grande allenatore, di successo. Come ho detto, ci vuole tempo per costruire una grande squadra e la Juventus ha dovuto ricostruire dopo diversi cambiamenti importanti. Anche se i nuovi giocatori avessero tutto il talento del mondo, non si diventa Giorgio Chiellini in una o due partite".
Poi ancora sul momento dei bianconeri: "La Juve ha perso diversi leader chiave, ragazzi che sapevano come vincere con continuità. La Juve ha ancora molta qualità, ma ci vuole tempo per costruire una squadra e un carattere da campionato, per acquisire abitudini da scudetto. Questa squadra non è per tutti. Sono sicuro che prima o poi tornerà ai livelli che i tifosi si augurano".
"Una rimonta è possibile"
Fuori dal'Europa, in ritardo in campionato, ma Mandzukic ci crede: "Nel 2015/16 noi eravamo più indietro di 10 punti… e siamo riusciti a ribaltare la situazione: quindi sì, una rimonta è possibile! Ma non dipende da un singolo giocatore, bensì da tutta la squadra, che deve dimostrare spirito collettivo e una ferrea determinazione nel voler raggiungere l’obiettivo. Ovviamente i ritorni di Pogba e Chiesa aiuteranno, ma non giocano da soli: serve tutta la squadra”.
Infine Mandzukic ha parlato anche di Dusan Vlahovic, attaccante bianconero: "Sta facendo molto bene alla Juve, non ha bisogno dei miei consigli. L’unica cosa che posso dirgli, è come affrontavo io questi big match: non pensavo a fare gol, ma a come vincere la partita. Se ha il desiderio e l’ambizione di essere tra i migliori al mondo, e io credo che ce l’abbia, nessuno può aiutarlo di più: deve lavorare duramente per raggiungere il suo pieno potenziale".