Era il 1990 quando la Fiorentina per l'ultima volta scendeva in campo in una finale europea. "In quell’annata andavamo molto male in campionato e infatti ci siamo salvati all’ultima giornata contro l’Atalanta. Ma in Coppa Uefa non ce n’era per nessuno: andavamo in campo con la mentalità giusta". Chi ce lo ha raccontato è Alberto Malusci, uno dei difensori protagonisti di quell'ultima cavalcata europea. A 33 anni di distanza, i viola tornano in finale, questa volta di Conference League: "Per quanto tengo a tutto l’ambiente ci credo. Sono ottimista di natura quindi credo che questa squadra possa portare a casa la coppa".
Malusci: "Contro la Juve arbitraggio da rivedere"
Dalle parti di Firenze lo chiamano ancora "il giovane". Era diventato subito fondamentale per la difesa. Aveva 18 anni in quella finale contro la Juventus. "Mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca perché secondo me potevamo far qualcosa di diverso. Al Comunale di Torino l’arbitraggio era da rivedere, molto. Era stato a senso unico. Poi ci fecero andare ad Avellino, fu una finale un po’ strana. Ci siamo battuti fino alla fine, ma non siamo riusciti a portare a casa la coppa".
Baggio visto da vicino
Una finale europea alla sua prima stagione in assoluto con la prima squadra della Fiorentina. E subito una situazione difficile da affrontare nello spogliatoio. "In quel periodo lì giravano le voci dell’addio di Baggio in direzione Juve. I rumors davano fastidio, ma eravamo comunque fiduciosi di portare a casa la coppa".
Malusci ha giocato per due stagioni con il Divin Codino. Tanto è bastato per innamorarsi. "Giocare con lui è stato straordinario. Aveva un rapporto con la palla bellissimo: forza, destrezza, grandissima qualità. Tante volte mi fermavo a vederlo per quanto straordinario fosse. È stato un grande campione in campo ed è un grande uomo fuori. Quando a fine allenamento si fermava a battere le punizione battezzava dove doveva metterla e la palla finiva esattamente lì. Un piede fuori dalla norma".
In quella squadra c'era la magia di Baggio e il tatticismo di Pioli. "Già da quando giocava era un allenatore in campo. Era un giocatore di personalità, molto preparato e intelligente. Sapeva stare con tutti e il suo più grande pregio, oltre alla grande preparazione tattica che ha, è saper fare gruppo". Tutte caratteristiche che si sono riviste nel Pioli allenatore. "Soprattutto in quella parentesi sfortunata dopo la scomparsa di Davide Astori, lì si è vista tutta la bravura dell’allenatore e dell’uomo".
A Praga per la "vendetta"
Paragoni tra la "sua" Fiorentina e quella di Italiano? "Difficile trovare giocatori di oggi all’altezza di quelli del ’90. Dunga per esempio era 10 minuti di gioco avanti a tutti. Lui era anche un leader e in questa Fiorentina manca". Se non c'è un vero leader sale in cattedra Nico Gonzalez: "È stato il vero trascinatore di questa Fiorentina. Anche se purtroppo lo abbiamo visto altalenante, nella condizione e nelle prestazioni".
Il West Ham non sarà comunque una squadra semplice: "Ho sentito il mio grande amico David Di Michele che ci ha giocato: hanno speso un sacco di soldi per allestire una squadra importante. Grandi giocatori, ma in campionato hanno fatto malissimo. Comunque le squadre inglesi sono sempre difficili da affrontare per la loro intensità e forza fisica che ci può mettere in difficoltà. Però partiamo sempre alla pari". A Praga per "vendicare" Torino. A Praga per tutti i ragazzi del '90.