Stavolta è finita per davvero. La dirigenza del Manchester United non poteva più aspettare dopo la sconfitta per 4-1 in casa del Watford e ha esonerato Ole Gunnar Solskjaer. Il norvegese aveva finito i bonus e la squadra, totalmente allo sbando nella trasferta londinese, non ha dato la sensazione di volerlo salvare più di tanto.
Cambiamento necessario, tempismo pessimo
Serviva una svolta, in un senso o nell'altro. Poi si può discutere sul tempismo dell'esonero, che poteva benissimo arrivare dopo la sconfitta per 5-0 contro il Liverpool. Con un Antonio Conte libero in più (e i contatti c'erano stati davvero) e una sosta per le nazionali in mezzo per poter lavorare sulle difficoltà della squadra.
Invece i Red Devils hanno aspettato e dopo l'ennesima pesante batosta hanno virato, almeno temporaneamente, sul vice di Solskjaer, Carrick come sostituto in panchina. E chissà che ai piani alti non si sprechino i rimpianti nel vedere Antonio Conte trovare la prima vittoria in campionato con il Tottenham contro il Leeds.
Tornando alla partita e alla svolta, l'unico che ci ha provato davvero è stato l'insospettabile Van De Beek. L'olandese, mai realmente considerato da Ole, è stato gettato nella mischia sul 2-0 per la squadra di Ranieri a inizio secondo tempo.
L'ex Ajax ha ottimizzato una delle poche chance in campo facendosi trovare pronto sull'assist di Ronaldo, accorciando di testa sul 2-1 a pochi minuti dall'ingresso.
L'espulsione di Maguire ha però complicato i piani di rimonta degli ospiti, che hanno poi subito il colpo finale nel recupero con i gol di Joao Pedro e Dennis.
La previsione di Solskjaer: "Quando ho lasciato il Molde..."
La scelta dell'esonero di Solskjaer si è resa necessaria e inevitabile, ma il club lo ha ringraziato pubblicamente con una lunga intervista.
Il norvegese si è detto onorato di aver potuto allenare la squadra che ha amato di più da calciatore per ben 3 anni. Ricordando tutte le sue tappe in panchina, dall'esordio contro il Cardiff City alla notte francese della rimonta contro il Psg, fino agli ultimi mesi difficili.
Il tutto con grande rispetto per lo United, che lo ha adottato in duplice veste. Senza dimenticare di augurare il meglio per il futuro con una previsione particolare: "In entrambe le occasioni in cui ho lasciato il Molde, la squadra ha poi vinto il campionato. Speriamo bene anche per lo United".
Ora serve un top. Da Ferguson in poi impossibile ritrovarsi
Le speculazioni per il successore vero e proprio proseguono da giorni.
Luis Enrique, Zidane, Blanc e addirittura Pochettino fra i nomi fatti, anche in vista dell'estate.
La scelta è davvero fondamentale, stavolta. Lo stesso Solskjaer aveva iniziato alla grande come allenatore temporaneo ed era stato poi confermato, restando al timone per tre anni.
Senza un progetto ben definito all'orizzonte (e l'acquisto di Ronaldo allo scadere del mercato, per quanto sia indiscutibile la grandezza del giocatore e l'operazione di marketing, in parte lo dimostra), è tempo di preparare al meglio le prossime mosse.
Dalla fine dell'era di Sir Alex Ferguson in poi, solo Mourinho è riuscito a vincere più trofei (ben tre, fra cui l'Europa League nel 2017) con i Red Devils.
Qualcosa si è inceppato nella tradizione vincente del club. Certo, sono anche cresciuti gli avversari, Chelsea, Manchester City e Liverpool su tutti, ma per una società che ha vinto 13 volte la Premier League nelle ultime 21 stagioni di Ferguson, non competere nemmeno per quasi dieci anni è troppo.
Serve un'altra svolta. Che arrivi dalla panchina e che entri nella mentalità dei giocatori, importanti ma non ancora vincenti in molti casi.
Una svolta alla Conte insomma. Ah no, aspetta. Niente.